Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick



Nel 1992 la Guerra Mondiale ha ucciso milioni di persone e condannato all'estinzione intere specie, costringendo l'umanità a colonizzare lo spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente, e le compagnie producono copie incredibilmente realistiche: gatti, cavalli, pecore... Anche l'uomo è stato duplicato. I replicanti sono simulacri perfetti e indistinguibili, e per questo motivo sono banditi dalla Terra. Ma a volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici e di far perdere le proprie tracce. A San Francisco vive un uomo che ha l'incarico di ritirare gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano spesso il suo crudele mestiere, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano.

Conosciuto anche con il titolo di Cacciatore di Androidi, questo è forse uno dei romanzi più famosi di Dick ed è il libro da cui è stato tratto il celebre film Blade Runner.
Questo è uno dei rarissimi casi in cui mi è capitato di vedere prima il film e poi leggere il libro (cosa che non mi piace molto, ma non ho potuto fare altrimenti).
Devo dire che le due opere sono molto diverse, anche se di base la trama generale rimane la medesima: i dettagli che nel film sono stati cambiati contribuiscono a rendere uniche entrambe le esperienze, sia quella filmica che quella letteraria. Per questo, non mi è dispiaciuto poi così tanto conoscere già la storia quando ho iniziato a leggere.
Parlare del modo in cui scrive Dick mi sembra quasi superfluo, eppure voglio spendere due parole per rimarcare quanto lo stile di questo autore mi piaccia.



Soprattutto in questo romanzo, dà prova di grande maestria: spesso, mentre leggiamo, ci accorgiamo che Dick tende a rendere la situazione surreale, quasi comica in certi sensi. Ci viene il dubbio se quello che leggiamo sia davvero accaduto o sia falsato dalla memoria del protagonista. Questa cosa è molto importante, perché si ricollega a tutti i dubbi e a tutte le incertezze che il protagonista stesso ha.
Infatti, ha paura di non essere umano ma di essere anche lui un androide. Poi, si interroga sulla natura degli androidi, domandandosi se siano davvero semplici oggetti inanimati o se abbiano sviluppato una sorta di umanità tutta loro. Si chiede, insomma, se il suo lavoro di cacciatore di androidi sia giusto.
Come nelle altre opere di Dick che mi è capitato di leggere, la fantascienza non è mai fine a se stessa, ma più che altro un mezzo per parlare di svariati temi.
In particolare, in questo romanzo ci si chiede quanto sia giusto sterminare quella che può quasi essere considerata una nuova razza, nuove creature pensanti.
C'è una scena in particolare dove un collega suggerisce al nostro protagonista di avere un incontro sessuale con un androide per togliersi dalla testa tutti gli inutili dubbi che lo attanagliavano. 
Tuttavia, questo non fa che complicare le cose, perché avere un rapporto sessuale con un androide è quasi come averlo con un essere umano, portando nel protagonista una confusione ancora maggiore di quella che aveva prima.
Tutto questo porta il lettore a riflettere su ciò che sia in realtà la vita, su ciò che si può considerare vivo.
Certo, sono temi che ormai sono stati sdoganati all'interno del genere fantascientifico, ma finché non avevo letto questo libro non mi ero resa conto della grande qualità che ha la prosa di Dick di mettere in soggezione e spingere alla riflessione il lettore.
Per tanto, anche se pensate che siano temi triti e ritriti, vi consiglio di leggere questo libro, perché leggere direttamente dalla fonte ha un impatto emotivo molto più forte e vi spingerà a riflettere più di quanto pensiate.



Con questo romanzo ho chiuso la mia scia di libri di fantascienza, almeno per ora. Sono quasi sicura che la prossima recensione verterà su un genere diverso.
Rimanete sintonizzati per scoprire quale sarà il prossimo libro a cui mi dedicherò.

A presto!


Commenti

  1. Sono d'accordo con la tua recensione. In questo Libro Dick da il meglio di se, anche se per il finale pendo leggermente per quello del film.

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    1. Effettivamente ho avuto l'impressione, almeno per me, che il finale del film avesse molto più impatto. Ma avendo visto prima il film, magari mi sono influenzata da sola.

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