"Che sia sereno il tuo cielo, che sia luminoso e tranquillo il tuo caro sorriso, che tu sia benedetta per quel minuto di beatitudine e di felicità che tu hai dato ad un altro cuore solitario e riconoscente! Dio mio, un minuto di beatitudine! Ma è forse poco questo, sia pure per l'intera vita di un uomo?"
Appare in una nuvoletta di fumo, e coma al solito inizia il suo delirio. In questi giorni ho leggiucchiato parecchio, soprattutto classici, Le notti bianche di Fëdor Michajlovič Dostoevskij e Lady Susan di Jane Austen, qualche giorno fa ho pubblicato sul blog la recensione del libro della Austen, è stata più semplice da scrivere, forse perché come lettura non mi ha entusiasmato troppo. Ha i suoi pro e i suoi contro, ma sicuramente non lo annovererei fra le mie letture preferite. Passando a Le notti bianche, tutt’altro discorso. Ho letto molte opere di Dostoevskij, lo posso annoverare fra i miei scrittori preferiti, uno dei primi ai quali mi sono avvicinata scoprendo la letteratura russa, o meglio è con lui che l’ho scoperta, eppure in tutti questi anni non avevo mai letto Le notti bianche, questo libricino a metà fra una favola e un sogno.
Ed essendo a metà fra favola e sogno, il
suo protagonista non può che essere un dolce sognatore, un principe solitario,
pronto ad innamorarsi, ma sicuramente non pronto a perdere l’oggetto del suo
amore. Ma pur assomigliando ad una favola ecco un altro libro estremamente
malinconico. Mi chiedo come mai i classici mi lascino addosso tutta questa
tristezza, questa malinconia. Ognuno a modo suo mi fa riflettere, mi fa
pensare.
Le notti bianche
Di Fëdor Michajlovič Dostoevskij
Titolo originale: Belye noči. Sentimental'ny roman
Autore: Fëdor Michajlovič Dostoevskij
Editore: Newton Compton
Prezzo: 0,99 euro
Fëdor Michajlovič Dostoevskij: Mosca, 11
novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881, è stato uno scrittore e
filosofo russo.
È considerato uno dei più grandi
romanzieri e pensatori russi dell'Ottocento.
In Italia, fino agli anni quaranta, era
conosciuto con il nome Teodoro Dostoevskij secondo la consuetudine di
italianizzare il nome degli autori stranieri.
A lui è intitolato il cratere Dostoevskij
sulla superficie di Mercurio.
Secondo di sette figli, è il figlio di un medico militare russo. Nato da una famiglia nobile di origini lituane, cresce in un ambiente autoritario, dovuto al carattere del padre, persona decisamente bizzarra. La madre Marija Fëdorovna Nečaeva, proveniva da una famiglia di ricchi e prosperi commercianti russi; dal carattere allegro e semplice, amava la musica ed era molto religiosa. Sarà lei a insegnare a leggere al figlio facendogli conoscere Aleksandr Sergeevič Puškin, Vasilij Andreevič Žukovskij e la Bibbia.
Come
ogni autore russo che si rispetti dopo gli studi e aver abbandonato la carriere
militare che il suo rango gli apriva, viene arrestato Il 23 aprile 1849 per partecipazione a
società segreta con scopi sovversivi e imprigionato nella fortezza di Pietro e
Paolo.
Il 16 novembre dello stesso anno, insieme
ad altri venti imputati viene condannato a morte, ma lo zar Nicola I, il 19 dicembre seguente, commuta la
condanna a morte in lavori forzati a tempo indeterminato. La
revoca della pena capitale, già decisa nei giorni
precedenti all'esecuzione, viene comunicata allo scrittore solo sul patibolo.
L'avvenimento lo segnerà molto, come ci testimoniano le riflessioni sulla pena
di morte (alla quale Dostoevskij si dichiarerà fermamente contrario) in Delitto e
castigo e ne L'idiota scritto a Firenze. Il trauma della mancata fucilazione si assocerà alle crisi di epilessia che segneranno la sua
esistenza e di cui si troverà traccia in alcuni romanzi, quali L'Idiota nella figura del principe Myškin.
I
Fratelli Karamànzov è il suo ultimo romanzo, il più voluminoso e forse il più
drammatico, iniziato a postare sulla rivista «Russkij vestnik» ,
ma la stesura dello stesso procede a rilento per via delle condizioni
di salute dell’autore che man mano vanno peggiorando. Nell'autunno del 1880 termina I fratelli Karamànzov, ma muore improvvisamente
nel gennaio dell’anno seguente per l’aggravarsi del suo enfisema.
