L'universo di Tolkien: Lo Hobbit o la riconquista del tesoro

L’universo di Tolkien:
Lo Hobbit
o la Riconquista del Tesoro

"In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit.
Non era una caverna brutta, sporca,umida,
piena di resti di vermi e di trasudo fetido,
e neanche una caverna arida, spoglia e sabbiosa,
con dentro niente per sedersi o da mangiare:
era una caverna hobbit, cioè comodissima..."




Eccomi qui con una nuova recensione.
Una recensione che mi risulta veramente complicata da scrivere: mi sto accingendo a parlarvi di un libro, ma soprattutto di un autore fra i miei preferiti. Penso che tutti conosciate per via dei libri, ma anche dei film J.R.R. Tolkien.
Bene, dovete sapere che io venero Tolkien; ho letto quasi tutti i suoi libri e li considero uno più bello dell’altro, ma ancora di più considero questo autore un vero e proprio genio. Ha creato un mondo fantastico, dei libri e dei personaggi che non hanno eguali, tanto che il fantasy dopo aver letto Il signore degli anelli o lo Hobbit non risulta essere più lo stesso, un qualsiasi altro libro dello stesso genere non è minimamente paragonabile. Non sto dicendo che tutti gli altri fantasy non siano all’altezza, ma a parer mio sono tutti un gradino sotto, almeno tutti quei libri in cui appaiono creature come elfi e nani, come nell’universo tolkeniano.


Devo essere sincera, sia Lo Hobbit che Il Signore degli Anelli li ho letti diverso tempo fa, ma se il secondo ogni tanto vado a sfogliarlo, rileggerlo o a rivedere qualche passo con Lo Hobbit non è mai accaduto. Non so spiegare il motivo, eppure anche con questo libro è stato amore sin da subito; da quando ho sfogliato le prime pagine e letto l’inizio. Ma a differenza de Il Signore degli Anelli, fino ad ora, non avevo mai pensato a rileggerlo. Alcune settimane fa, poi chiacchierando con degli amici, uno di questi mi ha fatto, sono finalmente riuscito a vedere il primo film de Lo Hobbit, ma l’inizio del libro è come nel film? Bene, lì c’è stato il vuoto più totale, primo perché ancora non ho avuto modo, tempo e voglia di vedere il film de Lo Hobbit (lo so, sono un essere imperdonabile, ma non posso farci nulla io il cinema, la tv e quant’altro non andiamo molto d’accordo) e secondo avendo letto il libro più di dieci anni fa avevo il vuoto più totale. Non ricordavo nulla, o meglio, ricordavo la storia, gli avvenimenti principali, il perché un gruppo di nani e Gandalf erano piombati a casa di Bilbo alla ricerca di uno scassinatore, ma alcune parti del libro, me ne sto rendendo conto rileggendolo erano veramente state rimosse.



1Lo Hobbit venne pubblicato in Inghilterra nel 1937 e negli Stati Uniti nel 1938. Tolkien ha raccontato più di una volta il modo in cui cominciò questa storia. Era una  giornata estiva e lui, seduto alla scrivania, stava correggendo le prove d’esame dei suoi studenti, questo raccontava in un'intervista, dopo averne trovato uno completamente in bianco, scrisse “In una buca nel terreno viveva uno hobbit” affermando che “I nomi hanno sempre provocato nel mio cervello il desiderio di narrare: e di conseguenza ho pensato che avrei fatto meglio a scoprire che razza di personaggio erano gli hobbit.” In seguito in un’altra intervista aggiunse a queste parole anche: “Qualche mese dopo, mi parve che fosse troppo bello lasciare tutto ciò sul retro di un compito scritto per un esame… Buttai giù il primo capitolo…poi me ne dimenticai, poi ne scrissi un’altra parte. Riesco ancora oggi a vedere tutti i vuoti. Per esempio, c’è un vuoto molto cospicuo dopo che essi hanno raggiunto il nido delle Aquile. Ma dopo quello, confesso che non sapevo proprio come andare avanti.” Tempo dopo sempre parlando de Lo Hobbit aggiunse anche: “Avevo semplicemente messo insieme una storia servendomi di svariati elementi che avevo in testa: confesso, in realtà, di non ricordare nemmeno se avessi dati al mio racconto un minimo di struttura organizzata.”
Continuò dicendo alla persona che lo intervistava che:

