Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese

Perfetti sconosciuti
di Paolo Genovese


Eccomi qui questa sera a recensire, non un libro, ma un film. Non ho mai recensito qualcosa che ho visto al cinema, sinceramente non ho mai recensito un film in vita mia, non so bene da che parte cominciare.
Personalmente sono pessima per quanto riguarda cinema, televisione, recitazione in genere. Un’amica quando andiamo al cinema assieme afferma che è un’esperienza passare due/tre ore in sala con me, visto che non riesco a tare tranquilla e ferma per più di cinque minuti e mi distraggo altrettanto facilmente. Insomma tutta l’attenzione che dedico a un libro non la dedico a un film, eppure oggi ho deciso di spendere due parole, probabilmente più un fiume di parole, su quello che ho visto venerdì sera in sala.
Dal titolo di questo articolo potete ben immaginare che parlerò di un film italiano. Un film che mi ha particolarmente colpito, l’altra sera ho riso tantissimo. Perfetti sconosciuti è qualcosa di estremamente divertente, eppure è anche un film che fa pensare e tanto.
Ma voglio andare con ordine, innanzitutto il film affronta, in maniera tragicomica, molti temi decisamente attuali, dal rapporto fra coniugi soprattutto dopo diversi anni di matrimonio e i relativi problemi che possono nascere, il rapporto con i figli adolescenti. Parla di amicizia, quella che va avanti da anni, dalle scuole. Parla di omosessualità e delle reazioni delle persone che hai intorno, ma più di ogni altra cosa parla della nostra vita e di come è cambiata negli anni, dal momento in cui sono usciti i primi smartphone. Telefoni, computer, agende, caselle di posta, rubriche. Ma anche videogiochi e passatempo. La vita di tutti noi ruota attorno a questi oggetti, probabilmente adesso come adesso se lo lasciassimo in giro, poggiato da qualche parte ci sentiremmo persi. Dentro questi telefoni c’è tutto di noi, la nostra intera esistenza. Una frase del film afferma che sono: le scatole nere delle nostre vite. Mai frase è stata più azzeccata a parer mio, in questi oggetti abbiamo riversato buona parte di noi, la nostra anima e i nostri pensieri. Ma cosa accadrebbe se qualcuno mettesse le mani sul nostro cellulare, se qualcuno avesse accesso a ogni pensiero, messaggio, email, appunto? Che questi siano privati o di lavoro. Che siano messaggi seri o solo sfoghi momentanei?
Sono poche, forse inesistenti le persone che non hanno nulla da nascondere, che non hanno un segreto.
Fra le persone che conosco io, molte affermano chiaramente che non darebbero mai il loro cellulare a nessuno. Io stessa detesto quando mia sorella mi fruga nel cell, quando legge i messaggi che mi arrivano. Mi viene istintivo innervosirmi, come quando qualcuno mi fruga in borsa senza permesso. Non c’è nulla, eppure è fastidioso, se fatto senza permesso.
Tornando al discorso, ora come ora, tutti siamo dipendenti da questi smartphone, non riusciamo a vivere senza e sicuramente se qualcuno entrasse in possesso di quello di un amico potrebbe scoprire molte cose su di lui, insospettabili.
Da qui si arriva a quanto scritto proprio sulla locandina del film:

Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.


Quella segreta si può scoprire tranquillamente frugando nel cellulare di qualcuno.




Un tempo la vita segreta di un essere umano era custodita nella sua memoria. Oggi, invece, si può trovare nella sim del suo telefono. Che cosa accadrebbe se quella schedina potesse rivelare le sue informazioni? Nella nuova commedia di Paolo Gevonese, quattro coppie di amici saranno portati a confrontarsi e anche a scontrarsi vivacemente…


