Review Party: Insegnami a dire addio di Dawn Blackridge





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Trama: 
Isola di Ohau – Hawaii – gennaio 1932.
Tanui Wamblee è un nativo hawaiano di origini polinesiane rimasto solo al mondo dopo la morte del padre. Nel giorno del funerale dell’unico genitore rimastogli, prende la decisione di fare il passo che ha rimandato da tempo e diventa socio del suo amico Anapa nella proprietà del locale di quest’ultimo, denominato Etanà, il dio tatuato.
Gennaio 1941
Il tenente Liam Brooks, pilota di caccia, è solito ficcarsi nei guai e, dopo l’ennesima rissa in cui è coinvolto, viene trasferito alla base militare di Pearl Harbour.
Tanui incontrerà per caso, nel suo locale, uno dei suoi tanti frequentatori, un soldato in libera uscita.
Conoscersi farà scoccare una scintilla tra i due, che si trasformerà in un incendio e darà vita a un amore totalizzante. Tanui, farà conoscere a Liam i luoghi più segreti, noti solo a lui, dell’isola, le leggende della sua gente e si accorgerà di provare per la prima volta un legame anche spirituale con lui, e lo stesso Liam sperimenterà sensazioni diverse da quelle cui è stato abituato.
Il 7 dicembre 1941 con l’attacco a Pearl Harbour, il destino si accanirà contro di loro.
La vita tuttavia segue strade misteriose e proprio quando ci sembra di non farcela, di non vedere la luce alla fine del tunnel, succede qualcosa di assolutamente inaspettato che ci farà guardare al futuro di nuovo pieni di speranza.

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Le Hawaii penso siano un sogno, un luogo lontano che a stento riesco a immaginare. Le ho viste in molti telefilm con il passare degli anni, ma la cultura, la loro storia, le tradizioni sono qualcosa che difficilmente riescono ad arrivare a qualcuno che non le conosce bene. Questa storia e queste tradizioni poi con il tempo si sono mischiate, le stesse isole hanno una loro storia, prima e dopo il 7 dicembre del 1941. Ma quel giorno rappresenta qualcosa di doloroso, un giorno in cui gli Stati Uniti, anche se in un arcipelago tanto lontano, sono stati colpite sul loro territorio. L’attacco a Pearl Harbor ha ferito gravemente l’America e al tempo stesso li ha spinti a scendere in guerra, ma ha lasciato dei segni sugli abitanti e su tutti coloro che sono venuto dopo.
Insegnami a dire addio di Dawn Blackridge ruota attorno a questo periodo, ambientato negli anni quaranta del secolo scorso. Un periodo da descrivere decisamente complesso sotto diversi punti di vista, prima di tutto perché all’epoca l’omosessualità era ancora un reato, pertanto i protagonisti della storia devono stare molto attenti; anche se le isole nell’Oceano Pacifico erano più tolleranti di altri posti, facevano sempre parte degli Stati Uniti d’America. Alcuni dei personaggi poi sono dei militari, e all’interno dell’esercito l’omosessualità non è mai stata vista bene, anche in tempi più moderni.