John Ronald Reuel Tolkien: nacque a  Bloemfontein in Sudafrica il 3 gennaio 1892  e morì Bournemouth il 2 settembre 1973.
È stato uno scrittore, filologo, glottoteta e linguista britannico., nonché importante studioso della lingua anglosassone, è autore di opere riconosciute come pietre miliari del genere fantasy.
Fu Rawlinson and Bosworth Professor di antico inglese dal 1925 al 1945 e Merton Professor di lingua e letteratura inglese dal 1945 al 1959 presso l'Università di Oxford, dove contribui alla creazione del New Oxford English Dictionary. Fu amico intimo di C. S. Lewis. Nel 1961, proprio Lewis segnalò Tolkien alla giuria del Premio Nobel per la letteratura, che venne però scartato, perché la sua scrittura venne definita "prosa di seconda categoria".
Dopo la sua morte, suo figlio Christopher pubblicò opere basate sulla raccolta di appunti e manoscritti incompiuti lasciati dal padre, tra cui Il Silmarillion, che assieme a Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, formano un unico corpo di racconti, su un mondo immaginario chiamato Arda, e la Terra di Mezzo al suo interno.
Sebbene molti altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima degli scritti tolkieniani, il grande successo dello Hobbit e del Signore degli Anelli, nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti portarono alla riscoperta del genere. Questo portò Tolkien ad essere popolarmente conosciuto come il "padre" della narrativa fantasy moderna, o più precisamente high fantasy. Gli scritti di Tolkien hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere. Nel 2008, The Times ha posizionato Tolkien al sesto posto in una classifica de "I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945.

2Tra gli insoliti hobby di Tolkien vale infine la pena ricordare ciò che descrisse nel suo saggio Il vizio segreto, ovvero l'invenzione di nuovi linguaggi.
L'interesse di Tolkien per le lingue non fece che aumentare di anno in anno. Nel suo saggio Inglese e gallese Tolkien ricorda il giorno in cui per la prima volta vide su una lapide le parole "Adeiladwyd 1887" ("Costruito nel 1887") e se ne innamorò. Il gallese divenne una fonte inesauribile di bei suoni e perfette costruzioni grammaticali, un linguaggio melodioso a cui poter attingere per le sue future invenzioni linguistiche. Infatti, dopo il gallese venne il finnico e prima di esso il greco e l'italiano , e ben presto l'immaginazione prese il sopravvento.
Lo stesso Tolkien, scrisse in una delle sue lettere che: «nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro (Il Signore degli Anelli) è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero». Le storie della Terra di Mezzo erano quindi servite unicamente a dare una collocazione (seppure fittizia) alle parole dei suoi linguaggi. Non era stato dunque il contrario.

     Tra le decine di idiomi inventati da Tolkien possiamo citare:
·                    L'Elfico primitivo (da cui tutto ebbe inizio)
·                    Il Quenya (l'antica e cerimoniale lingua degli Elfi)
·                    Il Sindarin (l'idioma elfico di uso comune)
·                    Il Telerin (il linguaggio degli elfi Teleri)
·                    L'Adûnaico (la lingua di Númenor)
·                    L'Ovestron (la lingua comune)
·                    Il Doriathrin (la madrelingua di Lúthien)
·                    Il Nandorin (la lingua degli Elfi Verdi)
·                    Il Khuzdul (la lingua segreta dei Nani)
·                    L'Entese (la lingua degli Ent)
·                    Il Linguaggio nero (ideato da Sauron e parlato dagli Orchi)

