L’uomo che non c’era di Erin E. Keller (Anteprima)



Trama:

Jimmy O’Brien non ha avuto una vita facile.
Nato in una famiglia molto povera e picchiato quotidianamente dal padre violento, da ragazzino riesce a scappare a morte certa piombando letteralmente tra le mani di George Finn, boss irlandese di Chicago, braccio destro di Bugs Moran, famoso rivale di Al Capone. Da quel momento in poi, Jimmy entra a far parte di un mondo fatto di violenza e cieca fedeltà al capo.
Jimmy è abituato a non esternare i propri sentimenti, l’ha imparato fin da bambino. Ma la vicinanza con il figlio di George, Henry, gli rende la vita difficile e ancora più tormentata.
L’incontro con un ragazzo di strada, poi, complica ulteriormente le cose, soprattutto quando proprio Henry decide inspiegabilmente di ospitarlo nella sua villa.
Il Natale è ormai alle porte, e l’arrivo imminente di un carico di alcolici dall’Europa potrebbe essere l’occasione tanto attesa dal clan Moran per avere la meglio su Capone.
Per assicurarsi che tutto vada per il meglio, Jimmy si affida a un poliziotto che ha sempre ricattato dopo averlo incontrato in un locale per omosessuali, David Sheena. David è luce, tanto quanto Jimmy è ombra.
In un mondo in bianco e nero, dove non c’è spazio per le debolezze, Jimmy si troverà a dover lottare per la propria vita e per quella delle persone a cui tiene, cercando di tenere a bada ciò che si agita nel suo petto e che non avrebbe mai pensato che potesse farlo sentire così vivo.

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In questi giorni sto leggendo veramente tanti libri interessanti, libri molto belli che mi hanno catturato, ma quello che mi sto accingendo a recensire ha qualcosa di speciale: dal momento in cui ho letto la trama non vedevo l’ora di leggerlo, per tanti motivi. Il primo è che io adoro i ruggenti anni Venti, sia per la musica, sia per l’ambientazione, ma anche per la storia in sé che racchiudono. Se poi parliamo degli anni Venti negli Stati Uniti d’America il primo luogo, la prima città che mi viene in mente è Chicago. Potrebbe essere scontato, lo so, ma se chiudo gli occhi e penso al jazz e alla guerra tra bande, alla criminalità organizzata e ai libri noir è il primo luogo a cui penso, quello adatto per ambientare una storia, ma soprattutto è quello che ha la storia perfetta, avvenimenti che sono stati tramandati per anni. Dopotutto, pensando a quel periodo, chi non ha mai sentito parlare di Al Capone, di Bugs Moran e della strage di San Valentino?
Quello che ho appena terminato di leggere è un perfetto mix tra il romance e il noir; parlo di romance per via della storia, della trama e anche per il finale del libro, perfetto per la collana in cui è stato inserito, ma ha anche tantissimo del noir.
Ora, come mio solito, farò una piccola chiacchierata, una digressione, giusto per parlare un po’ del genere noir e di quanto io lo adori.

Il nome noir deriva dal francese e sta a significare nero, misterioso, cupo. Chiamato anche romanzo nero è una variante del poliziesco, più specificamente un sottogenere dell’hard boiled nato negli USA alla fine degli anni venti del XX secolo.
Solitamente il protagonista del romanzo noir è un sospettato, una vittima o l’esecutore stesso e una delle caratteristiche più importanti dei libri noir è l’autodistruzione del protagonista stesso; anche i personaggi cosiddetti buoni, in un romanzo noir si muovono sempre su una linea sottile in cui ogni loro comportamento, ogni azione è ai limiti della legalità. Per non parlare dell’ambiente che circonda il protagonista, non meno problematico e corrotto di quanto non lo possa essere lui stesso.
In alcuni tipi di noir, poi, ha molta importanza anche l’ambientazione in cui si svolgono i fatti, la città in cui i personaggi si muovono ha la stessa importanza dei protagonisti stessi, con i rumori e le descrizioni, e come la città ci sono anche altri elementi fondamentali all’interno di un noir metropolitano, come la violenza, la criminalità e il degrado.