Sorvolando sui miei lunghi sproloqui, passiamo al film. Come ho già detto non ho mai commentato una pellicola cinematografica, non so nemmeno se sono in grado di farlo, se vaneggiare come faccio con i libri valga allo stesso modo. Teoricamente non so nemmeno cosa bisogna affrontare e di cosa bisogna parlare. Del tipo di recitazione? Sinceramente non ho idea se sono bravi o meno, l’unico che conosco è Marco Giallini, perché lo ricordo quando faceva il Terribile in Romanzo Criminale. Certo ammetto che associato a quel personaggio è veramente un grande attore, lì mi metteva paura e mi era anche un po’ antipatico, in questo film è un uomo buono, innamorato di sua moglie e di sua figlia, molto più intuitivo di quello che sembra.
Quindi, sorvoliamo sugli attori o sul modo di recitare che non sono proprio in grado di dare un giudizio obiettivo o meno.
Proverò a parlare della storia, del film, delle emozioni che mi ha suscitato.
Una mia amica per partito preso non guarda film italiani, li reputa tutti delle schifezze e pensa che gli attori italiani siano di secondo livello rispetto a quelli stranieri. Sinceramente parlando, anche se non sono un’appassionata di cinema, guardo poca tv, mi è capitato di vedere diversi film italiano o meno e non posso affermare che molti siano di secondo livello. Sono solo differenti. Poi anche noi abbiamo diversi standard: ci sono i film assurdi che detesto, c’è la nostra comicità, come i film drammatici; e poi ci sono le commedie.
Perfetti sconosciuti è una commedia tragicomica, un mix fra lo sfottò che potrebbe esserci fra amici di lunga data e i quotidiani drammi familiari. Per quanto in sala abbiamo riso per tutto il tempo è un film che fa ragionare parecchio, che fa pensare. Non parlo solo della nostra vita legata ai telefoni dai quali non riusciamo più a staccarci, ma anche per quanto riguarda il rapporto che può esserci fra amici, fra marito e moglie: i problemi quotidiani che pian piano logorano una relazione, le parole non dette, i lunghi silenzi. Questo film affronta tutti questi argomenti, con ironia, ma anche con la dovuta serietà per far pensare le persone che sono in sala, bisogna vedere se chi lo ha guardato ha colto la parte drammatica o ha pensato che fosse solo il solito film dove sbellicarsi dalle risate.
Parlando seriamente lo ho apprezzato molto, per il tema trattato, per avermi fatto pensare e anche ridere. Lo ho apprezzato perché mi ha portato a guardarmi attorno: ieri sera sono uscita di corsa, solo il portafogli, per andare a comprare la pizza. Ho aspettato una mezz’oretta in pizzeria che la pala ordinata fosse pronta e in quel momento ho veramente avuto modo di guardarmi attorno, tutti quelli attorno a me che aspettavano fissavano il loro cellulare, persino una famigliola: madre, padre e il figlio di pochi mesi, il genitore del piccolo neonato non si curava per nulla, non faceva altro che aprire e richiudere i vari messaggi e le varie app alla ricerca di un messaggio, di qualcosa che sembrava non arrivare. E anche tutti gli altri, tutti troppo intenti a guardare uno schermo piuttosto che anche conversare con la persona che avevano accanto, con la quale erano entrati nel negozio. Un paio credo che mi abbiano fissata anche un po’ come fossi un’aliena, mi guardavo attorno, osservavo le persone e non avevo il cellulare, dimenticato a casa assieme alla borsa.
In quel momento mi è tornato in mente il film, il fatto che veramente in quegli aggeggi c’è tutta la nostra vita, quella pubblica, quella privata, ma anche quella segreta.
Io mi domando se qualcuno sarebbe disposto a fare un gioco del genere con i propri amici, leggere ogni messaggio, ascoltare ogni telefonata che arriva durante il corso di una serata e da lì poi affrontarne le conseguenze.
Credo che alla fine del film ho parlato ben poco, affermando solo che mi è piaciuto, ma per farvi un’idea vi consiglio di andare a vederlo, è gradevole, differente da molte pellicole che passano ultimamente, insomma molto, molto carino.



Commenti

  1. Sono curiosissimo. Genovese è un piccolo maestro della commedia corale - anche il precedente Tutta colpa di Freud è adorabile -, e ho letto paragoni con il Carnage di Polanski. Poi ti ha fatto venire voglia di parlare di cinema, quindi avrà il suo bel perché. ;)

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    1. Parlare di cinema è un parolone, ho sproloquiato un po'.
      Genovese è bravo, io suo ho visto solo questo e Tutta colpa di Freud e mi sono piaciuti entrambi, anche se alcune domande su questo me le sono poste, non ne ho parlato per non fare spoiler, non capisco come mai, ma c'è chi li odia xP.

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    2. Per dirti: anche Immaturi - primo e secondo -, che eppure è una scemenza, ha cose molto carine qui e lì. A me lui piace con poco. :)

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    3. Il regista è bravo, di Immaturi ho visto solo il primo. Però più che il regista adoro Marco Giallini, lui cambia proprio da un personaggio all'altro, anche lo sguardo. La prima volta che l'ho visto recitare è stato in Romanzo Criminale, quando l'ho rivisto in Tutta colpa di Freud ai miei fratelli facevo: ma non può essere lui, qui ha uno sguardo buono.

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