Chiacchiere in libertà #10 - I ricordi nella libreria





Credo di stare diventando malinconica, ma in queste settimane è così; forse sarà il periodo di Natale e le giornate di pioggia, l’autunno inoltrato o l’inverno e il freddo che stanno arrivando, o molto probabilmente è solo un po’ di malinconia, ma in questo periodo mi tornano in mente pensieri passati, momenti legati ai libri e alla lettura, ricordi legati alle persone. Ultimamente ho preso una serie di libri che avrei dovuto leggere tanto tempo fa, libri di fantascienza o anche per ragazzi di cui mio padre mi parlava quando ero solo una ragazzina, o un’adolescente. Molti dei suoi consigli li ho seguiti, altri invece ho aspettato, ho atteso tanto tempo, ripromettendomi che presto o tardi avrei letto quei libri, ma io sono molto umorale, vado a ispirazione anche con le letture, quindi molte cose sono state rimandate e poi rimandate ancora.
Anni fa, il blog era aperto da pochi mesi e mio padre era venuto a mancare da pochissimo e io avrei voluto scrivere un articolo, delle riflessioni dopo aver letto l’editoriale di una giornalista americana; pensavo che mi sarebbe potuto essere utile scrivere, in molti casi lo è, ma non ne avevo la forza, la voglia; la mia mente non riusciva a mettere assieme una frase decente, un pensiero e così ho lasciato stare, aspettando momenti migliori. Eppure mi ero rispecchiata moltissimo nelle parole di quella donna, nelle sensazioni che ha provato, il dolore che tornava, ma non solo quello! Anche tantissimi ricordi a ogni libro su cui si posava lo sguardo, che si spolverava per riporlo da qualche parte, ma alla fine non ci sono riuscita, non era il momento giusto.


Sono passati anni prima che riuscissi a decidermi di mettere mano in quelle librerie, fra i suoi libri, tutti i suoi oggetti; fino a qualche settimana fa ho sempre rimandato, quando per disperazione la libreria in salone ha chiesto di essere sistemata, troppe cose, troppo peso. Alla fine era arrivato il momento di fare qualcosa rimandato da troppo tempo, anni.
E così mi sono messa a tirare fuori tanti libri impolverati, cose di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. C’era una cartellina con dentro delle pagelle di scuola, di mio padre da bambino, di suo padre, ma anche di suo nonno. Oltre alle scoperte di oggetti di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza, quello che mi ha colpito di più sono i libri, molti titoli di libri che ho trovato.
È proprio vero che la libreria di qualcuno in un certo modo rispecchia il suo carattere. Fra i suoi libri si trova parte di quella persona, di come la si è conosciuta durante la vita. Ho trovato i libri di storia di mio padre, un libro che parlava delle battaglie. Poi c’erano tutti i suoi libri sugli aerei, sulla seconda guerra mondiale, persino uno sui carri armati che gli regalammo io e mio fratello tantissimi anni fa: lo trovammo in libreria e glielo prendemmo per Natale. Ricordo ancora come era felice e poi la sua faccia quando sfogliandolo ci fece: «Sembra un manuale per comprarli, ci sono i prezzi qui sopra!». Abbiamo riso come matti scoprendolo e per giorni non abbiamo fatto altro che sfogliarlo per decidere qualche carro armato ci saremmo comprati.
Molti dei libri che ho sistemato, spolverato e a cui poi ho cambiato libreria erano legati a un ricordo, a un momento. C’erano tanti di quei titoli di cui mi padre mi aveva parlato, quelli consigliatemi e quelli di cui parlava in continuazione legati a momenti della sua vita, di quando era solo un bambino.
Nelle librerie delle persone c’è tutto un mondo, un arco di tempo incredibile e tantissimi ricordi legati ai libri.
In molti pensano che leggere sia noioso, che non serva a nulla, ma di giorno in giorno mi rendo conto che i libri legano le persone, che le fanno conoscere, ma soprattutto creano dei ricordi importanti, come quello che ho descritto sopra, e anche molti altri. Personalmente parlare di libri con mio padre, ma anche frugare ora nella sua libreria mi ha formato in qualche modo; grazie a lui e ai suoi libri ora ho dei generi che apprezzo più di altri, ho conosciuto autori a cui, probabilmente, in altre circostanze non mi sarei mai avvicinata. Ho scoperto autori e libri nella maniera più strana, molti erano a casa e li ho presi dalla sua libreria perché avevo terminato tutte le mie letture ed ero in astinenza di libri. Salgari, come Verne me li ha regalati lui, lo stesso vale per Kipling.


