The Help di Kathyrin Stockett




Questa mattina stavo rileggendo il primo articolo del blog, o meglio il primo articolo che ho inserito io all’interno del blog. Mi viene quasi da sorridere, contando che ho esordito, adoro il fantasy e la fantascienza, ergo parecchie mie recensioni saranno su quel genere di libri. Poi per curiosità ho sfogliato le uniche tre recensioni che ho scritto sino ad ora, e mi sono resa conto che solo una è un fantasy, la prima, gli altri libri parlano di argomenti quali l’omosessualità e quello che sto per recensire in questo momento, parla di un periodo storico, di politica, e anche di differenze razziali, razzismo e molto altro ancora.




The Help





Titolo: The Help o L’Aiuto
Autore:  Kathyrin Stockett
Editore: Mondatori
Prezzo: 20,00



Autore:

Informazioni prese da Wikipedia e dal libro.

Kathyrin Stockett: Cresciuta a Jackson, dopo la laurea in Inglese e Scrittura Creativa all'Università dell'Alabama, si è trasferita a New York, dove ha lavorato per settimanali e quotidiani.
Attualmente vive ad Atlanta.
La Stockett ha impiegato cinque anni a scrivere il suo primo libro, che all’inizio è stato rifiutato da 60 agenti letterari prima che Susan Ramer decise di accettare di rappresentarla. Il libro è poi diventato un bestseller ed è stato pubblicato in 35 paesi e tre lingue. Da esso è stato tratto un film, vincitore di un premio Oscar.



Trama:

«Casa Leef...»
«Dice a tutti quanti che io rubo! Per questo non trovo lavoro! Quella strega mi fa passare per la donna di servizio più sfacciata e ladra della Hinds County!»
«Calma, Minny! Prendi fiato!»
«Stamattina, prima di andare al lavoro, passo dai Renfroe, a Sycamore, e Miss Renfroe praticamente mi caccia fuori. Dice che Miss Hilly le ha raccontato di me, e tutti sanno che ho rubato un candelabro a Missus Walters!»
Mi pare di vederla che stringe il telefono con forza, come se cercasse di spaccarlo nella mano. Poi sento la voce di Kindra: chissà come mai Minny è già a casa. Di solito non esce dal lavoro prima delle quattro.
«Io non ho fatto altro che dare da mangiare cose buone a quella vecchia e starle
dietro!»
«Minny, lo so che sei onesta. Anche Dio lo sa.»
La sua voce è bassa come il ronzio delle api. «Quando arrivo da Missus Walters, c’è Miss Hilly che cerca di darmi venti dollari. “Prendili” mi dice “so che ti servono.” Io per poco non le sputo in faccia. Però non l’ho fatto, nossignore.» Ricomincia con quelverso, come uno che ansima. «Ho fatto di peggio.»
«Cos’hai fatto?»
«Non te lo dico. Non lo dico a nessuno della torta. Però le ho dato quello che si merita!» Si mette a piangere e io ho i brividi per la paura. Non va bene far arrabbiare
Miss Hilly. «Non lo trovo mai più un lavoro. Leroy mi uccide...»

Sono i primi anni sessanta a Jackson, Mississippi, ed è qui che si intrecciano le vite dei protagonisti di The Help, o meglio delle protagoniste di The Help. 
La giovane Skeeter torna a casa dopo essersi laureata, e la lontananza da quella piccola città le fa notare quanto tutto sia uguale ma allo stesso tempo differente.
Tutto è cambiato, o forse è lei ad esserlo?  Con il passare dei giorni Skeeter si rende conto che le sue priorità sono differenti da quelle delle sue amiche d’infanzia, le ragazze con le quali è cresciuta; ragazze, ora donna che hanno rinunciato ben presto all’indipendenza per sposarsi e diventare mogli e madri; ma i desideri di Skeeter sono altri. Non aspira al matrimonio, a dei figli, o almeno non solo a quello. 
È questo desiderio, ma anche il comportamento di quelle che una volta erano sue amiche, a portarla ad avvicinarsi ad Aibileen e ad altre domestiche di colore. Skeeter, dopo un discorso con la donna di colore, una delle voci narranti del libro, decide che vuole capire il loro mondo, scoprire in che modo vivono, tanto vicine alla società bianca, ma apparentemente per questa troppo differenti.
Skeeter sogna di diventare scrittrice e forse con la testimonianza di Aibileen e delle sue amiche, con queste interviste potrebbe lasciare quella città, quel luogo che non sente più suo; ma allo stesso tempo pensa di poter cambiare le cose, far conoscere al mondo come la società bianca del Mississippi e di molti stati  del Sud tratta le persone di colore. 
Da qui iniziano una serie di incontri, di interviste, dove Skeeter abbatterà le difese , create per paura e diffidenza, che queste hanno innalzato attorno a loro, scoprendo di avere a che fare con donne forti, molte anche colte e laureate, pronte a sacrificarsi per i propri figli e per un futuro migliore.
Scopre le loro sofferenze, e come vengono trattate da quelle padrone, da quelle donne della società  bene di Jackson; quelle stesse donne che affermano di fare carità e aiutare i meno fortunati.
Donne che si sentono superiori con le loro domestiche, quando sono queste a mandare avanti la loro casa, a pulire, cucinare a soprattutto sono loro a crescere i loro figli.
In questi incontri Skeeter si renderà conto di molte cose, e imparerà a rispettare e a considerare questa donne delle sue pari, ma anche delle amiche.




