Tropico del Cancro di Henry Miller



Nell'incantata, effervescente Parigi degli anni trenta, precisamente nel 1934, viene pubblicato da un piccolo editore un libro intitolato "Tropico del Cancro": sarà la miccia di uno scandalo morale e di un'insurrezione letteraria che attraverserà tutto il secolo. Negli ambienti più conservatori si parla di pornografia, nei caffè avanguardisti si inneggia alla rivoluzione: la verità è che "Tropico del Cancro" è uno dei grandi capolavori della letteratura novecentesca, un romanzo autobiografico insostituibile per la forza e la fluidità del suo linguaggio, la potenza del suo immaginario, la vivida resa degli ambienti e dei caratteri. È lo stesso Miller a parlarci di sé in prima persona, a raccontarci dei suoi amici, dei miseri eppure vibranti quartieri che attraversano e vivono. Di ubriachezza in ubriachezza, di donna in donna, di rissa in rissa, di illuminazione in illuminazione. Con una scrittura travolgente e fluviale, che trasfigura ogni evento delle piccole, eccezionali vite che sono le vite di tutti noi, facendole diventare un'epica nuova, l'epica dell'essere umani, un'epica che cantiamo tutti ritrovando in noi la sete di libertà di questo scrittore.


Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un romanzo che è un po’ un classico. È finito nella mia lista un po’ per caso, visto che mi è rimasto in testa da quando ho preso il plaid della Feltrinelli con la copertina del libro, qualche anno fa.
Finalmente, mi sono decisa a leggerlo.
Però mi trovo un po’ in difficoltà a parlarne, perché non sono sicura di quello che penso. Proverò a spiegarvi i miei pensieri, e magari insieme arriveremo ad una conclusione.
Innanzitutto, parliamo dello stile: a primo impatto, lo stile mi è piaciuto parecchio. L’autore è molto diretto e crudo nelle descrizioni, cosa che apprezzo tantissimo.
Dopo un po’, però, mi sembra che tenda ad esagerare, rendendo tutto un po’ troppo forzato. Tutto funziona finché rimane una novità, ma più si va avanti più diventa ridondante.
Per quanto riguarda la storia, ero pronta a sconvolgermi, visto ciò che avevo letto in giro riguardo a questo libro, ma non è successo.
Temo, tuttavia, che questo sia un problema generazionale: devo ammettere che non è il primo libro che leggo che affronta questi temi. Il romanzo è uscito per la prima volta nel 1934, e se si considera questa data, allora non si può che fare un plauso all’autore per aver avuto il coraggio di sviscerare argomenti tanto scabrosi, di mettere nero su bianco descrizioni erotiche tanto vivide che sicuramente avrebbero sconvolto non pochi lettori.
Leggendolo ai giorni nostri, si perde un po’ quell’aria sensazionalistica che è stata il fulcro di questo romanzo, ma ne rimane la testimonianza.
Infatti, se mi immedesimo in una lettrice del tempo, allora mi rendo conto di quanto quest’opera abbia inciso, di quanto sia stata sicuramente un punto di svolta.
Forse, dovremmo tutti leggere Miller anche solo per questo motivo.
Lo consiglio?
Sì, comunque mi sento di consigliarlo. Nonostante ci siano state parti che non mi abbiano fatto impazzire, sono arrivata alla fine senza problemi e senza il desiderio di mollare il libro a metà.
Vorrei sapere la vostra opinione su questo libro, ci tengo particolarmente, proprio perché potrebbe aiutarmi a chiarirmi un po’ le idee, a capire se, alla fine della fiera, mi sia piaciuto o no, perché ancora non l’ho capito.

Alla prossima recensione.


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