Silence (film 2016)



Anno 1633. Due gesuiti, Padre Rodrigues e Padre Garupe, non possono credere alla notizia che il loro maestro, Padre Ferreira, partito per il Giappone come missionario, abbia commesso apostasia, abbia rinnegato la propria fede. 
Decidono quindi di partire per l'Estremo Oriente, pur sapendo che in Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati e chiunque possieda un simbolo della fede viene sottoposto alle più crudeli torture. Una volta arrivati troveranno come improbabile guida il contadino Kichijiro, un ubriacone che ha ripetutamente tradito i cristiani, pur avendo abbracciato il loro credo.

Come consuetudine in questa giornata il nostro blog si occupa di film. E pare proprio che in questo periodo io mi sia dedicata a recuperare tutti quei film tratti da romanzi che avevo letto mesi fa.
Silence di Martin Scorsese è proprio uno di questi, poiché è tratto dall'omonimo romanzo di Shūsaku Endō.
Il cast è composto da Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Tadanobu Asano, Ciarán Hinds, Shinya Tsukamoto, Yōsuke Kubozuka, Issei Ogata, Yoshi Oida, Nana Komatsu, Ryo Kase, Yasunari Takeshima, Tetsuya Igawa e Béla Baptiste.



Ora, per me non è facile parlare di questo film: è chiaro dal tipo di narrazione che vi sono due fazioni, due diversi modi di pensare, e che entrambe sono sia valide che sbagliate a modo loro.
L'attività missionaria cristiana nasce proprio perché secondo le scritture Gesù spronava i suoi fedeli a portare nel mondo la sua parola. A volte, purtroppo, avveniva in modo sanguinoso e forzato, a volte invece veniva osteggiata.
In Giappone, i cristiani venivano perseguitati, torturati in modi orribili e messi a morte.
Se da un lato capisco il discorso che ad un certo punto fa l'uomo giapponese designato come interprete a Padre Rodrigues - ossia che i cristiani venuti a diffondere la loro religione non hanno mostrato nessun rispetto per la religione e le usanze locali, calpestandole e ignorandole in favore del cristianesimo - dall'altra sono inorridita davanti alla crudeltà delle torture che i giapponesi erano capaci di infliggere a quelli che erano più che altro poveri contadini convertiti.



Il film non prende mai veramente una posizione, ma è un cronista minuzioso e imparziale degli eventi, raccontandoli così come sono e lasciando totalmente allo spettatore qualsiasi opinione in merito.
Non è stato un film facile da vedere, ma sicuramente è stato un film che mi ha fatta pensare e riflettere sulla natura della religione e delle libertà di professarla.
Mi è piaciuto anche il modo in cui è stato spiegato il titolo, o meglio dire i modi.
Silence infatti fa riferimento a diversi tipi di Silenzio all'interno del film: prima di tutto, il silenzio con cui i cristiani erano costretti a celebrare la loro messa, con la paura di essere scoperti se anche solo avessero parlato un po' più forte. Di simile valenza è il silenzio dei due gesuiti, quando sono costretti a nascondersi in una catapecchia: di giorno non possono fiatare, per paura che qualcuno passando possa sentirli.



Ma il Silenzio è anche quello di Dio, che sembra aver smesso di parlare a padre Ferreira. Questo concetto viene spesso accennato durante il film, e forse è il significato più importante che si dà al titolo.
Ve lo consiglio?
Sì, decisamente. Non è certo il classico film di intrattenimento, ma a parte l'ottimo cast e la regia di Scorsese (e già solo per questo il film deve essere visto), credo che ogni film che inneschi nello spettatore un qualche spunto di riflessione su temi tanto importanti meriti di essere visto in ogni caso.
Se anche voi avete visto Silence e volete parlarne, lasciatemi un commento: ditemi la vostra! Cosa ne avete pensato? Vi è piaciuto? Vi ha fatto riflettere?

Alla prossima recensione.


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