Cenere (La convergenza vol. 1) di Paola Velo


Trama:
Phobos ricorda bene il giorno in cui l’uomo che amava è morto, bruciato vivo davanti ai suoi occhi. Settecento anni non sono riusciti a sbiadire il ricordo, né il dolore, a causa del quale è diventato uno stregone immortale. Affine alla magia nera e a tutto ciò che essa comporta, Phobos prospera nel caos, fino al giorno in cui un gruppo di soldati, votati a sterminare ogni creatura magica, si mette sulle sue tracce. Non sarebbero una vera minaccia per lui, eccetto che per due piccole, quasi insignificanti condizioni: quei fanatici sembrano immuni alla sua magia; l’assassino inviato per portare a termine l’opera assomiglia in modo straordinario all’amante che Phobos ha perduto tanti secoli prima.
Aidan ha giurato di sterminare ogni stregone, fino a quando non sarà certo che quello che ha ucciso il suo ragazzo non sia morto insieme a tutta la sua specie abbietta. E sa fare il suo lavoro come se lo facesse da secoli, non da pochi anni. Ma il suo attuale bersaglio, uno stregone oscuro, si comporta in modo assurdo, cercandolo e avvicinandosi a lui invece che scappare e nascondersi.
In una strana danza tra preda e cacciatore, in cui i ruoli si scambiano e si mischiano, Aidan e Phobos si ritroveranno uniti dal caos e da un fuoco che rinasce costantemente dalle proprie ceneri.