Tolkien doveva essere una persona estremamente intelligente e curiosa, affascinata dalla sua lingua, dai suoni, ma anche da lingue di altri paesi, tanto da portare a creare dei suoni tutti suoi, adatti al suo mondo, o come afferma lui stesso ha scritto un’opera come Il Signore degli Anelli per inserire quegli idiomi, quei suoni e dargli una collocazione temporale.
Nella versione dello Hobbit che ho letto, fra i vari appunti di chi lo ha commentato ho scoperto anche che era una persona che non amava le critiche, o meglio non amava che le sue opere venissero criticate, forse era un tantino egocentrico, ma ribadisco dal mio punto di vista era geniale, il miglior scrittore di opere fantasy in assoluto.



***


Trama:


« Questa è la storia di come un Baggins ebbe un'avventura e si trovò a fare e dire cose del tutto imprevedibili »
(J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit)


Bilbo sta  fumando la pipa sull'uscio di casa, quando arriva Gandalf, un famoso stregone, che gli propone di prendere parte ad un'avventura. Lo hobbit esita in un primo momento di fronte alla proposta dello stregone dicendo che gli hobbit sono gente tranquilla,


non avvezza alle avventure. Tuttavia il giorno dopo fa la conoscenza di un gruppo di nani cappeggiato da Thorin Scudodiquercia e 12 suoi congiunti ed amici: Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur. La faccenda prende una brutta piega per Bilbo che si ritrova tutti questi ospiti in casa: durante il banchetto preparato dallo hobbit si scoprirà che lo scopo di quest'avventura è quello di recuperare un immenso tesoro posto nel cuore della Montagna Solitaria sorvegliato dal vecchio e feroce drago Smaug che in passato ha sottratto queste ricchezze ai nani che dimoravano sotto la Montagna Solitaria.

Bilbo decide infine di accettare e prende parte all'avventura nel ruolo di "scassinatore" e l'indomani esce di casa a scavezzacollo senza niente in tasca, verso l'ignoto e con l'amara prospettiva di non fare più ritorno nella sua comoda casa, essendo l'avventura irta di pericoli.



***




Come ho scritto molte pagine sopra, parlando con un amico del film dello Hobbit, mi sono resa conto che del libro ricordavo poco e nulla, solo quella bellissima sensazione di aver letto qualcosa che mi era piaciuto e mi aveva lasciato estremamente soddisfatta, eppure alcuni punti mi erano completamente sfuggiti, scivolati via uno dopo l’altro. So perfettamente che dopo lo Hobbit negli ultimi dieci anni di libri ne ho letti parecchi, eppure pensavo fosse assurdo che parti fondamentali di una storia venissero cancellate così, personaggi, avvenimenti tutto sfumato via.
La cosa fantastica di questa rilettura, è stato anche la sorpresa e le emozioni che mi ha lasciato nuovamente il libro, proprio come se lo leggessi per la prima volta. Ho tremato per questi nani e questo piccolo hobbit quando sono fuggiti dalle grinfie degli orchi per cadere in quelle dei mannari, ed essere salvati per miracolo dalle grandi aquile che vivono sulle montagne nebbiose. Ho sorriso quando i poveri sfortunati hanno rischiato di essere mangiati dagli uomini neri, e li ho ricollegati a quelle tre rocce che i viaggiatori incontrano anche nel Signore degli Anelli. Ho amato Smaug, che pur essendo un drago cattivo è il perfetto drago di cui si sente parlare nelle leggende anglosassoni, ovvero avido e pigro. Il grande drago che custodisce un tesoro, mi è piaciuto il modo di descriverlo, la sua intelligenza e perché no, anche il suo essere vendicativo. Ha compreso quanto voleva dirgli Bilbo parlandogli per enigmi, peccato che con questo modo di prendersi gioco di Smaug, Bilbo abbia portato alla distruzione la città su Pontelagolungo, ma al tempo stesso grazie alle sue parole è proprio li che il drago trova la morte. Mi è dispiaciuto per il vecchio Smaug, ma quello che mi ha lasciato sotto shock è stata la fine del libro. Della serie, ma possibile che abbia dimenticato tutto o forse ho letto un altro libro?