Eppure gli aneddoti che mi fanno più sorridere appartengono a libri che ancora non ho letto, ma di cui mio padre parlava in continuazione e che sono tornati vivi nella mia mente nel momento in cui li ho trovati nascosti dietro a tanti altri. Mi è tornato in mente quando mi disse che lui faceva solo le elementari e il maestro gli disse che avrebbero dovuto leggere almeno tre libri a scelta per le vacanze estive; lui in libreria con mia nonna comprò: Gli esiliati dello spazio e un altro libro che si intitola Il Cronastro, entrambi di due scrittori francesi di fantascienza, sconosciuti ai più. Ma la cosa che tutt’ora mi fa sorridere è quando aveva raccontato di cosa parlavano al suo maestro e lui fissava mio padre come se fosse una strana creatura aliena. Da un bambino di undici anni si sarebbe aspettato di tutto, ma di certo non due strani libri di fantascienza. Che forse all’epoca potevano essere annoverati nei libri per ragazzi, ma di sicuro era un genere molto di nicchia, parlo del 1962.
Per non parlare dei libri che sono diventati tra i miei preferiti: è lui che mi ha consigliato Asimov, come quelli di Ursula Le Guin. Tra i libri che mi sono ritrovata a sfogliare, c’era uno di quelli che nel tempo è diventato il mio preferito in assoluto, uno di quelli che periodicamente rileggo e che forse mi ha fatto avvicinare anche alla letteratura m/m, ovvero La mano sinistra delle tenebre. Di per sé questo romanzo di fantascienza non è un m/m, non ha nulla che lo avvicina, eppure il mondo dove è ambientato è molto particolare, come lo sono i suoi abitanti. Loro non sono né uomini né donne, prendono la versione definitiva solo quando è il momento di riprodursi. C’è stata una parte del libro molto toccante quando, in fuga in una zona innevata di questo pianeta, il protagonista e un altro personaggio sono da soli in una tenda, e l’altro personaggio è un abitante di Inverno, il pianeta in questione, mentre il protagonista è un umano; è il periodo “dell’accoppiamento” e io li ho immaginati assieme, e pensavo sarebbero stati bellissimi: ecco il passo che mi ha avvicinato all’ m/m.


Probabilmente voi vi starete chiedendo come mai io mi sia messa a scrivere questo articolo; sinceramente non so dare una vera e propria risposta, come ho accennato sopra era il momento per farlo, forse ne avevo bisogno.
Forse parlare solamente di libri, buttando lì qualche titolo particolarmente importante per me senza doverlo per forza recensire, è una cosa che mi fa piacere. Non libri da recensire per le case editrici, ma libri che per me sono importanti, per via di quando mi sono arrivati, di chi me li ha consigliati, ma anche per il momento in cui li ho letti.
Poi sono veramente convinta di quanto ho detto: ogni libreria contiene una parte della personalità della persona a cui appartenevano i libri. Guardandoli, sfogliandoli, ma anche leggendo solo i titoli e gli argomenti ci si può fare un’idea di chi era il proprietario. Cosa gli piacesse, quali erano i suoi interessi oltre alla lettura.
Allo stesso tempo penso che sfogliare quei libri, che si conoscano o meno, serva a mantenere un legame con chi ormai non c’è più, a tenere vivi i ricordi con quella persona. Dopo aver sistemato tutti i libri di mio padre, ora ne ho una serie da leggere.
Una delle prime letture iniziata da qualche giorno è Starship Troopers; non il film trash che io adoro tantissimo e che mia madre detesta e ogni volta che lo metto protesta (le fanno impressione quegli insetti giganteschi, posso capirla, ma visto che li sterminano tutti sopporto di guardarli), ma il libro di Robert A. Heinlein  del  1959 e che l’anno seguente ha vinto il Premio Hugo per la fantascienza; tutt’ora è considerato una pietra miliare della Space opera militare e in Italia uscì con il titolo Fanteria spaziale mobile. A seguire ci saranno altri libri dello stesso autore, primo fra tutti il preferito di mio padre, Straniero in terra straniera. Provai a leggerlo da bambina, ma non era il momento, era molto complesso per una dodicenne, ora penso che potrei apprezzarlo appieno. Poi passerò a La luna è una severa maestra, anche questo complesso per una ragazzina; per certi versi sembra un saggio, ma è un libro meraviglioso che rileggerò molto presto.
Ho deciso anche di provare con i libri di cui ho accennato sopra, quelli letti da mio padre alle elementari: L’esiliato dello spazio e il Cronastro. Sono andata alla ricerca degli autori, due tipi francesi che hanno scritto diversi libri di questo genere una settantina di anni fa. Sono curiosa di vedere di cosa trattano.

