Bello in rosa di Jay Northcote



Trama:
Ryan non sta cercando una relazione con un ragazzo... e Johnny non sta cercando una relazione, punto.

Ryan è sempre stato attratto da altezza, gambe lunghe e capelli biondi, preferibilmente femminili. Quando Johnny attira il suo sguardo a una festa, Ryan si scopre interessato, anche se con un maschio non gli era mai successo. L'attrazione è reciproca, e la notte fantastica che segue gli apre gli occhi sulla sua bisessualità.

L'esperienza ha insegnato a Johnny che l'amore fa male. Rimanere single è più sicuro, e non c'è bisogno di relazioni complicate visto che rimorchiare è facile. Quando si trasferisce nella casa accanto a quella di Ryan, tutti e due sono interessati a riprendere da dove avevano interrotto, e sembra un accordo ideale: comodo, di reciproca soddisfazione, e senza implicazioni.

Nonostante le loro migliori intenzioni di mantenere tutto occasionale, oltre al legame fisico ne sviluppano uno emotivo. Entrambi cominciano a volere di più da quel rapporto, ma hanno paura di ammetterlo. Se vogliono far funzionare le cose bisogna che comincino a essere sinceri; prima con se stessi, e poi l'uno con l'altro.

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Eccomi finalmente a recensire questo libro. In questi giorni vado molto a rilento con le recensioni, ma ho veramente tante cose da fare. Poi mi sono ritrovata a scrivere anche qualche recensione difficile; per i libri che mi sono piaciuti è facile scrivere una recensione, per quelli che non ho apprezzato è anche più facile. Il problema nasce nel momento in cui il libro è senza infamia e senza lode, ma al tempo stesso non ti ha lasciato nulla.
Con l’autore di Bello in rosa, in questo caso, ho avuto questo problema: ho letto altri suoi lavori e li ho veramente apprezzati, mi sono piaciuti e mi hanno lasciato tantissimo, in questo caso invece mi è rimasto ben poco.
Per lo stile nulla da dire, scorrevole, si legge bene, anche il modo in cui trasporta il lettore nella vita degli studenti universitari di una piccola città inglese non è male; il problema nasce con la trama.
L’idea è anche interessante, ho notato che lo scoprirsi bisex va molto di moda nei libri, ma credo che questa cosa debba essere ben descritta: non dico che Jay Northcote non lo abbia fatto, tutt’altro, però ha dato più spazio alle scene di sesso, dal mio punto di vista, che ai pensieri di Ryan. Sì, ha avuto paura di quello che ha fatto, ha parlato del fatto che da ragazzino fosse attratto anche dai ragazzi, androgini, biondi e molto effeminati, ma non per questo è venuto fuori un qualcosa di introspettivo. Ho come l’impressione che ogni decisione di questo ragazzo sia guidata più dai suoi istinti, dalla voglia di fare sesso e dal suo pene, piuttosto che da un vero e proprio ragionamento su cosa gli piace o non gli piace, su chi è realmente. Non che ci sia nulla di sbagliato, dopotutto molti uomini ragionano prima con una cosa e poi con il cervello, quindi potrebbe anche essere realistica come cosa, però scrivendo un libro dove uno dei due protagonisti si ritrova ad affrontare per la prima volta nella sua vita adulta l’attrazione verso un uomo e in seguito dei sentimenti verso qualcuno del suo stesso sesso, forse lo avrei fatto con meno scene di sesso e un po’ più introspettivo. Ci sono alcune parti in cui parla con i suoi amici, con il suo migliore amico, eppure ho trovato tutto troppo semplicistico. Non che debba essere complicato per tutti, però non so, forse avrei reso più articolato il modo in cui affronta la situazione, gli istinti e in seguito i suoi sentimenti.
Johnny, l’altro protagonista, invece mi è sembrato una macchietta, una figura bellissima che è apparsa all’improvviso; viene descritta per il suo fisico, per il suo essere provocante, per come si diverte a sedurre gli etero curiosi, ma alla fine di lui si conosce e si scopre poco e nulla. Non si è ben capito nemmeno se frequenta l’università, se ha terminato, se non ci è mai andato, se lavora e basta. Insomma, invece di essere l’altro protagonista della storia è un personaggio che appare, viene messo a fuoco durante le scene di sesso e poi torna a essere un’ombra, e la cosa più assurda è che in tutto questo ha dei pov suoi, pov in cui spiega in maniera troppo sbrigativa del suo passato, del perché non vuole delle storie serie, del suo essere stato ferito da un ex. Ma è veramente tutto troppo approssimativo.


Togliendo la parte che sarebbe dovuta essere più introspettiva, più approfondita, con i pensieri di Ryan, questo cambiamento, questa attrazione per un altro uomo, la trama del libro alla fin fine è abbastanza banale. Una storia d’amore, inizialmente più sesso che amore, con il solito lieto fine e il tutti vissero felici e contenti.
Di libri dello stesso autore ne ho letti di più belli e articolati, questa volta per me è un no. Probabilmente per altri sarà stata una lettura piacevole, di evasione, ma penso che una storia non possa essere troppo approssimativa, anche se fa parte della categoria romance.
Due piume, con tanto rammarico; mi aspettavo di più.




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