The Bane Chronicles - Cassandra Clare

The Bane Chronicles



Buona sera ragazzuoli e ragazzuole, in questa giornata tempestosa sono tornata a stressare con una mia recensione, ma questa volta non sarà un libro, bensì quattro racconti di Cassandra Clare, la stessa autrice di Shadowhunters. Racconti che ci parlano del passato del nostro stregone preferito dell’intera saga, ovvero Magnus Bane <3.
Essendo curiosa di natura ho atteso diversi mesi prima di leggere i racconti in questione, ovvero ho aspettato la versione in italiano e soprattutto di averne più di uno fra le mani, altrimenti conoscendomi mi sarei disperata fino ad ogni uscita di uno nuovo.
In questi giorni quindi mi sono letta i primi quattro della raccolta e non vedo l’ora di avere fra le mani gli altri.
In questi mesi ho visto e letto alcune recensioni, soprattutto sul primo racconto uscito. Molte non erano affatto entusiastiche, tutt’altro. In molti pensavano che questi racconti fossero solo una soluzione di mercato, scritti per essere venduti e fare soldi sulla scia della grande popolarità raggiunta dalle saghe di The Mortal Instruments e Infernal Device.
Potrà sembrare strano, ma sono del parere che se come lavoro fai lo scrittore il tuo scopo ultimo alla fine è vendere libri, poi magari mi sbaglio ^^. Comunque ho anche pensato che dei racconti brevi, di nemmeno cento pagine e pubblicati solo in formato ebook all’esiguo prezzo di euro 1.99, alla fine non fossero questa grande spesa, anche perché ne escono uno al mese per un totale di 10 racconti.



Cosa Accade In Perù

Uno dei momenti più tristi nella vita di Magnus Bane fu quando il consiglio degli stregoni peruviani lo bandì dal Perù. E non soltanto perché i manifesti con la sua foto affissi ovunque nel Mondo Nascosto fossero così poco lusinghieri, ma soprattutto perché il Perù era uno dei suoi posti preferiti. Lì aveva vissuto molte avventure, che gli avevano lasciato meravigliosi ricordi, a partire dal giorno in cui, nel 1791, aveva invitato Ragnor Fell a unirsi a lui per una scappata a Lima, in versione turisti spensierati.




Questo primo racconto di Cassandra Clare scritto in collaborazione con Sarah Rees Brennan appartenente a The Bane Chronicles a differenza dei tre usciti a seguire, è diviso in tre piccoli mini racconti ambientati in epoche differenti, ma ambientati tutti quanti in Perù.
Come ho accennato all’inizio di questo commento, leggendo differenti recensioni, in molti hanno affermato che questi racconti sono stati scritti per guadagnarci, sulla scia di popolarità delle due saghe dell’autrice, ma non sono allo stesso livello dei libri.
Odio le delusioni letterarie quindi ci ho messo un po’ a decidermi a leggerli, allo stesso tempo sono curiosa e ho atteso che uscisse più di un racconto prima di iniziarli; attendendo e attendendo alla fine mi sono ritrovata con quattro racconti sul mio ereader xd.
Quattro racconti che non sono affatto male, mi hanno appassionato, ma cosa più importante hanno svelato alcuni lati del carattere di Magnus Bane, parti del suo passato che altrimenti non avremmo mai conosciuto.
Ma andiamo con ordine, non voglio tessere le lodi di un racconto, non prima di aver speso due paroline su di questo.
Iniziamo dallo stile, è differente da quello solito della Clare, forse un pochino più complesso rispetto a quello semplice e scorrevole  cui sono abituata nelle sue saghe; la leggera differenza di scrittura deve essere dovuta al fatto di aver scritto questi racconti a quattro mani, tanto che varia non solo dalla saga, ma anche da racconto a racconto. Ovviamente differente non sta a significare che siano brutti, tutt’altro e la cosa più importante è che la caratterizzazione dei personaggi sia rimasta invariata, soprattutto quella di Magnus.
Magnus è sempre lui, frizzante, allegro, affascinante, magico. Al tempo stesso però, pagina dopo pagina, avventura dopo avventura si avverte la malinconia che alberga nel suo animo. In questo racconto più che negli altri il lettore si rende conto di quanto sia antico; gli anni che porta sulle spalle sono molti. Ha attraversato molte ere, lasciandosi alle spalle molte persone, amici, amanti, persone speciali; ed anche se il suo carattere all’apparenza è sempre gioviale, dentro di sé mi è sembrato che nascondesse tanto dolore; anche per lui, come per chiunque affrontare la perdita è difficile, che questa sia dovuto alla morte o a un rifiuto amoroso. Non deve essere facile vedere morire le persone che lo circondano, lasciarsi alle spalle le ere, gli anni, rimanere immutati quando tutto attorno cambia.
In cosa accade in Perù, Magnus domanda ai suoi compagni di viaggio se quelli come loro sono ancora umani, soprattutto dopo tanto tempo, e se gli è concesso ancora amare.
Una domanda, la sua, nata dalla sofferenza, dall’aver perso un’altra persona amata, non per colpa della morte questa volta, ma per l’essere stato lasciato (incredibile, ma un pazzo ha mollato il Sommo stregone di Brooklyn).
E così questi sprazzi di passato vanno avanti, fra domande filosofiche e avventure assurde in cui Magnus trascina i suoi amici Ragnor Fell e Catarina Loss. Quel che mi è piaciuto tantissimo di questo racconto sono proprio i due stregoni amici di Magnus. Ragnor Fell è apparso poche volte nelle due saghe originali, in uno solo nominato, nell’altra anche ed ero curiosissima di scoprire che razza di tipo fosse. Mi chiedevo se gli stregone fossero tutti come Magnus o se lui fosse eccentrico anche fra i figli di Lilith.
Adoro come sono stati caratterizzati, e se devo essere sincera mi sarebbe piaciuto che avessero spazio nelle saghe madre, assieme tutti e tre sono una vera forza della natura **.