Potrei continuare per ora a chiacchierare e scrivere di quello che ho trovato, libri a cui posso associare un ricordo passato di quando ero bambina, ma anche più grande. Ma penso che la finirò qui salutandovi con un abbraccio e dopo avervi tediato condividendo un po’ dei miei ricordi rinchiusi in una libreria assieme a quelli di mio papà.

***

Di seguito aggiungo alcuni dei titoli con le trame che ho trovato, sono diversi e di diversi generi. Molti li ho letti, altri sono in lista, li metto per dare un senso a questo post.

Juan Rico vive in un futuro non troppo lontano, in cui il mondo è stato pacificato e, dopo una devastante guerra mondiale, si è instaurato un governo aristocratico che vede la Terra far parte di una Federazione di pianeti. Figlio di un ricco industriale, il giovane Rico sceglie di non lavorare nell'azienda paterna, ma, anche seguendo il consiglio dei suoi maestri di storia e morale, di arruolarsi volontario nel corpo di Fanteria spaziale mobile. Dopo un periodo di addestramento, Juan viene inviato al fronte; qui dovrà affrontare i nemici alieni impegnati in un confitto senza tregua contro la specie umana; ma le battaglie che dovrà combattere saranno più psicologiche che militari, e lo trasformeranno alla fine, da frivolo diciottenne, in un vero uomo. Capolavoro della fantascienza d'azione, vincitore del prestigioso premio Hugo nel 1960 e ispiratore di svariati videogiochi e film (primo fra tutti il celebre, omonimo kolossal di Paul Verhoeven): Starship Troopers è ancora oggi una grande lettura, la storia di un'iniziazione, di un'avventura, un racconto di guerra a forti tinte narrato con grande forza e incisività.

Straniero in terra straniera di Robert A. Heinlein
Valentine Michael Smith è nato durante la prima missione umana su Marte ed è l'unico sopravvissuto alla spedizione. Cresciuto dai Marziani, non è abituato al contatto con gli esseri umani, e al suo rientro sulla Terra è completamente inconsapevole di tutto ciò che lo sta aspettando. Michael, infatti, non ha idea di cosa siano le donne, non conosce le culture terrestri né il concetto di religione. Spedito sulla Terra dovrà imparare a diventare un umano e a comprendere i pregiudizi e le abitudini sociali, a lui alieni. Il suo ritorno è carico di conseguenze: è l'erede di un gigantesco impero finanziario, oltre che il padrone di Marte. Sotto la protezione dell'irascibile Jubal Harshaw, il giovane Michael scopre ed esplora il senso morale degli esseri umani e il vero significato dell'amore puro. Fonda una sua chiesa, predicando l'amore libero e diffondendo le capacità psichiche che ha acquisito dai Marziani, affrontando con forza e determinazione l'inevitabile destino riservato a ogni Messia. Le sue credenze e i suoi poteri, che vanno ben oltre i limiti dell'uomo, condurranno a una trasformazione che altererà inevitabilmente e per sempre gli abitanti della Terra... Prefazione di Virginia Heinlein.

