The Frankenstein Chronicles



Londra, 1827. L'investigatore John Marlott trova il corpo senza vita di una giovane ragazza sul Tamigi. Quando si avvicina per ispezionare il cadavere, la bambina gli stringe il polso in un ultimo sussulto di vita. Durante l'autopsia si scopre che il corpo è composto da più bambini, cuciti e "assemblati" assieme in quella che sembra l'opera di un folle chirurgo.
Travagliato e inconsolabile per la sua storia personale (ha perso la moglie e la giovane figlia), malato di sifilide e vittima di sempre più insistenti allucinazioni, Marlott non rivela a nessuno che il cadavere della piccola sconosciuta era vivo nel momento del ritrovamento. Marlott inizia così ad investigare sui più recenti casi di bambini scomparsi, mentre attorno a lui si muovono loschi personaggi della politica e dell'ambiente medico londinese che cercano in tutti i modi di sviare le sue indagini.

Mi accingo a scrivere questa recensione dopo una full immersion in questa serie tv. Ho infatti visto tutto d’un fiato non soltanto la prima stagione ma anche la seconda. A mia discolpa c’è da dire che entrambe le stagioni hanno solo sei episodi, quindi dodici in totale, e non c’è voluto così tanto a finirla.
The Frankenstein Chronicle, disponibile in Italia sulla piattaforma Netflix, è una serie in costume ambientata nel Diciannovesimo secolo in Inghilterra.



Non è un ulteriore adattamento del famosissimo romanzo di Mary Shelley, ma piuttosto parte da quel punto per sviluppare una storia del tutto nuova.
Infatti, la Shelley è persino uno dei personaggi della prima stagione, e il libro Frankenstein è presente nella storia, anche se tutti pensano che sia solo un’opera di fantasia.
Il protagonista, Marlott, è l’emblema dell’uomo distrutto che cerca una sorta di redenzione, e lo fa buttandosi a capofitto nel caso che gli si para davanti.
La serie ha toni molto dark, inquietanti ed oscuri. Non analizza la faccenda di Frankenstein dal lato puramente fisico, ma anche dal punto di vista psicologico e filosofico.


Infatti, il presupposto della serie è una nuova legge che permetterebbe l’utilizzo dei cadaveri dei meno abbienti a scopi scientifici. Tuttavia, chi si oppone fermamente a questa legge, asserisce che queste persone verrano condannate per l’eternità, in quanto il giorno del giudizio non potranno riacquisire il proprio corpo.
Marlott è a metà strada: è costretto a lavorare per il promotore della legge, ma in cuor suo prova pena per quel che sta succedendo.


Questa serie mi è piaciuta immediatamente, non soltanto perché mi piace il periodo storico in cui è ambientata, ma anche perché la serie ha un ottimo ritmo, è abbastanza inquietante senza però ricadere nell’horror. Se il suo lavoro è quello di intrattenere, sa farlo al meglio delle sue forze.
Altra nota positiva è la presenza dell’attore Sean Bean, nel ruolo del protagonista: troppo spesso questo attore interpreta personaggi destinati a morire, e per una volta sono contenta che, essendo appunto il personaggio principale, è quasi certo che non saremo costretti a dirgli addio.
Per cui non posso fare a meno che consigliarvi questa serie e sperare che esca presto una terza stagione, perché ora voglio proprio vedere come continua.

Alla prossima recensione.



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