Recensione:

Bello.
Bello, bello, bello.
Una delle letture più piacevoli degli ultimi tempi. E’ un libro che affronta argomenti molto delicati, eppure lo fa con classe e in alcuni casi anche con la dovuta ironia.
Mi piace il modo di scrivere dell’autrice, e soprattutto mi piacciono i suoi personaggi, a partire da quelle che sono le tre voci narranti, tre donne, tre caratteri completamente differenti, tre punti di vista differenti: Skeeter è intelligente, ironica, ha una voglia di essere indipendente, libera, che la porta ad andare contro la società. Non è alla ricerca di un marito, come vorrebbe sua madre, tutt’altro, lei ha un sogno; un sogno che vuole assolutamente realizzare, vuole diventare scrittrice. Cerca in tutti i modi di re inserirsi in quella città che ormai non sente più sua, con quelle amiche che di giorno in giorno sente lontane, ma non ci riesce, quel sogno, quel desiderio si è sempre più forte, tanto da portarla ad andare contro tutti pur di realizzarlo.
Aibileen al contrario è molto più matura, ha sofferto, e leggendo i capitoli dal suo punti di vista, ha quella saggezza delle persone che hanno affrontato e visto tutto dalla vita, la povertà, la solitudine, la derisione degli altri, ma anche la sofferenza per aver perso qualcuno d’importante. Mi piace Aibileen, il suo essere silenziosa, ma allo stesso tempo osserva e studia il mondo attorno a lei; si occupa dei bambini delle signore bianche per cui lavora come se fossero suoi, ed a ognuno di questi prova ad insegnare il rispetto, e che le persone sono tutte uguali, con la speranza che crescendo quanto lei gli dice, quelle storie che racconta come fossero delle favole rimangano in loro.
Minny è il personaggio che preferisco, la terza voce narrante del libro  e forse anche il personaggio più complesso, è sfacciata, ha un carattere forte, ma al tempo stesso succube di un marito violento e timorosa e diffidente verso i bianchi.
Bene, cosa dire di questo libro? L’ho amato dall’inizio alla fine, l’autrice è riuscita a catapultarmi in un mondo, un periodo che conoscevo solamente a grandi linee, attraverso altre letture, e forse qualche film, ma che forse non avevano descritto nel medesimo modo questo genere di realtà. Come posso spiegarmi, seppur con un retrogusto amaro, questo libro di per sé è scritto con tatto e dolcezza, in alcune parti sembra quasi autobiografico, spezzoni e ricordi dell’infanzia dell’autrice, che ricorda con dolcezza alcuni momenti della sua vita, come Skeeter ricorda Costantine.
Ammetto di aver versato qualche lacrima, forse più di qualche lacrima, leggendo e pensando al rapporto che si creava fra questa sorta di balie e i bambini che accudivano, per molti erano delle vere e proprie mamme, e il pensare che poi crescendo, allontanandosi da loro, per poi dimenticarle? Iniziare a comportarsi come i proprio genitori era un vero colpo al cuore.
Altra nota positiva del libro è come affronta e descrive la politica e la vita di quel periodo, in maniera semplice, scorrevole, e sempre dal punto di vista di uno dei personaggi che raccontano la storia.
Dunque, ora dovrei parlare di quelli che sono gli antagonisti della storia, i cattivi se così si possono definire, ma non lo farò, ma solo per un semplice motivo, perché alla fin fine, ripensandoci a mente lucida, erano solo persone, donne e uomini cresciuti con una determinata educazione, circondati da persone che per anni, secoli l’hanno pensata allo stesso  modo, quindi cambiare mentalità è difficile, non li si può condannare per questo. Ma forse li si può condannare per non aver provato, nemmeno una volta, nemmeno per un secondo hanno tentato di pensare in maniera differente. C’è anche un altro motivo per il quale non mi soffermerò più di tanto sui cosiddetti antagonisti, è perché uno in particolar modo mi è risultato talmente odioso, gretto e meschino, che potrei iniziare ad insultarlo e non mi sembra il caso.
Per concludere, il libro è fantastico, e ammetto che mi ritengo decisamente fortunata le prime letture di questo 2013 sono state tutte molto belle e non ho nulla di cui lamentarmi ^^ sprizzo gioia da tutti i pori per questo.
Bene, ora vi saluto e vi do appuntamento alla prossima recensione, che sarà fra un bel po’ visto che sono tornata al mio adorato fantasy con un mattone di oltre mille pagine da leggere **.


Qui sotto inserisco le copertine della versione italiana del libro con il titolo l'Aiuto, e poi quella inglese, due che dovrebbero essere americane e anche la locandina del film che trovo veramente molto carina, forse è quel giallo che mi piace <3.







Commenti

  1. Ammetto di non aver mai letto "The Help", ma chiunque me ne ha parlato bene e così credo proprio che prima o poi correrò a comprarlo per leggerlo.
    E' la tua prima recensione che leggo e mi piace tantissimo come esprimi i tuoi pensieri... Complimenti cara, continua così...

    PS: Citerò il blog in una mia rubrica questa settimana, proprio grazie a questa recensione... Spero verranno a trovarvi un po' di persone :)

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  2. ** grazie sei gentilissima, manda cuoricini <3 <3 <3
    Ammetto che anche io avevo parecchi libri arretrati da leggere, a momenti non ricordavo nemmeno più i titoli e questo mi è capitato quasi per caso, conta che se non avessi letto da qualche parte una recensione o un dibattito e mia sorella non mi avesse fatto vedere il film non avrei avuto idea di che cosa parlasse.

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