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Giornata piovosa di dicembre e l’ispirazione per scrivere è poca, quella per lavorare ancora meno, così eccomi qui a recensire uno dei libri lasciati indietro la scorsa settimana, uno di quelli dove nei giorni fuori Roma ho rimuginato, cercando di impostare almeno mentalmente la recensione. Mi sono domandata più di una volta se il libro in questione mi fosse piaciuto o meno; l’ho preso sì, anche per la trama interessante, ma soprattutto perché agli stregoni non so resistere e questa mia debolezza molte volte mi porta a delle delusioni non indifferenti.
In questo caso non so ancora decidermi, il mio pensiero sul libro è complesso e anche quello che mi ha lasciato lo è. Inizialmente, dopo averlo terminato, ho pensato che non fosse né meglio né peggio di altri. Probabilmente l’ho letto male, forse mi sono sfuggite delle cose, dopotutto sono stata accusata di leggere le cose a metà o di non leggerle affatto. Comunque, poi ho raccontato la storia a una mia amica e parlandone la trama iniziava a prendere un senso. Alla fine sono giunta alla conclusione che devo parlare dei libri che ho letto, assillare le persone e in seguito farmi un’idea se mi è piaciuto o meno. Dopo la mia chiacchierata tutto si è fatto più chiaro.
Sorvolando su di me che chiacchiero e assillo persone, torniamo alla recensione: dunque, dopo giorni in cui ho riflettuto e riflettuto, sono giunta alla conclusione che il libro mi è piaciuto. Ok, non è perfetto, almeno non dal mio punto di vista, forse è un lungo prologo, un preludio a qualcosa che avverrà in seguito, ma al momento ha presentato due ottimi personaggi, perché Phobos e Aidan lo sono. Sono due personaggi ben caratterizzati, con un passato lungo e complesso alle spalle. Il loro rapporto è interessante, mi è piaciuto il loro passato, come il presente, il modo in cui man mano si conoscono di nuovo.
Questo è uno di quei romanzi complicati da recensire in maniera decente, soprattutto cercando di non fare spoiler, ma tenterò di non rivelare troppo.
Come ho accennato sopra i due personaggi sono ben costruiti. Phobos, che si porta dietro una vita lunga secoli, un dolore nel cuore che lo ha reso gelido e distaccato, rancoroso verso il mondo, ma soprattutto verso gli esseri umani, non ha mai superato la perdita del suo compagno, dell’uomo che amava più della sua stessa vita.
Aidan al contrario è un personaggio complesso; anche lui si porta dietro un passato lungo e particolare, un desiderio di vendetta verso gli stregoni che gli hanno portato via il suo amato, eppure, quando incontra Phobos, qualcosa lo trattiene, gli impedisce di fargli del male e di farlo uccidere.
C’è qualcosa che spinge l’uomo, il cacciatore, a non fare del male a quel potente stregone; un qualcosa a cui non sa dare un nome, non subito almeno.
E dal loro primo incontro ecco che c’è un mix di fantasy, azione ed erotismo all’interno di questo romanzo, un mix con contorno di mistero, perché se la storia di Phobos e Aidan si delinea attraverso il tempo, portando i due a scoperte inimmaginabili, devono anche pensare a chi sta dando la caccia a Phobos e perché.
Ho adorato il mondo in cui il libro è impostato, il presente, le descrizioni, momenti più veloci di pura azione e poi i salti temporali in un altro tempo, in un’altro luogo, dove anche solo pensare di amare un altro uomo poteva far finire sul rogo colui che veniva accusato di sodomia. Con questi ricordi, con i salti temporali, man mano conosciamo più a fondo i protagonisti di questo romanzo, ma soprattutto gli eventi e le difficoltà che hanno affrontato con il tempo e come sono giunti al presente, a incontrarsi.
Ho adorato l’elemento fantasy del romanzo, il modo in cui si risvegliano i poteri degli stregoni, l’idea in cui ci sia una scintilla di magia in ogni essere umano e poi un evento, che sia più o meno traumatico, un dolore, porti le persone a risvegliarla.
Ho apprezzato il modo in cui, pur in maniera differente, chi è dotato di magia venga considerato come nel medioevo, cattivo e pericoloso, in modo che questo comportamento non si discosti troppo dalla realtà, dalla storia e dalla caccia alle streghe che c’è stata un tempo. Al tempo stesso la trama mi ha sorpreso, soprattutto per un tocco originale, un elemento fantasy e come è stato gestito di cui non menziono troppo altrimenti sarebbe uno spoiler immenso e rovinerei la lettura a chi è interessato.
Questo è il primo libro di questa autrice che leggo; non so se è un’opera prima o c’è altro di suo, ma sono curiosa di leggere il seguito di questa serie, sapere se i due protagonisti ci saranno anche nel prossimo romanzo e cosa accadrà loro.
Lo stile dell’autrice poi è intrigante: ho apprezzato il suo modo di scrivere e descrivere, ma soprattutto l’introspezione dei personaggi, ricordando il passato, i secoli. Si avvertiva il dolore di Phobos, la sua solitudine e allo stesso tempo la rabbia che provava verso il mondo, verso i suoi simili, verso coloro che prima si consideravano amici del suo compagno e subito dopo inneggiavano ed esultavano mentre bruciava sul rogo.
L’impatto psicologico degli eventi sui personaggi è ben descritto; mi piace come l’autrice ha gestito gli eventi e assieme a questi il modo di comportarsi dei personaggi. Per quanto l’attrazione tra i due protagonisti ci sia sin da subito, per quanto il loro comportamento li porti a non considerarsi nemici, anche se lo sono, viene descritto bene: i dubbi, le domande sul come mai quell’attrazione, sul come mai entrambi pensano o meglio provano quella sensazione di essersi già visti, di conoscersi da tanto tempo, come se tra loro ci fosse un legame.
Come ho detto il libro mi è piaciuto, dopo averci rimuginato sopra a lungo e rileggendo alcune parti sono riuscita ad apprezzarlo, anche le scene erotiche che non ho trovato per nulla volgari.

Siccome sono striminzita con i voti, per me sono quattro piume, con la curiosità di sapere come procede questa serie. Dimenticavo, un complimento particolare per chi ha realizzato la cover: è stupenda e ha dei colori meravigliosi.




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