"Come
potevo esser così cieco, quando tutto era già preso da un altro, tutto non era
mio; quando, infine, perfino quella stessa sua tenerezza, la sua premura, il
suo amore... sì, il suo amore per me - tutto ciò non era altro che la gioia
perché era vicino l'incontro con l'altro, era forse soltanto il desiderio di
contagiarmi con la sua felicità".
Trama presa dal libro:
Un sognatore,
isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, durante una sua
passeggiata notturna incontra, sul lungo fiume, una ragazza che risveglia in
lui il sentimento dell'amore. Lei si chiama Nasten' ka, è una diciassettenne e
viene subito colpita dal carattere timido e impacciato di lui, tanto che si
incontrano di nuovo la notte dopo. Il romanzo si svolge in quattro notti,
durante i quali i due si aprono l'un l'altra, il protagonista rivela tutto il
suo distacco dalla realtà, e il suo mondo di fantasie, tetro e illusorio,
mentre lei si sfoga sulla sua vita privata, ovvero che vive con una vecchia
nonna e attaccata a lei con uno spillo, e che sta aspettando, da un anno ormai,
il suo amore perduto, un inquilino della nonna che, dopo la sua rivelazione
d'amore, le aveva chiesto un anno di attesa, data la povertà di lui, senza però
prometterle nulla. Nasten' ka, cominciando a conoscere lui, cerca di
dimenticare l'altro, con scarsi risultati. Il sognatore è convinto che lei vi
riuscirà, ma tutto finisce quando l' uomo, che non l'aveva dimenticata, li
incontra per caso la quarta notte ricomparendo nella vita della ragazza. Allora
capisce che è tutto inutile, e scivola nuovamente nella sua tana, nella solitudine dei
sogni.
“Ora la “dea della fantasia” ha già iniziato
a tessere con mano capricciosa
il proprio ordito d’oro ed è andata a
svolgere davanti a lui
i ricami di una fantastica e bizzarra vita –
e, chissà, forse,
lo ha trasportato con mano capricciosa al
settimo cielo cristallino
dal magnifico marciapiede di granito su cui
se ne va a casa.”
Le notti bianche, il titolo perfetto per un libro dove il protagonista è colui che gira per la città e sogna ad occhi aperti, solitario, silenzioso, ha pochi amici, eppure osserva il mondo che lo circonda, immagina, scopre le vie più segrete e nascoste della città in cui vive. Immagina conversazioni con antiche palazzine, amicizie con persone che incontra ogni mattina, persone con cui sfiora la sua esistenza solo per un attimo, ma con le quali non scambia una parola. Conosce tutti, di vista, ogni luogo perché vi ha passeggiato, eppure egli è solo, ma non se ne preoccupa perché continua a sognare, ad immaginare discorsi solo nella sua mente. A sperare che forse un giorno riuscirà ad instaurare un dialogo con qualcuno.
Un libro ambientato in quattro notti, “notti bianche” periodo dell’anno
noto con questo nome in Russia, dove nel nord del paese, dove è situata anche
San Pietroburgo il sole tramonta dopo le 22.
Quattro notti dove il nostro sognatore trova il coraggio di avvicinare
una ragazza, di parlare, di innamorarsi di lei. È felice il nostro sognatore in
queste quattro notti, parla, ride, i suoi sogni non sono più fantasie, ma sono
reali, eppure non si aspetta che all'improvviso arrivi la mattina. La mattina con
la sua realtà, con una lettera che rompe quei sogni reali che si sono formati
nella sua mente, nel suo cuore. Bastano poche parole e tutto quello che è
accaduto in quelle quattro notti felice, sfuma, si trasforma in un ricordo
doloroso. E quando giunge la mattina il nostro sognatore si sveglia dai suoi
sogni, la realtà lo avvolge, tutto è reale. Tutto è vero.
Non ci sono più palazzine antiche ed eleganti, è una
giornata di pioggia quella in cui arriva il mattino, e con lui una lettera che
rompe ogni sogno, lo trasporta alla realtà. Sembra tutto invecchiato attorno a
lui, la donna che si occupa di sistemargli casa, la palazzina che vede dalla
sua finestra, persino lui si sente differente, si sente vecchio.