La fuga della regina

Mentre è in Francia, l’immortale mago Magnus Bane cerca di contribuire alla salvezza della famiglia reale che vuole sottrarsi agli orrori della Rivoluzione Francese; dopo essere stato convinto a intervenire dal fascino di un irresistibile, giovane conte. Certo, per realizzare la fuga impossibile
servono mongolfiere invisibili, e molto altro…




Fra i quattro racconti letti, probabilmente questo è quello che ho amato di meno. Scritto in collaborazione con Maureen Johnson è ambientato in un’affascinante e decadente Parigi del periodo rivoluzionario dove Magnus si aggira fra nobili, rivoluzionari, vampiri e scimmie da compagnia e viaggi in mongolfiera.

Sono del parere che Magnus e Parigi siano un’accoppiata perfetta. Dalle prima battute di questo secondo racconto ho immaginato benissimo lo stregone fra le strade della città più romantica del mondo, circondato da nobili viziati e capricciosi; il suo carattere, il suo modo di comportarsi a volte così frivolo lo fanno essere un elemento perfetto per la corte di Versailles, peccato che il periodo in cui è ambientato il racconto non è l’apice della nobiltà francese, tutt’altro e all’apice della sua decadenza.
Il racconto è ambientato nei primi anni della Rivoluzione Francese, Parigi è diventata un luogo pericoloso, la rabbia del popolo si è accesa come il suo odio, portandoli a riversarla sui nobili e sulla famiglia reale, compresa quella regina tanto odiata.
Maria Antonietta d’Austria e Luigi XVI vennero trasferiti da Versailles al palazzo di Parigi le Tuileries dove i sovrani trascorsero un lungo periodo prima di tentare la fuga.
Il racconto è ambientato nel 1791 in una Parigi fra il romantico e il decadente, Magnus adora quella città, eppure avverte anche lui quanto la Rivoluzione l’abbia cambiata, quanto giorno dopo giorno l’aria spensierata della città svanisce.
In questo racconto fra vampiri, oscuri e nobili capricciosi, sovrani in fuga, un conte affasciante e una scimmia da compagnia si aggira Magnus.
In quel periodo turbolento, Magnus riceve una richiesta particolare.
Una richiesta che non può assolutamente rifiutare visto che a fargliela è un’avvenente conte dai capelli scuri e gli occhi blu, accoppiata per il quale lo stregone ha un debole particolare.
E così l’affascinante stregone si troverà immischiato nella rivoluzione, nel tentare di far scappare i sovrani di Francia. È proprio questa parte della storia che non gradisco particolarmente, non so, sarà che Maria Antonietta e consorte non mi sono mai risultati troppo simpatici, sarà che far incontrare Magnus con il Conte Axel di Fersen la trovo abbastanza assurda. Adoro vedere muoversi i personaggi fantastici in determinati contesti storici, ma per farli interagire con i personaggi realmente esistiti bisogna avere una particolare abilità. In questo caso forse avrei lasciato che l’affascinante stregone continuasse a fare la sua vita libertina e cercato di articolare un’altra trama, ma rimangono sempre gusti  personali. ^^
Una nota positiva della storia sono le descrizioni di Parigi, attraverso le percezioni di Magnus, le autrici trascinano nelle vie della città, nel periodo storico in cui il protagonista si muove, facendo immaginare al lettore ogni via, ogni rumore e profumo, e al tempo stesso quella tensione che permeava su ogni cosa. Ad ogni riga si avverte la paura e la diffidenza che regnava nelle strade fra le persone, al tempo stesso però si avverte chiaramente che non è un racconto storico, rimane un urban fantasy con tutti i suoi sprazzi del mondo magico e delle creature della notte.
Magnus da parte sua è sempre lui: ambientato perfettamente nella vita parigina, annoiato e frivolo quanto basta, si muove fra nobili e rivoluzionari osservando il mondo cambiare nuovamente attorno a sé.
Nelle pagine di questo non si avverte quella malinconia che solitamente circonda lo stregone; eppure anche in questo racconto viene ferito. Prova nuovamente il dolore della perdita, non un amante, ma persone buone che lo hanno servito a lungo senza fare domande, accettandolo con le sue stranezze e la sua pazzia.
In questo racconto scopriamo una parte dell’umanità di Magnus, oltre al dolore si può avvertire il suo odio verso coloro che hanno ucciso due persone a lui care. Ma anche se addolorato e furioso, accetta di lasciare Parigi dando dimostrazione di maturità  ovviamente solo dopo aver fatto fuggire via terrorizzato uno degli oscuri del signore dei vampiri della città, perché seppur spensierato e frivolo, Magnus Bane è pur sempre un potente stregone e il piccolo oscuro diciassettenne se ne è reso conto sulla sua pelle.



