Il dono di Angela Greco



Una clinica in grado di modificare il passato delle persone; un videogioco rivoluzionario; una donna capace di sentire i pensieri degli altri; un sogno così vero da sembrare reale; una società in cui gli uomini conoscono la data della propria morte. Tredici racconti per esplorare i diversi aspetti della natura umana: l'identità, la sincerità, la felicità, l'illusione, l'amore, l'ossessione.
Tredici racconti per vivere realtà differenti.



Torno oggi a parlarvi di self publishing, e per quella che credo sia la prima volta, parliamo di una raccolta di racconti.
Il dono di Angela Greco racchiude in sé tredici racconti, di cui uno dà il titolo alla raccolta.
Ho un po' di difficoltà a recensire questa opera, perché non ho provato le stesse cose per tutti i racconti, quindi cercherò di farvi più che altro un quadro generale di ciò che ho pensato una volta terminata la lettura.
Allora, quando ho cominciato, ero piena di aspettative e le prime pagine mi erano piaciute subito. Mi piaceva lo stile della scrittrice: scorrevole e allo stesso tempo velato da un alone di mistero. È davvero brava a creare un'atmosfera di suspence e di disagio, non inteso in senso dispregiativo. Quel che voglio dire è che subito il lettore capisce che c'è molto di più di ciò che all'inizio ci viene presentato, e lo stile dell'autrice è perfetto per questo: instilla subito il dubbio che quel che leggiamo non corrisponda davvero alla realtà.
Però, e purtroppo c'è un però, il problema è che alcuni racconti mi sono sembrati quasi monchi, o conclusi in maniera troppo frettolosa.
Più che mostrare ciò che accade, narrarcelo mentre succede, l'autrice l'ha semplicemente descritto, a volte anche in poche righe.
Non so se riesco a spiegarmi, sono terribile a esprimere questo concetto. Farò una piccola metafora per spiegarmi meglio: in un film, ci sono due modi per raccontare un avvenimento.
Il primo è quello degli attori che lo recitano e ce lo mostrano in maniera diretta: noi assistiamo alla scena, sentiamo tutto il pathos, vediamo passaggio per passaggio.
Il secondo è che uno dei personaggi lo racconti a qualcun altro a posteriori, ma noi non vediamo cosa succede, semplicemente ne veniamo a conoscenza tramite quel racconto. Va da sé che non c'è lo stesso pathos che c'è con il primo modo.
Ecco, alcuni di questi racconti mi hanno spesso dato la sensazione che venga solo descritta la scena, invece che narrata.
Ovviamente, questa è la mia opinione e magari qualcun altro potrebbe confutarla - anzi, se l'avete letto e non siete d'accordo con me, scrivetemi pure un commentino, così possiamo confrontarci -, ma è comunque una sensazione che ho sentito spesso durante la lettura.
Il problema è che non sentivo nessuna aspettativa, dopo un po'. Come se alla fine mancasse quella smania di sapere cosa sarebbe successo.
Mi è veramente dispiaciuto, perché lo stile usato dall'autrice e i temi trattati erano veramente interessanti, ma non me li sono goduti appieno.
Tuttavia, sarei curiosa di scoprire se questo è un problema che ho legato ai racconti e se, magari, con un romanzo la storia sarebbe stata diversa.

Ci ho pensato un po' al voto da conferire, e alla fine ho optato per tre piume e mezzo. Purtroppo, la trama è una parte molto importante e nonostante la bravura nello scrivere dell'autrice, non posso dare di più.



Commenti