Leggendo l’introduzione al libro affermano che Lo Hobbit viene considerato letteratura per l’infanzia, forse pensando a Bilbo e a tutti gli hobbit che vivono nella contea o solo sfogliando le prime pagine, i primi capitoli lo si potrebbe credere, eppure proseguendo con la storia non la considero di certo letteratura per bambini, magari per ragazzi. Non è tanto per gli argomenti, non sono difficili, ma è per come è stato scritto: in lingua originale Tolkien usava dei termini molto ricercati, parole appartenenti all’inglese antico, idiomi che un bambino per quanto intelligente, a parer mio avrebbe trovato molto difficili.
Nel capitolo in cui Bilbo incontra per la prima volta Gollum e fanno il gioco degli indovinelli: in lingua originale sono giochi di parole a volte modificati dall’autore stesso, altri inventati da lui usando termini che passano dall’inglese antico a quello più moderno, decisamente costruiti ad arte, ma per qualcuno che conosca il modo in cui le parole sono state modificate e cambiate con il tempo. Decisamente tutto molto affascinante, ogni pagina del libro, soprattutto dopo aver scoperto la passione di Tolkien per le parole, di quanto lo affascinassero, fa notare la passione dello scrittore per i suoni, per le parole, per la grammatica, ed anche lì penso che il libro possa essere tutto tranne che considerato letteratura per l’infanzia.
Dal mio punto di vista le descrizioni di luoghi, le canzoni, i termini appartenenti alla razza elfica quei linguaggi inventati da Tolkien sono difficili. Immagino più un genitore accanto a suo figlio che gli legge questa splendida storia, piuttosto che un bambino a leggerla da sola.


Sono rimasta stupita leggendo una delle dichiarazioni di Tolkien, per come è nato il libro, Bilbo in persona, questo piccolo hobbit è nato con una frase scritto su un foglio lasciato in bianco di un compito in classe. Dopo quella frase sono stati scritti capitoli sparsi, senza seguire un senso logico, eppure è venuto fuori un capolavoro.
La trama è perfetta, ho adorato i primi capitoli: Bilbo nella sua caverna hobbit, una bella giornata di inizio autunno, quando si avvertono nell’aria ancora gli strascichi della primavera, e lui sulla porta di casa a fare anelli di fumo, non paragonabili a quelli di Gandalf, ma sempre dei signori anelli di fumo. Come ho sorriso allo sbalordimento di Bilbo quando ha visto arrivare ben tredici nani nella sua caverna, si sarebbe aspettato di tutto tranne una cosa del genere.
Man mano però la storia inizia a farsi più seria, lasciata la contea quel senso di allegria, di calma svanisce per fare posto all’arrivo dell’autunno e alle grandi distese della Terra di Mezzo. Dopo Gran Burrone, dopo l’ultima casa accogliente c’è un vasto mondo, sin troppo grande per un piccolo hobbit che non ha mai lasciato la sua Contea.
Le avventure o disavventure che Bilbo e i nani affrontano si fanno sempre più difficili, le montagne Nebbiose, gli orchi, e poi il Bosco Atro con i suoi pericoli e gli elfi con le loro canzoni e la loro testardaggine.
Durante tutte queste avventure Bilbo cresce, dimostra di essere un vero e proprio scassinatore, salva più volte i nani dalle brutte situazioni in cui si cacciano, un po’ è la sua fortuna, un po’ quell’anello che ha trovato ed il resto è dovuto al suo intuito e alla sua intelligenza, presa dalla parte Tuc della sua famiglia.