L’ultimo capitolo di questo libro mi ha messo addosso una tristezza, mi è dispiaciuto per il Sognatore, perché in fondo è un’anima semplice, ingenua. Mi ha fatto pensare ad un bambino per certi comportamenti; un bambino estremamente sensibile e timido.
Un bambino che attende l’arrivo di un amico per non essere
più solo.
Il Sognatore è un giovane che vive in un mondo tutto
suo, e che bruscamente ne viene strappato per essere portato alla realtà. Penso
che per lui sarebbe stato meno doloroso continuare a vivere nei suoi sogni, in
quella dimensione dove ha amici immaginari, strani, ma che non lo fanno
soffrire. Per lui è stato molto peggio afferrare quella felicità nella vita
reale e perderla tanto in fretta.
Le notti bianche è un piccolo romanzo delicato, sembra
di avere fra le mani un sogno, qualcosa di vaporoso. Mi ha fatto lo stesso
effetto leggerlo, di quando leggevo le fiabe da bambina, così differente dagli
altri libri dello stesso autore. L’Idiota ad esempio è molto più tagliente come
libro, più doloroso per alcuni versi, per non parlare dei Fratelli Karamànzov,
un vero e proprio dramma. Al contrario le Notti Bianche è brezza fra le mani,
qualcosa di delicato, malinconico e dolce al tempo stesso, come il suo
protagonista. Ammetto che come quasi in ogni opera il personaggio femminile non
mi ha fatto impazzire, Nasten’ka è ingenua, ma nella sua ingenuità ha fatto
soffrire il nostro Sognatore, lo ha illuso, in maniera inconsapevole lo ha
tratto in inganno. Questa sciocca ragazza parlava d’amore fin troppo
facilmente, amava il vecchio affittuario che viveva nella sua casa, e dice di
amare il Sognatore, eppure il suo cuore non è mai diviso a metà, neppure per un
momento, deve essere prerogativa di noi donne innamorarci di qualcuno che ci fa
soffrire.
Mi sono innamorata di questo libricino, l’ho letto in
una notte, sembra che anche io abbia passato una notte bianca assieme a lui. Ho
sognato assieme al suo protagonista, e ho passeggiato per le strade gelide di
San Pietroburgo, della quale mi sono innamorata senza averla mai vista.
Per me è stato veramente difficile abbandonare questo
libro, riporlo nella libreria; ho terminato di leggerlo diversi giorni fa,
eppure non sono riuscita a metterlo via. È stato alcuni giorni sul comodino
dove ogni tanto rileggevo alcuni passi, alcune descrizioni, alcune parole del
Sognatore. Poi l’ho portato con me al PC dove ho scritto questa recensione, mi
sembrava triste abbandonarlo, metterlo via così all'improvviso Ancora una
volta ho sfogliato queste poche pagine, ho riletto i passi che mi hanno colpito
di più, li ho riportati in questa recensione, e nuovamente mi sono persa nello
splendido stile di Dostoevskij; in questo stile delicato e
frizzante, allegro e malinconico.
Ma ora penso sia arrivato il momento di mettere a riposo questo piccolo
romanzo, e ora di salutarlo, assaporando appieno le sensazioni che mi ha
lasciato. Quella sensazione piacevole e appagante che rimane dopo aver letto un
ottimo libro, o aver visto un film soddisfacente al cinema.
Ecco, posso dire di sentirmi appagata in questo momento. Soddisfatta di
questa mia lettura, che è stata perfetta; anche se non ha un finale che si può
ritenere felice, anche questo è perfetto.
Un finale perfetto e triste, ma che mi ha lasciato spera che dopo
questo colpo di realtà il Sognatore torni a sognare, si immerga nuovamente nella
sua vita di fantasticherie, dove non soffre e dove non è solo.
“E ti chiedi: dove sono mai
i tuoi sogni? E scuoti la testa, dici: come volano in fretta gli anni!
E di nuovo ti chiedi: cosa
hai fatto dei tuoi anni? Dove hai sepolto il tuo tempo migliore?
Hai vissuto o no?
Guarda, ti dici, guarda come
il mondo è diventato freddo. Passeranno altri anni,
e con loro arriverà la tetra
solitudine, arriverà con le grucce la malferma vecchiaia,
e con loro l’angoscia e lo
sconforto.
Si farà pallido il tuo mondo
fantastico, moriranno, appassiranno i tuoi sogni e cadranno,
come foglie ingiallite
dagli alberi…”
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