La Folle Biblioteca di Nonna Huld

Senza nome 1

La folle biblioteca di Nonna Huld,

pensieri sulla distopia e sulla letteratura per ragazzi.

 

 

 

Distopìa: Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le d. della più recente letteratura fantascientifica.

 

Dal dizionario Treccani

 

 

 

Suppongo che dopo la definizione presa dal vocabolario della Treccani non ci sia bisogno di approfondire il termine distopia, o forse sì?

Ovunque si legge, per distopia si intende il contrario di utopia, ovvero una società indesiderabile o paurosa, in alcuni casi entrambe le cose, dove gli abitanti vivono un costante senso di disagio, di paura, mentre un governo freddo e calcolatore gestisce costantemente le loro vite.

Il mondo della letteratura è pieno di racconti distopici, di libri che descrivono possibili futuri del nostro mondo: futuri, ma anche tipi di società che in determinati casi sembrano si stiano realizzando, magari non in maniera tanto spinta come nella letteratura, ma ci stiamo avvicinando.

Ora voi vi starete chiedendo, ma come mai oggi non recensisce il libro e la smette di romperci, tanto i suoi sproloqui non li legge nessuno? Ebbene vi stresso perché proprio leggendo il libro che dovrei recensire mi sono venuti in mente tantissimi pensieri. Pensieri sui libri dispotici più o meno conosciuti: classici di genere o racconti più moderni che hanno spopolato tantissimo fra i giovani. Facendo un giro in rete, sono capitata sulla pagina di wikipedia sulla distopia e c’è un elenco molto vasto di letture; dei titoli elencati molti sono dei classici del genere: libri che hanno fatto la storia della distopia e della fantascienza; giusto per essere ripetitivi posso accennare a 1984 e la Fattoria degli animali di George Orwell, due bellissimi libri che al contempo mi hanno sia fatto riflettere, ma mi hanno messo anche tantissima ansia addosso. C’è anche il Mondo Nuovo di Aldous Huxley e scorrendo la lista ce ne sono molti altri, alcuni che considero fantascienza pura fra cui libri di Asimov e di Philip K. Dick e titoli che non conoscevo ma che cercherò di recuperare presto. Ora passiamo anche ad altri titoli di questa lunga lista, libri che sì, si possono considerare distopici, degli young adult, libri per ragazzi che partono con una società distopica, ma che andando avanti con la storia si perdono, incentrandosi molto più sulle storie d’amore piuttosto che sugli eventi, sulla società e sugli effetti che ha questa sulle persone che vivono nel mondo dove è ambientato il libro.

Tornando ai classici della letteratura distopica uno che ho amato e al tempo stesso mi ha fatto soffrire tantissimo è stato Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. il solo pensiero che al mondo non ci siano libri, che i pochi rimasti vengano bruciati e che nessuno, proprio nessuno possa leggere per me è follia. Ovviamente so perfettamente che i lettori, coloro che non riescono a stare senza un libro sono pochissimi, quelli che almeno una volta a settimana, anche se non comprano nulla devono passare in libreria, vedere cosa è uscito o visitare i siti on line, alla ricerca di occasioni. Ovviamente tutto questo discorso sulla distopia, sui libri e via dicendo per arrivare alla distinzione di cui sopra, grandi classici e young adulto che possono piacere o meno, fino a quando per caso ecco che per il mio compleanno mi ritrovo fra le mani un libro per ragazzi. O meglio, mi ritrovo fra le mani un libro per bambini di uno scrittore islandese che mi ha piacevolmente colpito. Per la prima volta nella mia “carriera di lettrice” ho letto una sorta di distopia per bambini. In maniera semplice, in alcuni casi ironica, ma anche paurosa per certi aspetti, ecco che si ha una trama abbastanza complessa, un modo sull’orlo del baratro, dove è vietato leggere e dove l’unica cosa che viene insegnata ai piccoli, futuri pilastri della società e far di conto e calcolare interessi e a pensare a come pagare i debiti accumulati dai genitori, dalle famiglie e ripagare l’unica banca che si occupa dell’intero pianeta.

Bambini e adulti in questo racconto vivono nel terrore, ma non della morte o della sofferenza, piuttosto quella di non rivedere i proprio famigliari, pensando di averli persi per sempre o fino a quando non saranno pagati tutti i loro debiti; sì, perché in questo libro gli adulti svaniscono, prima uno alla volta, poi a coppie… vengono portati via, sul Pianeta Banka a lavorare, in modo di estinguere tutti i loro debiti, lasciando da soli i loro figli, che per mesi, anni vivono da soli senza sapere se mai rivedranno le loro famiglie.

Bambini piccoli, con un carattere forte che si stringono fra loro per andare avanti, che cercano in ogni modo di riavere quello che hanno perso e al tempo stesso si attaccano anche alle leggende, sperando nella comparsa della strega Huld che con la sua folle biblioteca e i suoi libri potrebbe essere in grado di aiutarli.

Sì, perché in questo mondo dove tutto ruota attorno ai soldi, a quello che gli adulti desiderano e agli interessi, i libri sono vietati. Nessuno può leggere, i libri sono considerati pericolosi, e la strega Huld un male da debellare o una leggenda.

I piccoli protagonisti di questo racconto, tra cui c’è Albertina, però sanno leggere, la ragazza in questione lo fa avidamente, leggendo tutto quello che le capita a portata di mano, le etichette dei detersivi in bagno, il menù di un fast food; cerca in ogni modo di isolarsi, di trovare svago cercando di non ascoltare quei televisori perennemente accesi dove passano pubblicità che tentano di convincere le persone a comprare cose di cui non hanno realmente bisogno.

