Aladdin (Film 2019)


Aladdin, il film Disney live-action diretto da Guy Ritchie, vede protagonista il personaggio del titolo (Mena Massoud), un amabile ragazzo di strada ansioso di abbandonare la propria vita da furfante poiché convinto di essere destinato a qualcosa di più grande. Dall'altra parte della città di Agrabah, la figlia del Sultano, la Principessa Jasmine (Naomi Scott), coltiva a sua volta i propri sogni. Desidera una vita fuori dalle mura del palazzo e vorrebbe utilizzare il proprio titolo nobiliare per aiutare gli abitanti di Agrabah, ma suo padre è troppo protettivo e la sua dama di compagnia Dalia (Nasim Pedrad) non la perde mai di vista. L'obiettivo del Sultano (Navid Negahban, voce italiana di Gigi Proietti) è trovare un marito adeguato alla figlia, mentre il suo leale e fidato consigliere, il potente stregone Jafar (Marwan Kenzari), è frustrato dall'atteggiamento passivo del Sultano nei confronti del futuro di Agrabah ed escogita un piano per impadronirsi del trono.

Che la Disney stia tentando negli ultimi anni la strada dei remake è cosa nota a tutti. Le motivazioni sono principalmente due: da un lato c'è la volontà di aggiornare i diritti d'autore di personaggi discretamente vecchi e sostituire gradualmente il merchandising per un pubblico più recente, dall'altra invece si tenta di modificare temi oggigiorno inaccettabili (vedi la scena dei corvi di Dumbo) per venire incontro ai gusti e alla sensibilità più moderna.
Sono sincero: non mi fa impazzire tutto questo. Sono cresciuto con i classici della Disney e ogni volta ho il terrore di vedere buona parte dei miei ricordi d'infanzia modificati e resi irriconoscibili. Aladdin, poi, è forse il cartone animato che più ho visto da piccolo da quanto lo adoravo, quindi il terrore era duplice. Fortunatamente il risultato finale è discreto, anche se non esente da difetti.

Non sto a dilungarmi sulla trama, penso che mezzo mondo la conosca a memoria e al netto di qualche inevitabile modifica la storia scorre più o meno come più di vent'anni fa. A farla da padrone in questa versione sono ovviamente i tre protagonisti principali, ovvero Aladdin, Jasmine e il Genio. Mena Massoud se la cava discetamente, anche se resta meno immediato della controparte animata e ci mette un pò a fare breccia nel cuore degli spettatori (anche se dimostra doti acrobatiche notevoli). Naomi Scott invece è una principessa molto convincente, che, nonostante non cancelli l'intreccio sentimentale, dimostra una voglia di farsi valere e rispettare in un mondo maschile molto in linea con i tempi moderni. Anacronistico, considerando il periodo storico in cui è ambientato il film, ma in fondo anche la Jasmine del 1992 era discretamente combattiva rispetto ad altre sue colleghe.
Parliamo poi del Genio: nel film originale era forse l'elemento meglio riuscito, e qualsiasi tentativo di imitare o comunque replicare il mito dell'interpretazione di Robin Williams sarebbe parso poco più di un insulto. Will Smith, invece, in maniera molto intelligente, preferisce darci una versione del personaggio più simile ai suoi ruoli precedenti, da Willy il Principe di Bel-Air a Hitch: sarcastico e sfrenato, le scene più divertenti sono le sue (soprattutto nei momenti con l'ancella della principessa, personaggio creato ad hoc per il film, ma discretamente ben caratterizzato).

Le note dolenti arrivano purtroppo sul fronte degli antagonisti: Jafar è uno dei villain più carismatici della Disney, e Marwan Kenzari non riesce a rendergli onore. Personalmente ho apprezzato la scelta di dargli un background da ex ladro di strada che ha scalato la piramide sociale (che crea inoltre un parallelismo con lo stesso Aladdin), ma l'attore scelto è troppo giovane e manca del fascino che contraddistingueva l'originale. Anche Jago qui subisce un crollo, passando da essere un meraviglioso scagnozzo (i dialoghi tra lui e Jafar del cartone animato sono leggendari) a una macchietta priva di caratterizzazione con pochissime battute.

Visivamente parlando il film è ovviamente uno spettacolo per gli occhi: le ingerenze dei musical di Bollywood sono evidenti, e l'impressione generale è quella di assistere ad una gigantesca e lunghissima parata di Disneyland. Menzione speciale per quanto mi riguarda alle musiche: i due brani originali (che poi in realtà sono due versioni diverse dello stesso ma vabbè) sono i più trascurabili, ma i rifacimenti delle musiche originali di Alan Menken sono orecchiabili e funzionano benissimo. Personalmente ho preferito un compromesso come questo piuttosto che una situazione come La Bella e la Bestia, in cui le canzoni erano talmente tanto uguali da rasentare il ridicolo.

Nel complesso l'operazione nostalgia è ben riuscita, nonostante tutto. Bisognerà vedere il mese prossimo cosa combineranno con il remake di un certo leoncino d'oro...


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