La luna è una severa maestra di Robert A. Heinlein
2075. Colonizzata da decenni, la luna ospita diverse città sotterranee, i cui abitanti conducono una vita dura, sia per le avverse condizioni ambientali, sia per il dispotico dominio della terra. Ma gli uomini che hanno attraversato lo spazio per aprire una nuova frontiera non sono disposti a tollerare un giogo sempre più opprimente e si organizza così un moto indipendentista...

Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov
L'impero galattico esercita da secoli il suo potere su tutti i pianeti conosciuti, ma ora sta scomparendo: lascerà il posto a 30.000 anni di ignoranza e violenza. Hari Seldon, creatore della rivoluzionaria scienza della "psicostoria", sa quale triste futuro aspetta l'umanità. E per preservare la civiltà, riunisce i migliori scienziati e studiosi su Terminus, un piccolo pianeta ai margini della galassia. È la Prima Fondazione, destinata a essere rapidamente cancellata da un terribile e misterioso mutante che impone un'orribile dittatura. Non tutto comunque è perduto; tra le rovine di quello che era stato un faro del sapere si mormora che, nascosta in un remoto angolo della galassia, vi sia una Seconda Fondazione. La cercano disperatamente coloro che intendono distruggerla così come i sopravvissuti della Prima Fondazione. Il suo destino giace nelle mani di un adolescente, Arkady Darell…

Antigone di Sofocle
"Se il Novecento, secolo della crisi dell'io individuale e delle certezze della metafisica, a partire da Freud, è stato il secolo di Edipo, l'Ottocento, secolo del primato romantico e idealistico della libertà prometeica dell'individuo, è stato quello di Antigone. Da Hegel a Kierkegaard, da Hölderlin a Schlegel, a Goethe, in molti si sono interrogati sull'atto di insubordinazione di Antigone. Il conflitto irriducibile tra le ragioni del privato, del legame di sangue, della coscienza del singolo davanti alle ragioni del pubblico, del contratto sociale, dell'autorità è stato declinato innumerevoli volte e con infinite sfumature come conflitto tra ragioni del divino e ragioni dell'umano, tra ragioni del maschile e ragioni del femminile (ovvero del paterno e del materno, della pólis e dell'óikos), tra le istanze tassonomiche del razionale e le istanze entropiche dell'irrazionale, tra vizi e virtù dell'Occidente e vizi e virtù dell'Oriente, tra natura e cultura e via elencando. (...). La sepoltura di Polinice fa di Antigone una madre e una sposa morta e/o mancata, ma una sposa e una madre nel mondo capovolto dell'Ade. Il mondo che sopravvive, quello di Creonte (e di Ismene), è il mondo di una truce normalità riconquistata, di una cupa pace che si fa sul capro espiatorio, il mondo del potere che si nutre del sangue dei giovani, delle donne, dei deboli, talora ipocritamente impotente." (dall'introduzione di Giovanni Greco)

Il Mastro artigliere bretone è la figura di primo piano di questo terzo ed ultimo romanzo del ciclo nel cui sfondo vi è sempre la guerra di indipendenza americana. Gli insorti americani hanno liberato dagli inglesi Boston, le province del sud e New York, ora le truppe di Washington sono impegnate nel Canada. È di vitale importanza che alcune urgentissime istruzioni arrivino alle truppe americane presenti vicino al Lago Champlain, ma l'impresa è tanto più difficile e pericolosa in quanto si compie in inverno inoltrato e la zona da attraversare è abitata da indiani che appoggiano gli inglesi. E chi poteva essere più adatto di Testa di Pietra, popolarissimo per la sua forza, la sua astuzia e la sua mira infallibile? Perciò il buon mastro e Piccolo Flocco partono per la difficile missione. Nonostante il tradimento della guida Davis e tante insidie, Testa di Pietra è sempre all'altezza della situazione; grazie alla sua forza riesce a sconfiggere in un duello a colpi d'ascia il capo di una tribù indiana e diventa così nientemeno che grande "sakem"! È in questa veste che incontra il suo amato baronetto William Mac-Lellan, inviato da Washington a controllare la situazione. Quest'ultimo viene anche informato della presenza molto vicina del fratellastro, il pericoloso rivale marchese d'Halifax. Infine nel castello del barone di Clairmont avviene lo scontro decisivo tra i due nobili scozzesi. La vittoria non può però che spettare al leale e generoso Mac-Lellan ed è con la morte del Marchese d'Halifax che si chiude definitivamente questo ciclo sullo fondo di un'altra vittoria: quella dell'indipendenza americana.

