BLOGTOUR - Sangue due volte rosso di Gabriella Grieco



Il romanzo inizia nel Medioevo e prosegue fino al 1999. La storia ruota intorno alla profezia che l'avvento di un nuovo millennio comporti cambiamenti di grande impatto e, non ultimo, il ritorno del demonio. Il romanzo inscena l'avvento di un gruppo di cinque cavalieri - la Sacra Mano - che inizieranno una lotta che si protrarrà poi nel corso dei secoli, anche attraverso la loro stessa reincarnazione, per opporsi al ritorno della Bestia nel mondo. Tra misteri, intrighi e sacri compiti, che metteranno i cinque anche davanti a valutazioni di carattere morale e spirituale, la lotta raggiungerà il 1999, anno in cui i giovani Miki, Lello e Gabry (che si scoprirà poi nel finale reincarnazione di tre dei cinque cavalieri "sacri") si troveranno a fare i conti con una verità molto più grande di loro. Una verità che li vedrà prendere coscienza dell'eredità che hanno raccolto attraverso la reincarnazione e che li porterà a respingere il tentativo del Maligno di tornare nel mondo.






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USI E COSTUMI DELL'ANNO MILLE


È la prima volta che partecipo ad un Blog Tour, e lo faccio in qualcosa che mi piace tantissimo: un thriller storico.
In questa ultima tappa, io non vi racconterò della trama del romanzo o delle impressioni che ho avuto leggendolo. Ciò di cui voglio parlarvi sono gli elementi storici presenti nel libro, gli usi e i costumi dell'anno mille di cui l'autrice si è servita per raccontare la sua storia.
In particolare, all'inizio del romanzo si parla di gravidanza. Oggi come oggi, è molto raro che una donna muoia di parto o che partorisca in qualsiasi altro posto che non sia un ospedale, assistita da medici e personale competente.
Ma com'era essere incinta e partorire in pieno Medioevo?
Per prima cosa, bisogna chiarire che portare in grembo un figlio e metterlo al mondo era un evento che riguardava solamente la madre. In generale, il padre non si preoccupava di nulla e non assisteva nemmeno al parto. Durante la gravidanza, era vietato avere rapporti intimi con la propria moglie ed era vietato anche vedere il suo corpo nudo.
Per questo, agli uomini era proibito assistere alla nascita dei propri figli.
In genere, le donne partorivano circondate da levatrici, almeno quelle più abbienti. Partorire era molto doloroso: nella Bibbia, infatti, quando Dio caccia Adamo ed Eva dal paradiso, afferma che la donna "partorirà con dolore", pertanto si credeva che fosse giusto soffrire durante il parto ed era vietato somministrare qualsiasi tipo di antidolorifico alla partoriente.
La donna, durante la gravidanza, era costretta a seguire delle rigide regole di comportamento per evitare di nuocere al bambino e favorire la nascita di un figlio maschio. Molte erano le credenze popolari legate a questo fatto: si pensava che avere rapporti intimi durante la gravidanza potesse nuocere al bambino, che mangiare determinati cibi potesse far nascere una femmina invece che un maschio, che l'osservare animali particolarmente deformi potesse trasmettere deformità al bambino.
Se il nascituro aveva qualcosa che non andava, o se era femmina, la colpa veniva attribuita completamente alla madre. Il compito della donna, infatti, era quello di assicurare una discendenza al proprio marito, l'unico compito che davvero era importante. Pertanto, se questo non avveniva, la colpa ricadeva tutta su di lei.
Anche allargando il discorso al concetto di famiglia in generale, nel Medioevo, vediamo quanto la donna fosse tenuta in scarsa considerazione. Basti pensare alla concezione di onore: l'onore della donna dipendeva dalla sua verginità (almeno per quanto riguardava le ragazze giovani al primo matrimonio). Tuttavia, l'onore di una donna era considerato passivo, mentre quello di un uomo attivo. Infatti, la donna non era artefice del proprio onore, ma lo erano gli uomini della sua famiglia. Il padre e i fratelli dovevano proteggere la sua verginità fino al matrimonio, dove la protezione dell'onore della sposa sarebbe passata al marito. La donna, quindi, non veniva lodata per essere riuscita a rimanere vergine, ma il merito andava agli uomini che la circondavano.