Il romanzo di Erin E. Keller è un mix perfetto tra il romance e il noir; ammetto che mi sarebbe piaciuto che Chicago avesse un po’ più di spazio, ma lei ha inserito personaggi storici e soprattutto avvenimenti importanti di quel periodo storico, pertanto va benissimo così. Ma il punto che rende il romanzo dal mio punto di vista in parte noir sono i personaggi. Jimmy, come Henry, sono personaggi particolari; loro sono ombre, sono oscuri e pericolosi. Jimmy e Henry a primo impatto rispecchiano il perfetto gangster dell’epoca: circondati da scagnozzi, alcol illegale e soldi, procedono con la loro vita cercando di andare avanti e sopravvivere tra scontri con la banda degli italiani. Il modo in cui sono descritti è perfetto: il primo, silenzioso e solitario, finito quasi per sbaglio in quel mondo, salvato da una famiglia che non lo amava e da un padre violento, è arrivato in un luogo forse anche più pericoloso, un clan mafioso che lo ha spinto verso un’unica direzione.
Henry a primo impatto invece è il personaggio che sembra più instabile, quello più pericoloso, ma con l’andare avanti della lettura si scopre il motivo, il perché del suo comportamento, dei suoi attacchi di rabbia, di quella sorta di odio che prova verso Jimmy.
Eppure entrambi non sono poi così ombra, non sono solo personaggi negativi, scuri, dei delinquenti incalliti. Entrambi sembrano essere finiti in quel mondo contro la loro volontà, uno perché ci è nato, l’altro arrivatoci per delle tragiche fatalità. Eppure entrambi sembrano non amare quella vita, vanno avanti, fanno quello che devono fare, per il quale sono stati educati; hanno innalzato un muro attorno a loro, eppure quel mondo, quella violenza non fa per loro. Lo sanno, non lo hanno mai esternato, ma ne sono perfettamente consapevoli.
E alla fine ecco che, in tutta quell’oscurità, entrambi hanno una scintilla, hanno una luce, qualcosa che li fa riflettere, che finalmente li fa rendere conto di cosa vogliono, di cosa desiderano.



I punti forti del libro sono lo stile dell’autrice, di cui non avevo mai letto nulla (questo è il primo libro e me ne sono innamorata), e la caratterizzazione dei personaggi. Jimmy e Henry sono veramente complessi, a metà tra luce e ombra, in molti casi molto più ombra; poi ci sono coloro che gli ruotano attorno, il giovane Martin, troppo giovane, che ha vissuto cose che la maggior parte delle persone non dovrebbero nemmeno sapere, fino a quando non si ritrova nella casa di questo mafioso, di questo strano uomo e non ne ha paura, tutt’altro lo vede come un salvatore. Come vede una scintilla di buono anche in Jimmy.
Lo stesso vale per Jimmy; dal momento in cui ha incontrato il detective David Sheena si è domandato a lungo come mai non lo abbia sfruttato di più, cosa ci sia in quell’uomo che lo abbia spinto a non chiedergli più informazioni. Forse è lo sguardo limpido, la gentilezza, il suo essere fuori dal comune. Non sembra nemmeno un detective, troppo buono, troppo luminoso anche per lavorare nella polizia.



Quella che ho avuto tra le mani è stata una lettura interessante, con uno stile impeccabile, una trama interessante e dettagli storici perfetti, con dietro veramente tanta tanta ricerca. L’ho divorato e avrei voluto che non terminasse mai.



Il libro scivola via con una trama articolata, avvenimenti che lasciano senza fiato, mentre il lettore è in trepidazione, portandolo in un tempo passato, nel freddo dell’inverno di Chicago, mentre la città è in preda all’ansia, come se una strana elettricità si fosse impossessata di lei, pronta a dare fuoco a tutto e investendo tutti gli abitanti. Già, perché nella guerra tra bande non erano solo i mafiosi, i membri delle bande a finirne in mezzo, ma anche qualcuno che passava lì per caso e malcapitati cittadini.
Una lettura consigliatissima, per lei quattro piume.





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