Atom Heart John Beloved di Luke Hartwell

Salve! Sono babyjenks e questo è il primo post che scrivo per questo blog! 

Mi battezzo da sola con la recensione di un libro; perdonate le imprecisioni, ma è la prima che scrivo!
Questa vicenda totalmente unpolitically correct fa storcere il naso tantissime volte, ma altrettante ci fa scorrere qualche lacrimuccia.





Il libro in questione è Atom Heart John Beloved di Luke Hartwell. Purtroppo di questo bel libro non esiste la versione italiana, mentre quella inglese è edita da Antinous Press, negli Stati Uniti.


Iniziamo con la trama: la fabula è semplicissima, quasi scontata e banale, ma l'intreccio rivela sorprese mai viste. Ho letto tanti libri nella mia vita, tante storie brevi, posso dire di conoscere la letteratura a tematica LGBT, ma questo libro mi ha comunque sorpresa, in un campo d'azione che credevo ormai usato e consumato.



La storia si sviluppa intorno a due ragazzi di diciotto anni, John (quello del titolo) e Nathan. Cresciuti in una cittadina del sud degli Stati Uniti, provenienti entrambi da famiglie molto religiose, si conoscono in chiesa all'età di tredici anni e da subito diventano inseparabili. Nathan è di origini ceche, un ragazzo dolce, un po' scapestrato ma sensibile, bravo a scuola, un po' nerd, vive da solo con sua madre, del padre non abbiamo notizie perché il narratore stesso dice che Nathan non risponde mai alle domande a riguardo. Il narratore, John, si autodefinisce uno stud, uno stallone: originario dell'Ecuador, è uno dei migliori protagonisti che io abbia mai letto in un romanzo che non sia un classico, e non mi sento di esagerare. È uno sbruffone impertinente, irriverente, arrogante. Dice di sé I like to hump things, mi piace scopare le cose, ed effettivamente lo fa: nonostante abbia una fidanzata, Mary, che nel libro non compare mai se non citata, va a letto con un numero esorbitante di fanciulle, tutte da una botta e via. Man mano che la vicenda si sviluppa, però, altri lati del carattere di John vengono fuori: è un ragazzo che ha tanti problemi d'autostima che cerca di nasconderci con delle affermazioni molto adolescenziali su quanto lui in realtà sia figo, distaccato, su come tutti lo desiderino, su come le sue conquiste siano fortunate a poter andare a letto con lui. John in da subito ci si presenta in due modi diversi: quello che lui vuole farci credere di essere e quello che è, ovvero una persona con spiccate tendenze alla sottomissione, bisognosa d'amore oltre ogni immaginazione, che non pensa d'essere abbastanza. 



Dopo una notte in cui Nathan, che è gay e dichiaratamente innamorato dell'amico, si avvicinerà al suo letto e avranno un primo approccio fisico, John, pur non essendo gay, inizia ad entrare nell'ottica di voler fare felice a tutti i costi il suo migliore amico. E sa come Nathan può essere felice, sa cosa deve dargli, e per tutto il tempo John ci vuole far credere di farlo soltanto per Nathan, senza avere nessun altro fine, ma noi sappiamo che non è così. Lo sappiamo perché le scene di sesso di questo romanzo sono fantastiche. Non sono erotiche, sono funzionali: a volte abbastanza volgari, proprio come ci si aspetterebbe dalla narrazione di un ragazzo di diciotto anni, sono il viaggio più intimo nella storia di John e Nathan.

Tutto inizia con John che sussurra all'orecchio di Nathan do me, traducibile all'incirca come "prendimi", non volgare quanto fuck me ma nemmeno educatissimo. È quello che Nathan ha sempre desiderato, lo dice perfino, e assistiamo ben presto ad una delle grottesche ma rivelatrici scene fra i due: mentre Nathan si disperde in ti amo, sei il mio tutto, ti adoro e altre parole d'amore, John risponde con sputami in faccia, dimmi che sono la tua troia, usami come se fossi un buco, cose a cui Nathan, con un piglio da vero gentiluomo, risponde sempre un secco no. John a Nathan non chiede niente: non dice mai di no, si fa venire in faccia, si fa baciare - cosa che gli sembra quasi inaudita, ma che è la più desiderata da Nathan - gli si presenta impacchettato come un regalo per il compleanno, assecondando ogni sua richiesta, godendo pensando d'essere usato da Nathan, d'essere la fonte del suo piacere. 


