L'universo di Tolkien: Roverandom - le avventure di un cane alato

L'universo di Tolkien:

Roverandom
Le avventure di un cane alato



Un giovane cane, Rover, viene trasformato da uno stregone irritato in un cagnolino di porcellana. Rover, ribattezzato dallo stregone Roverandom, finisce sulla Luna e sotto il Mare per ritrovare lo stregone e tornare così a essere un vero cane.

Eccoci con un nuovo appuntamento per la rubrica dedicata a Tolkien. Questa volta vi parlo di un romanzo che non avevo mai letto. L’ho acquistato tantissimo tempo fa, ma come faccio spesso con i libri dei miei autori preferiti, l’ho lasciato lì per un po’. Ero timorosa a leggerlo, un po’ perché si può leggere un libro per la prima volta una volta sola, un po’ perché ho sempre paura che il prossimo sarà il libro che non mi piace, e odio questa sensazione.
Per fortuna, con Roverandom le cose sono andate lisce. Anzi, devo dire che questo libricino mi ha letteralmente scaldato il cuore. Se c’è una cosa che si può capire di Tolkien dai suoi libri era quanto dolce e amorevole fosse con i propri figli. Di quanto abbia amato le fiabe e le abbia sempre usate per rallegrare la sua famiglia, aiutare i suoi figli ad affrontare il mondo raccontando loro di imprese leggendarie e grandi eroi.



È questo il caso di Roverandom. Non vi dirò niente della trama: le poche righe che avete letto sopra bastano a farvi capire di che cosa parla, anche perché non voglio rovinare la lettura di nessuno. Io mi sono emozionata davvero tantissimo, per cui vi consiglio di non cercare troppe informazioni su quanto viene raccontato e di andare direttamente a leggerlo.
No, quello di cui oggi vorrei parlarvi sono le circostanze in cui è nata questa storia.
Nella mia edizione (non so nelle altre) Tascabile Bompiani del 2013, è presente una lunga introduzione che ci racconta un po’ le circostanze in cui venne creata questa fiaba.
Perché è di questo che stiamo parlando, una vera e propria fiaba che potrebbe benissimo appartenere alla più grande tradizione di fiabe della storia.
Tuttavia, la sua origine e il momento in cui fu scritta non sono del tutto certe, anche se molto probabili.
L’introduzione (scritta da Wayne Hammond e Christina Scull) ci racconta che la famiglia Tolkien si era recata a Filey, una cittadina costiera dello Yorkshield, nel 1925. I figli erano ancora molto piccoli: John aveva otto anni, Michael cinque e Christopher uno. Priscilla doveva ancora nascere.



Il figlio Michael aveva con sé un giocattolo: un piccolo cane di stagno bianco e nero. Come tutti i bambini, era nella fase in cui non voleva separarsi mai dal gioco preferito, e quello del momento era proprio questo piccolo cane. Non se ne separava mai, nemmeno quando mangiava o era ora di mettersi a letto. Era il suo fidato compagno, sempre al suo fianco.
Purtroppo, il cagnolino andò perduto: bastò che incautamente Michael lo lasciasse sulla spiaggia mentre giocava col fratello, e non lo trovò più.
Sicuramente, possiamo immaginare quanto Michael fosse addolorato dalla perdita del giocattolo tanto amato. Per un bambino così piccolo, perdere una cosa così preziosa è quasi una tragedia insormontabile.
Tolkien, allora, aveva escogitato un modo per consolare il figlio. E lo fece nella maniera che più gli riusciva: raccontando una storia.
Tolkien voleva raccontare le avventure che avrebbe vissuto quel cane di stagno una volta separatosi da Michael, le sue peripezie e i suoi tentativi di tornare a casa. Cercava di consolare il figlio cancellando il ricordo della perdita con il racconto di nuove ed esaltanti avventure.



È così che cominciò a prendere forma la favola di Rover (Girandolone), un cane in carne e ossa che viene trasformato in giocattolo da uno stregone e viene smarrito sulla spiaggia da un ragazzino.
Non si ha la certezza che Tolkien scrisse Roverandom mentre era a Filey, ma certamente lo smarrimento del giocattolo del figlio deve aver contribuito a far emergere dalla sua fantasia questa favola meravigliosa, ricca di personaggi magici e spiritosi, compreso il nostro protagonista.

Se c’è una cosa che mi ha lasciato questo romanzo è sicuramente la voglia di leggerlo ancora. Sono sicura che un domani leggerò questo romanzo ai miei figli o ai miei nipoti, perché il modo in cui mi ha scaldato il cuore (a me che sono adulta) sicuramente saprà scaldare anche il cuore di un bambino.




Per ora vi saluto e vi do appuntamento con la prossima recensione a tema che sarà sul libro Il cacciatore di Draghi.

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