Road To Oscars: The shape of Water - La forma dell’Acqua



Nel 1962 Elisa, un'addetta alle pulizie affetta da mutismo, e la sua collega, che lavorano all'interno di un laboratorio governativo, finiranno per scoprire una creatura anfibia all'interno di una cisterna d'acqua. In particolare Elisa, spinta dalla solitudine, inizierà a sviluppare un rapporto di amicizia con lo strano essere.


The shape of Water - La forma dell’acqua è un film di Guillermo del Toro con Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer, Michael Stuhlbarg, Doug Jones, Lauren Lee Smith, Nick Searcy e David Hewlett.



Oltre alla candidatura a miglior film, il film è stato candidato per le categorie di miglior attrice (Sally Hawkins), miglior attore non protagonista (Richard Jenkins), miglior attrice non protagonista (Octavia Spencer), miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro, miglior scenografia, miglior colonna sonora, migliori costumi.



Con le sue undici candidature è tra i più quotati e questo porta al mio problema: quando ho iniziato a scrivere questa recensione mi sono trovata in difficoltà. Andrò con ordine per farvi capire come mai.

The shape of Water è una bellissima favola: una storia d’amore senza tempo, che abbatte tutti i muri e tutte le barriere. La storia mi ha commossa, devo essere sincera.
La recitazione di Sally Hawkins e di Richard Jenkins è qualcosa di fenomenale. Sally, che interpreta Elisa, è bravissima a rendere il mutismo del suo personaggio. C’è una scena in particolare dove Elisa non riesce a farsi capire e la sua frustrazione è palpabile, perché sa benissimo cosa vuole dire, ma non ce la fa. La recitazione in quel momento raggiunge dei picchi stellari.



Richard Jenkins interpreta invece Giles, il coinquilino di Elisa. Un uomo dolce e tenero che non se la passa troppo bene nella vita: non ha più il suo lavoro e ha palesemente una cotta per il commesso della tavola calda, ma sembra una cosa destinata a farlo solo soffrire. Un personaggio dolcissimo che ho amato davvero tanto.

La scenografia, i costumi e il ritmo del film sono eccellenti... per cui immagino che vi chiederete quale problema io abbia con questa recensione.

Il punto è che la storia non mi è sembrata così innovativa: è abbastanza cliché, qualcosa di già visto (un po’ alla Bella e la Bestia, come tematica, infatti le due storie hanno davvero molti punti in comune). Da Del Toro, che mi ha regalato delle perle come The Orphanage e Il labirinto del fauno, mi aspettavo qualcosa di più a livello di trama.



Forse sono io che sono diventata troppo esigente, ma volevo qualcosa di meno scontato. A metà film già immaginavo come sarebbe stato il finale e, nonostante la cura con cui è stato realizzato il tutto, un po’ mi rattrista che fosse stato così prevedibile.

Se fosse per me, comunque, darei subito la statuetta a Sally Hawkins (ma anche a Richard Jenkins).
Probabilmente, ci saranno categorie in cui sarò dilaniata dall’indecisione, una volta che avrò completato la visione di tutti e nove i film.

Intanto vi saluto e ci leggiamo alla prossima recensione!

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