Ma Nathan non può sopportare di dover dividere John con altre fanciulle, con la sua ragazza Mary: inizia a vedere altri ragazzi, senza però fare sesso con nessuno - solo hands and mouth, come ci informa - e John inizia a esserne terribilmente geloso, nonostante cerchi di rinnegare la sua stessa gelosia e fare finta che non esista. 

In uno dei suoi incontri, Nathan fa sesso orale con Brian, il ragazzo più bello e desiderato della scuola, un bisessuale senza scrupoli che ben presto, scoprendo ciò che corre fra i due, decide di puntare a John. John nel frattempo si trova in un momento di crisi: è ancora etero? Gli piacciono davvero anche i ragazzi o gli piace solo la sensazione d'essere usato e umiliato da un altro uomo? Gli piace solo se lo fa Nathan? Brian sembra essere un'ottima occasione per schiarirsi le idee, John capisce che sentirsi usato gli piace, ma che solo se lo fa Nathan si rispettano le regole del gioco, perché Nathan non lo usa per davvero, ma lo ama e lo rispetta più di quanto lui rispetti se stesso.
La vicenda di Brian mette sul fuoco un bel po' di roba che però Hartwell riesce a gestire bene nell'ottica di un pg come John, come lo stupro, che ci viene descritto in maniera dettagliata ma non morbosa, e di cui ho trovato decisamente toccante la healing therapy messa a punto da Nathan dopo. Anche nei momenti più distruttivi e tragici del romanzo, questi due ragazzi hanno un modo di comunicare, un codice che lascerà i benpensanti sicuramente storditi e contrariati, ma che secondo me va saputo cogliere scollandosi dal proprio modo di vedere le cose, dalle proprie concezioni di giusto e sbagliato. A che servono i libri, altrimenti? 
Altro materiale bollente è quello rappresentato dal personaggio di Teddy. Amico di John, frequentatore della stessa parrocchia, è un ragazzino che confida a John d'essere stato obbligato da un parrocchiano a violentare la figlia mentre lui guardava. Lo svilupparsi di questa vicenda, l'analisi quasi fredda e disincantata che se ne dà, è fondamentale nel processo di maturazione di John, proprio come l'incontro con Brian: sono tutte cose che gli fanno rendere conto di non essere malato - sick, si definisce proprio - per le sue fantasie di sottomissione e di umiliazione, al limite del dub-con, diremmo noi fyccinare, ma che i veri malati sono altri, ben diversi da lui. 


Il finale non ve lo dico, ovviamente, così come ometto un sacco di particolari succulenti, sperando che chi mastica un po' d'inglese si sia lasciato invogliare da questo sunto. Il libro scorre che è una bellezza, una prima persona scritta con grande maestria, a mio avviso, con il suo tono adolescente e fresco, anche per i temi più duri. Non è un libro superficiale, anzi, penso sia la rappresentazione di uno dei percorsi di crescita psicologica più realistici e più belli che io abbia mai letto, un romanzo di formazione che merita di rubare questo titolo a quel pacco infinito de Il giovane Holden e che probabilmente lo farebbe se la tematica LGBT trattata con così aperta franchezza non lo rendesse invisibile all'editoria di massa.



Ps: per quanto riguarda il titolo.... non è senza senso come sembra all'inizio! Vi do due indizi che spero vi invoglino ancora di più a leggere: metà riguarda una canzone dei Pink Floyd, l'altra un passo del Vangelo, presente con un sacco di rimandi in tutto il romanzo



Leggetelo, se potete, e buon 2014!

Commenti

  1. Ciao,
    è fantastica la recensione e il libro mi incuriosisce sempre di più, credo proprio che mi metterò a leggerlo in inglese, sicuramente ci metterò una marea di tempo.

    Ho aggiunto la copertina del libro al post xd.

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  2. Non si direbbe che è la prima recensione sai? Anzi se anche in seguito proporrai libri "scomodi" io sono solo felice ed invogliata a leggere ;) questo me lo segno e spero che qualche editore nostrano abbia voglia di pubblicarlo. Grazie! E nuova follower ^^

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