Vampiri, scones ed Edmund Herondale

Quando l’immortale mago Magnus Bane partecipa ai colloqui di pace tra gli Shadowhunters e i Nascosti nella Londra vittoriana, due persone catturano il suo sguardo: la vampira Camille Belcourt e il giovane Edmund Herondale. Chi dovrà scegliere tra l’amore e il destino? Il terzo episodio
delle Cronache di Magnus Bane, per scoprire il più misterioso personaggio della saga Shadowhunters.




Terzo racconto della Cronache di Magnus Bane, in queste pagine il protagonista si muove su uno scenario conosciuto ai lettori,ovvero un’affascinante Londra vittoriana. Alcuni personaggi i lettori della saga già li conoscono, qui sono dei bambini, ma tempo debito avranno un ruolo nelle saghe principali, di altri invece facciamo conoscenza solo in questo racconto; ma come ogni personaggio creato da Cassandra Clare hanno mille sfaccettature, ironia e un animo tormentato.
Se dovessi scegliere fra i quattro racconti che ho letto fino ad ora della raccolta, penso che questo sia il mio preferito. In queste pagine abbiamo conosciuto Edmund Herondale, un giovane cacciatore, padre di uno dei protagonisti di Infernal Device, ovvero William Herondale.
Edmund è un giovane esuberante e pieno di gioia, ama vivere al limite ed è nato per essere un cacciatore, e Magnus da parte sua ne rimane affascinato, anche se esteticamente non rientra nei suoi gusti, è biondo, ma gli occhi sono di un fantastico blu.
Magnus si trova a Londra non per divertimento o per vivere un’avventura, tutt’altro, ha acconsentito, unico fra i figli di Lilith, a partecipare agli accordi con gli Shadowhunters ed è proprio durante gli accordi che intravede Edmund e fa la conoscenza della vampira Camille.
Quello che colpisce di questo terzo capitolo più di ogni altra cosa è il comportamento dei Nephilim verso i Nascosti. Si sentono superiori e in diritto di decidere e proclamare leggi che non garantiscono la sicurezza di vampiri, lupi mannari, fate e stregoni, ma al tempo stesso ne divulgano molte in cui proibiscono ai nascosti con la scusa che lo fanno per preservare la pace.
I Nephilim temono i nascosti, cercano di tenerli a distanza, di non essere corrotti da quel sangue demoniaco che scorre nelle loro vene, tanto che lo stesso Magnus viene a sapere che al termine degli accordi, gli Shadowhunters hanno buttato i piatti dove questi hanno mangiato. E lo stesso comportamento di distacco, di superiorità è rivolto a coloro che decidono di non essere più cacciatori. È quanto accade ad Edmund Herondale, al quale vengono strappati, con atroci sofferenze, i marchi che lo identificano come un Nephilim.
Qui Magnus affronta il disprezzo, sentimento al quale sembra essere abituato, eppure i Nephilim sono veramente odiosi con la loro boria e il pensare di essere superiori.
Incontrando Camille in lui nasce la speranza; è attratto dalla vampira e forse con lei potrebbe aver trovato la felicità. Potrebbe essere arrivato il momento per poter sperimentare nuovamente l’amore, e poi prova la compassione, verso un giovane che per amore ha perso tutto e verso un altro a cui ancora non è stata data una possibilità.
Magnus è dolcissimo, e il suo lato compassionevole mi ha fatto innamorare, ma preferisco terminare qui il commento del terzo racconto perché sto sproloquiando ed è meglio finirla, vado a delirare nel prossimo xd.