Papà Goriot di Honoré de Balzac
A Parigi, nella pensione di Mme Vauquer abitano Eugène de Rastignac, uno studente povero ma ambizioso, Vautrin, che si saprà essere un forzato evaso, e Goriot, un vecchio che sembra roso da una pena segreta. A poco a poco Eugène scopre il segreto di Goriot: si è rovinato per assicurare una vita agiata alle sue due figlie Anastasie e Delphine che, sposate a due nobili, vedono il padre solo per estorcergli i pochi soldi rimasti. Durante un furioso litigio tra le figlie alla presenza del padre, questi ha un attacco di apoplessia. Nell'agonia, in preda al delirio, Goriot crede che le figlie, che sono a un ballo, siano presenti e muore benedicendole. Eugène sarà l'unico che seguirà il funerale del vecchio.

Racconti fantastici di Téophile Gautier
La raccolta comprende, in ordine cronologico, dodici racconti: La caffettiera, Onuphrius, Onfale, La morta innamorata, La pipa d'oppio, Il cavaliere doppio, Il piede di mummia, Due attori per una parte, Il club dei mangiatori di hascisc, Arria Marcella, Avatar, Iettatura. Il genere "racconto fantastico" è costantemente e liberamente frequentato da Gautier lungo l'intero percorso della sua intensa attività letteraria, dal primo racconto del 1831, La caffettiera, fino alla lugubre narrazione di Spirite (1866) venata di cupe tinte spiritistiche: un lungo itinerario che accompagna la produzione maggiore di Gautier e che rivela con sorprendente "fedeltà" le fasi e le svolte della sua poetica.

La mano sinistra delle tenebre di Ursula Le Guin


«La luce è la mano sinistra delle tenebre,
E le tenebre la mano destra della luce,
Due sono uno, vita e morte,
e giacciono, insieme come amanti in Kemmer,
Come mani giunte, come la meta e la via.»

Genly Ai è un inviato dell'Ecumene sul pianeta Gethen, con il compito di convincerlo ad unirsi alla federazione.
Ai si trova di fronte ad alcune situazioni molto particolari su Gethen. Innanzitutto il pianeta è quasi completamente ghiacciato, tanto da essere colloquialmente chiamato Inverno dagli esploratori. Il secondo aspetto peculiare è che gli esseri umani autoctoni sono ermafroditi. Non si conosce se ciò sia il risultato di un'improbabile evoluzione o se l'insediamento sia stato oggetto di manipolazione genetica decine di migliaia di anni prima. I Gheteniani sono neutri per la maggior parte del tempo ma una volta ogni 26 giorni circa hanno una fase detta kemmer (delle durata di circa 2 giorni) in cui diventano maschi o femmine in base ad uno scambio di feromoni con il partner. Entrambi i partner quindi hanno la possibilità di restare incinti.
Le vicende di Genly riguardano principalmente il suo incontro con i potenti della nazione di Karhide prima e Orgoreyn poi. In entrambi viene coinvolto in giochi di potere politici che non capisce e che ben poco hanno a che fare con la sua missione. Tutti i personaggi coinvolti più che pensare ai vantaggi che darà loro l'alleanza con un impero stellare molto più progredito si concentrano su come utilizzare questo bizzarro alieno per il loro tornaconto politico.
Un elemento fondamentale delle vicende di Ai è la sua amicizia con un getheniano, che dà modo all'autrice di affrontare il tema della comprensione tra popoli diversi e quello del genere sessuale come fattore di differenziazione nella società umana.


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