Dunque, è la prima volta che leggo un lavoro di questa autrice; per quanto abbia letto diverse recensioni sui suoi lavori non mi era mai capitato di leggere nulla; non per cattiveria o disinteresse, ma per mancanza di tempo. Parlando con una mia amica oggi, dopo aver scrutato a lungo le bozze delle recensioni inserite sul blog, mi sono domandata come mai la mia pila di libri invece di diminuire aumenta. Pertanto mi ritrovo con cose uscite secoli fa che ancora devo decidermi a iniziare. La cosa che mi preoccupa è che, tranne pochi libri e pochi autori, non sono una che deve per forza leggere tutte le novità in libreria, quindi significa che sono veramente una lumaca.
Comunque, dopo il mio sproloquiare posso dire che Dawn Blackridge mi piace come autrice, mi piace il suo stile e ho apprezzato questo romanzo. Diciamo che è stato un primo incontro interessante.
La trama di Insegnami a dire addio l’ho trovata un perfetto mix tra il classico romance e qualcosa di più profondo, una storia d’amore passionale, ma anche qualcos’altro, l’imparare ad affrontare il dolore e la perdita. Perché è vero che perdere qualcuno è devastante, ma arrivati a un certo punto bisogna andare avanti, continuare a vivere e conservare nel cuore tutti i bei ricordi, senza però lasciarsi andare.
La parte della perdita, del dolore, è gestita molto bene dall’autrice, anche se ho trovato un piccolo problema, non del libro, ma mio: ero uscita da una lettura devastate, straziante che mi ha fatto versare mari di lacrime. Ho letto il libro di un autore che ha riversato veramente tutti i suoi sentimenti in quello che ha scritto, pertanto inconsciamente mi sono ritrovata a paragonare i due stili, forse il dolore provato da due diversi protagonisti e in questo libro mi è arrivato di meno, come mi è arrivata poco l’ansia della guerra, del periodo storico in questione. Per quanto distanti, per quanto inconsapevoli di quello che sarebbe accaduto, non ancora in guerra, non ho avvertito nemmeno un filo di preoccupazione, come se le isole fossero racchiuse in una sorta di bolla, lontane da tutto e tutti. Un mondo a parte precipitato in un incubo il giorno dell’attacco a Pearl Harbor. Ora, non so se questo senso di felicità lontano da tutto e tutti sia stata una cosa creata volutamente dall’autrice, o in caso contrario nata per caso durante la stesura del romanzo; diciamo che, se in alcuni momenti forse mi ha un po’ disturbato, in seguito ha reso più devastante l’impatto della guerra, dell’attacco Giapponese, della morte. Ha reso tutto più reale, non solo qualcosa che accadeva ad altri, lontano. La guerra c’era ed era arrivata anche in Paradiso.
Lo stile di Dawn Blackridge è pulito, scorrevole, anche se, come ho scritto sopra, ho avuto qualche problema a livello di empatia;  ho trovato la storia ben strutturata, ottime le descrizioni delle Hawaii, leggevo e le avevo davanti con le spiagge stupende, l’acqua cristallina e quella temperatura mite... ero pronta a fare le valigie. Le descrizioni sono perfette, come si nota tutto il lavoro di ricerca per la cultura delle isole, le parole, le tradizioni. Ma il punto veramente forte del romanzo sono i personaggi, protagonisti e comprimari.
Tanui è stupendo, bello dentro e fuori, un personaggio decisamente spirituale per alcuni versi. L’ho adorato dal momento in cui ho iniziato il libro e mi è dispiaciuto per lui, per la sua solitudine, della vita piena di dolore che ha affrontato negli anni.
Liam è invece il suo completo opposto e allo stesso tempo simile a lui; insieme sono come la benzina e una scintilla, si sono trovati e la passione si è accesa tra di loro come un incendio. Sono stupendi insieme, splendidi, ma i due personaggi che ho trovato veramente adorabili sono Adam e Paul; se la storia tra Tanui e Liam è un incendio, quella tra gli altri due personaggi è un amore profondo, qualcosa coltivato e portato avanti nel tempo, sopravvissuto a molte cose, all’epoca, al periodo storico, alla lontananza e alla guerra. Loro due mi sono veramente entrati nel cuore.


Quello che ho avuto modo di leggere e recensire è stato un libro molto bello, un romanzo ben strutturato che mi ha trasportato sicuramente indietro nel tempo, oltre l’oceano, osservando come l’amore tra due persone, un amore tanto puro, doveva essere tenuto nascosto, poteva non essere capito. Poteva portare alla fine due persone, ma allo stesso tempo ho letto di come queste persone hanno combattuto per quell’amore, per il loro futuro.
Tutti i miei complimenti all’autrice per aver creato una storia profonda, dolce, ma anche vera e piena di disperazione e solitudine.
Complimenti per personaggi complessi, con uno splendido background e una storia dolorosa alle spalle.
Quattro piume per lui.




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