Il grande dio Pan di Arthur Machen



Finalmente, dopo anni di ricerche nel campo delle scienze occulte e dello studio delle funzioni cerebrali, il dottor Raymond è pronto per portare a termine un folle esperimento. Una notte d'estate, assieme all'amico Clarke, che sarà suo testimone, decide di sottoporre la giovane Mary a un intervento chirurgico al cervello per consentirle di sollevare il velo che cela la mostruosa divinità della natura, il Grande Dio Pan. Ciò che la ragazza vede la sconvolgerà per sempre. Molti anni dopo, in una Londra vittoriana ancora profondamente scossa dagli omicidi di Whitechapel, una catena di inspiegabili suicidi sconvolge le famiglie benestanti del West End, stringendo la città in una morsa di terrore nella quale nessuno può dire chi sarà il prossimo, né quando accadrà. Soltanto Villiers, appassionato esploratore notturno, il gentiluomo Austin e lo stesso Clarke, segretamente affascinato dall'occulto e dal mistero, sospettano che dietro ai suicidi possa nascondersi un'enigmatica figura femminile.


Il periodo dei romanzi horror a quanto pare non è finito per me. Infatti, quello di cui vado a parlarvi oggi è Il grande dio Pan dello scrittore gallese Arthur Machen, un classico dell'horror gotico che mi ha tenuta incollata alle pagine ma allo stesso tempo mi ha terrorizzata.
Ma andiamo con ordine: per tutto il romanzo c'è una sorta di aura di mistero che aleggia sui personaggi. La storia ci mette un po' a svelare i suoi misteri, a permettere al lettore di unire i puntini e capire ciò che si cela dietro al velo.
E forse è proprio per questo che mi ha spaventata tanto.
Effettivamente, non accadono avvenimenti così spaventosi, in teoria. Soprattutto, tutto ciò che può far paura non viene mai mostrato direttamente, ma soltanto raccontato a posteriori e sempre cosparso da questo velo di mistero.
Eppure, una sottile ansia mi ha presa non appena ho iniziato a leggere, ed era proprio questo non sapere con certezza cosa stesse succedendo ai personaggi che mi angosciava.
Lo stile dell'autore è incredibilmente vivido e realistico, e certamente sa come far provare emozioni ai propri lettori.
Ve lo consiglio?
Sì, decisamente: anche se siete fifoni come me, non fatevi frenare. Il romanzo è veramente un gioiello della letteratura gotica, l'autore è bravissimo a creare la giusta ambientazione, il giusto ritmo.
La lunghezza non è eccessiva, e la mia versione aveva anche il testo inglese a fronte - cosa che adoro, perché a volte mi piace leggerli in lingua originale e capire com'è lo stile dell'autore nella sua lingua d'origine - per cui si legge veramente in un pomeriggio.
Se amate libri come Dracula e Frankenstein, ma anche Giro di Vite, questo è il romanzo che fa per voi.
Voglio fare solo un ultimo appunto su un aspetto che di solito non cito mai in una recensione: la copertina.
Quando mi è stato consigliato questo romanzo, che non conoscevo, a colpirmi è stata la copertina (quella che trovate in alto). In questa edizione del 2018, edita da Adiaphora, la copertina è veramente stupenda e suggestiva: suscita quasi le stesse sensazioni che dà la lettura.
Questo è molto importante, perché il lettore entra nel giusto mood ancora prima di leggere.

Il mio voto per questo libro è cinque piume, ovviamente: per la maestria dello scrittore, l'abilità nel narrare e per aver saputo creare un vero romanzo horror basandosi solo sul suo stile, senza bisogno di elementi esagerati o forzature.



Commenti

  1. Sono d'accordo è un bellissimo romanzo, lo stile di Machen è stato poi di grande ispirazione per scrittori horror successivi come King e Lovecraft (che lo adorava così tanto da citarlo spesso nelle sue opere).

    Considerando che Machen in gioventù dovette farsi strada in una soffitta colma di libri esoterici per redigere il catalogo di una libreria, viene da chiedersi cosa abbia inventato e cosa invece "preso in prestito" per redigere il suo libro.

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    1. Devo ammettere che non sono molto ferrata su Machen, ma questo è uno spunto di riflessione interessante. Del resto, è abbastanza visibile quanto abbia preso spunto dalla mitologia per creare la figura del "suo" Pan.
      Tra l'altro, parlando di Lovecraft, la mia versione aveva la postfazione scritta proprio da lui.

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