Come ho detto sopra, la donna doveva occuparsi di mettere al mondo dei figli: era il suo compito principale, quello di metterli al mondo ed occuparsi di loro. Tuttavia, durante il Medioevo era diffusa la pratica di mandare i bambini a balia, facendoli cioè allattare da donne di più bassa estrazione sociale che avevano da poco partorito. Questa pratica era molto in voga perché permetteva alla donna di poter avere subito i rapporti intimi con il marito (era vietato averne durante l'allattamento).
Nonostante la pratica fosse veramente diffusa, la Chiesa Medievale la condannava in pieno: il figlio doveva essere allattato e curato soltanto dalla propria madre, e non da un'altra donna. Tuttavia, questa proibizione non servì a scoraggiare le nobildonne, che continuarono a farne largo uso per tutta la durata del Medioevo.
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema della famiglia nell'epoca medievale, suggerisco questo libro: Famiglia e matrimonio in Europa. Origini e sviluppi dei modelli familiari dell'Occidente di Jack Goody.
Un altro argomento di cui volevo parlarvi, e di cui si accenna proprio all'inizio del romanzo, sono i cavalieri. Nel romanzo in particolare abbiamo cinque cavalieri misteriosi, di cui non vi svelerò niente per non rovinarvi la lettura. Invece, vi accennerò a come nasce e quali erano i tratti salienti della cavalleria nel Medioevo.
Solitamente, i cavalieri vengono sempre visti sotto un aspetto romantico: basti pensare alle famosissime composizioni come le Chanson de gest o i Romanzi Cortesi, che rendono la figura del cavaliere una figura quasi mitica.
In realtà, il cavaliere medievale apparteneva ad una classe sociale militare. Le sue origini si possono far risalire alla crisi che colpì l'impero romano negli ultimi secoli della sua vita, fino all'apogeo nel V secolo. In questo periodo si formano quelli che vengono chiamati Regni Romano-Barbarici. I primi esempi di cavalierato risalgono a questo periodo: il cavaliere era colui che poteva armarsi e partecipare alla guerra.
Sotto la dinastia dei Carolingi (siamo nell'VIII-IX secolo) il cavalierato assume ancora più importanza: Carlo Magno aumentò il numero di cavalieri ripagandoli con appezzamenti di terra.
Diventare cavaliere non era una cosa semplice: serviva un lungo addestramento, non facile, e serviva anche molto denaro.
Era consuetudine destinare al cavalierato i figli maschi non primogeniti. Si iniziava diventando scudieri di altri cavalieri, seguendo un duro addestramento e imparando ad usare una discreta quantità di armi. In genere, gli scudieri si occupavano di accudire il destriero del cavaliere e tenevano pulite ed in ordine le sue armi e la sua armatura.
Una volta giunti alla fine di questo percorso, vi era l'investitura, dove il quasi cavaliere giurava sul Vangelo di difendere la Chiesa e combattere le ingiustizie. La cerimonia che sanciva l'ingresso tra i cavalieri di solito avveniva durante un'importante festa religiosa (come ad esempio Natale o Pasqua).
I cavalieri erano gli artisti della Guerra: intorno a loro si sono create leggende e storie che sono giunte fino a noi in forma di letteratura. Queste figure così affascinanti hanno radici storiche profonde.
Spero che questi piccoli approfondimenti vi siano piaciuti e che abbiate trovato interessanti gli argomenti. Nel romanzo "Sangue due volte rosso" di Gabriella Grieco c'è molto di più di ciò che vi ho raccontato oggi e vi consiglio di andare a leggerlo per scoprirlo.

Alla prossima recensione.

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