Questo racconto, questa fiaba è impostato magistralmente, per un verso descrive il bisogno di leggere dei bambini: quella smania di sognare e di far lavorare la fantasia, la smania di conoscenza che solo una mente fertile come quella di un bambino può avere. Eppure descrive anche la fragilità di questi: il mondo è differente, queste creaturine sembrano talmente indipendenti, piccoli adulti, al tempo stesso non lo sono, in cuor loro smaniano per un po’ di affetto, di calore umano. Desiderano riavere le loro famiglie.

Ora voi vi domanderete come mai tutto questo discorso sulla distopia, il libro che sta recensendo è una favola per bambini. È vero, ma questo racconto per ragazzi è molto più complesso e meglio strutturato di molti young adult finti distopici che mi sono passati fra le mani. Dall’inizio alla fine l’intero libro descrive la società in cui i personaggi si muovono, in cui vivono e proprio come questa influenzi le loro vite. Da una descrizione approfondita di quello che potrebbe essere un possibile futuro, eppure non perde la leggerezza che deve avere un libro per bambini. Persino alla fine, quando la strega Huld muore, non vi è dramma, descrizioni cruente, ma viene descritto come il sacrificio di un’amorevole e ironica nonna, pronta a tutto per salvare i suoi nipotini.

Sarebbe interessante e costruttivi, soprattutto per i giovani lettori trovare libri simili; libri che li prendono per mano e pian piano li conducono anche a letture più impegnative. Libri e trame che li facciano sorridere da piccoli, ma che crescendo li portino a cercare altro, a vedere come autori illustri abbiano immaginato il futuro. Un futuro non sempre perfetto e roseo, ma che in un modo o nell’altro apre la mente dei ragazzi.

Nella folle biblioteca di Nonna Huld, l’anziana donna afferma che il mondo ha bisogno dei libri, le persone hanno bisogno di leggere e io sono convinta di quanto questa affermazione sia vera. Personalmente non riuscirei a immaginare le mie giornate senza un libro, poter leggere anche solo poche pagine al giorno. L’aspettativa di scoprire cosa avverrà a fine di una lettura; l’attesa per un libro che si aspettava da tempo, una nuova uscita o il continuo di una saga. E poi c’è il momento in cui la lettura termina, il libro si ripone e in alcuni casi sembra di star dicendo addio a un carissimo amico. Ammetto che ci sono anche le delusioni, ovvero quando il libro in questione non ci è piaciuto e in quei momenti l’animo è in subbuglio, non sappiamo se scagliare la lettura contro un muro o riporla da una parte e darle poi un’altra possibilità.

E proprio in questo racconto, in questa moderna favola, si vede come con la forza dell’immaginazione e quella di volontà, grazie anche alla conoscenza una società distopica può trasformarsi, cambiare e migliorare.

Sono del parere che dovrebbero pubblicare più libri come questo, con trame simili per due motivi: far amare la lettura ai più giovani, studiando anche la reazione nello scoprire di un mondo dove non si raccontano le favole che li hanno accompagnati sino a quel momento, o anche fargli comprendere cosa perdono. Altro punto non meno importante è quello di farli avvicinare gradualmente a un genere decisamente complicato come la distopia. Alcuni libri distopici lasciano addosso una sensazione di ansia che per giorni non se ne vuole andare. Ero una ragazzina quando ho letto la fattoria degli animali e 1984 e soprattutto il secondo mi ha inquietato come poche cose. Tutt’ora, oramai non più bambina, quando penso alla trama del libro e mi guardo attorno, poso un occhio sulla nostra società, mi chiedo quanto man mano ci stiamo avvicinando a quella realtà o a una simile e mi vengono i brividi. È uno di quei libri che vorrei rileggere ora da adulta, ma che in un modo o nell’altro rimando sempre.

Credo che questa mia recensione oggi sia parecchio confusa, salto da un argomento all’altro, però avevo voglia di chiacchierare e mettere nero su bianco questo fiume di pensieri che mi gironzolavano in testa.

 

 

 

Autore: Thórarinn Leifsson, nato a Reykjavík, è scrittore e illustratore. Nel 2010 ha ricevuto il più importante premio islandese per scrittori per ragazzi. Questo è il suo primo libro pubblicato in Italia, in corso di traduzione in oltre dieci Paesi.

 

 

 

Trama:

 

“Una staordinaria avventura per salvare il mondo dalla cattiveria e dall’ignoranza”

Albertína ha undici anni, e vive con i suoi genitori nel nuovissimo complesso residenziale La Gabbia Dorata, in un appartamento senza libri, perché la lettura è considerata dannosa per i bambini e da tempo è stata bandita ogni forma di parola scritta e di informazione. Il suo unico rifugio è il bagno, dove può leggere cose interessanti come «balsamo nutriente per capelli» e «una pastiglia due volte al giorno». La città intorno a lei è ostile e deserta, le gru dei cantieri incombono ovunque e i suoi genitori sono sempre tristi e preoccupati per le continue visite di un rappresentante della perfida Banca Aurea, detentrice del mutuo stipulato per l’acquisto di quel ter­ribile appartamento. Anche a scuola, nell’Istituto Cimici, le cose non vanno molto meglio, visto che gli studenti devono calcolare rate e interessi tutto il giorno. Ma poi, un giorno, nell’asettica Gabbia Dorata arriva la trisavola di Albertína, la bizzarra Nonna Huld, con la sua sterminata, polverosa e interessantissima biblioteca e ha inizio la più straordinaria delle avventure per salvare il mondo dalla cattiveria e dall’ignoranza.

 

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