L’erede di mezzanotte

Nella misteriosa Londra di Edoardo VII, Magnus Bane trova vecchi amici e nuovi nemici… tra loro c’è anche James, lo spericolato figlio di Will Herondale. Magnus si era ripromesso di non tornare più nel Regno Unito, ma ha ricevuto l’allettante proposta di Tatiana Blackthorn, che ha intenzioni ben più oscure di quanto lui possa immaginare…
Il quarto racconto della serie delle Cronache di Magnus Bane svela nuovi, insospettabili retroscena per scoprire il più misterioso personaggio della saga Shadowhunters.




Londra non cambia molto, è sempre grigia e fumosa. Una città dalle mille facce nella quale si muovono creature di ogni genere. E dopo anni in cui ne è stato lontano lo stregone Magnus Bane torna. Torna perché una Shadowhunters lo ha chiamato, vuole commissionargli un lavoro, ma Londra è piena di ricordi. Ricordi di un amore che è andato male, della consapevolezza di essere stato usato, mai ricambiato. Ricordi di un ragazzo dagli occhi blu che disperato in una notte di tempesta è andato a chiedere il suo aiuto.
Ma sono passati anni, quell’amore è stato dimenticato e quel ragazzo oramai è un uomo, un padre di famiglia. Eppure durante una festa Magnus pensa di scorgere quel giovane, stessi capelli scuri e arruffati, stesso fisico, l’unica cosa che cambia sono gli occhi, non blu ma color dell’oro. Eppure in quegli occhi Magnus vi legge lo stesso tormento che un tempo aveva visto in quelli di Will, e il suo animo compassionevole nonché la passione per i bei ragazzi lo porta ad avvicinare il giovane.
E per la terza volta nella sua vita, Magnus incontra un Herondale. Un giovane che ha donato il suo cuore, ma al contrario dei suoi predecessori ne è rimasto ferito ed ora, mentre lo stregone lo osserva si dirige verso l’autodistruzione.
In questo quarto episodio Magnus incontra vecchi amici e vecchie conoscenze, rivede Will e Tessa, lui oramai uomo, lei immutata negli anni a prima vista, ma lo stregone si rende subito conto che anche in lei qualcosa è cambiato. Il suo comportamento, alcuni suoi atteggiamenti nati con il tempo con la consapevolezza di essere moglie e madre. E poi c’è la magia, Tessa ha sviluppato quella parte dei suoi poteri che prima non conosceva imparando ad usarli, quegli stessi poteri che ha trasmesso a i suoi figli.
Per Magnus è come essere tornato indietro nel tempo e al tempo stesso rimane sorpreso di quanto scopre, i pensieri di Will, quel ragazzo scontroso e irriverente lo considera un amico, una persona importante.
Fra tutti questo di racconto è quello che mi ha messo più malinconia di tutti, forse sono i ricordi di Magnus sul passato, o forse il pensiero che sarebbe stato meglio se fosse rimasto a Londra, dopotutto era stato felice in quella città per un po'. Ma lo stregone non è fatto per fermarsi in un solo luogo, lui è fatto per muoversi, per viaggiare e per vivere avventure.
Non è in grado di stare fermo in un luogo, e forse New York è la città adatta per lui, perché rumorosa e caotica, una città che non si ferma mai. Un luogo dove lo stregone può appigliarsi ma non avere ricordi dolorosi.




***




Ho amato questi quattro racconti e appena ho tempo devo cercare gli altri in italiano, andare a vedere se sono usciti e comprarli. Non sono affatto concorde che siano solo una trovata commerciale, dopotutto rappresentano e descrivono il protagonista molto bene.
Alcuni giorni fa dopo averli letti ho parlato con mia sorella di questi racconti il discorso è stato più o meno questo:

Erika (Io): Ho letto i primi quattro racconti delle Cronache di Magnus Bane. Mi sono piaciuti a discapito di quel che ho letto in molte recensioni su internet. Parecchie lettrici affermano che sono solo una trovata commerciale, io penso che parlino delle molte sfaccettature del carattere di Magnus. Molti sono talmente tristi e malinconici, leggendo fra l’ironia alcuno sono veramente tristi.

Chiara (sorella): E cosa pretendevi? Magnus è triste, pensi che abbia vissuto una vita facile? Ha ottocento anni, ha visto morire molte persone che amava. Ha visto il tempo passare ed è vissuto in epoche dove uno come lui probabilmente è stato disprezzato e odiato. Magnus Bane per quanto affascinante è un personaggio pieno di tristezza, la maschera con le battute, l’ironia e tanto glitter, ma dentro di sé penso che non sarà mai felice. Continuerà a vivere in eterno e veder morire le persone a cui vuole bene.
















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