Ho adorato questo libro, le sensazioni che mi ha lasciato. L’ho amato per come è riuscito a farmi sognare ad occhi aperti, nuovamente, immaginando questo fantastico mondo, con i suoi paesaggi e i suoi pericoli, la Montagna Solitaria e i boschi a circondarla. Ho avuto per tutto il tempo davanti agli occhi il Bosco Atro, mentre questo piccolo gruppi di nani e uno hobbit lo attraversavano, affamati, tremanti, impauriti, ma determinati a raggiungere l’uscita.
È stata una lettura piacevole, fantastica, che ha fatto sognare e che consiglio a tutti. Come consiglio di leggere le note, si scopriranno un sacco di cose su questo fantastico autore.




1 Le informazioni di questa parte della recensione sono presa dalla mia copia de Lo Hobbit edita da Bompiani e annotata da Douglas A. Anderson.
2 Queste note sono prese da Wikipedia

Commenti

  1. Sono una fan (per me ormai è un eufemismo) di Tolkien da anni ormai, e mi ritrovo molto nelle sensazioni che hai provato tu. Sebbene io cerchi di rileggere almeno una volta all'anno Il signore degli anelli e abbia riletto da poco Il Silmarillion, non riesco mai a rileggere Lo Hobbit.
    Eppure la considero una tra le sue opere più belle perché mantiene quell'aria fiabesca e fanciullesca, a differenza del Signore degli Anelli dai toni decisamente più cupi!
    Andando al cinema, anche io ho notato che, sebbene ricordassi la trama a grandi linee, avevo dei vuoti su alcuni avvenimenti.
    Chissà che prima o poi non lo rilegga ahah!
    Intanto mi sono letta questa recensione e devo dire che è stato un piacevole tuffo nel passato!
    Alla prossima
    Sere :D

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    1. Sono contenta che ti sia piaciuta xd la sorpresa più grande è stata scoprire molti lati del carattere di Tolkien, come ho detto doveva essere un uomo molto particolare xd.
      Io i film ancora non sono riuscita a vederli, ma con il libro ho avuto veramente dei vuoti, è stato fantastico rileggerlo.

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  2. Anch'io amo follemente Tolkien e tutto il suo mondo, infatti proprio in questo periodo sto rileggendo per l'ennesima volta Lo Hobbit...poi rileggerò anche Il Signore degli Anelli. Sono troppo belli!!! :D

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    1. Il prossimo libro ad essere affrontato sarò proprio Il signore degli anelli, devo solo trovare il tempo di rileggerlo, ho un sacco di letture nuove che reclamano la mia attenzione.

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    2. Allora non vedo l'ora di leggere il post relativo a Il Signore degli Anelli, perché è uno dei miei libri preferiti!! *-*

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    3. Spero che riesca a scrivere qualcosa di sensato, per questo de Lo Hobbit è stato un dramma, adoro troppo Tolkien e i suoi libri e credevo che ogni mia parola fosse una cretinata. Capiterà la stessa cosa anche con Il Signore degli Anelli, visto che è anche uno dei miei libri preferiti.

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  3. ISDA non è mai stato il mio libro preferito. Qualche anno fa preferivo il Silmarillion, oggi Lo Hobbit. Il film non c'entra: è semplicemente una storia migliore, per come è strutturata, più avventurosa e meno ponderosa. ISDA è un mattone e, si potrebbe dire, il tentativo di costruire un'epica con il linguaggio moderno - in questo, è diverso dalla maggior parte dei romanzi fantasy post-tolkieniani. Io l'ho riletto in previsione del primo film, che proprio per questo è risultato una mezza delusione, nonostante la trilogia di ISDA, al contrario, l'avessi apprezzata moltissimo! Sono diventato troppo esigente? Può farsi. I miei gusti sono cambiati e Tolkien non occupa più il primo posto nel mio personalissimo pantheon del fantasy, rispetto all'epoca in cui uscirono i primi film di Peter Jackson.
    Intanto, fra pochi giorni mi aspetta il secondo film... Speriamo in bene! ^^

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    1. Io e il cinema non andiamo molto d'accordo, anche se a breve uscirà il secondo film de Lo Hobbit io ancora non sono riuscita a vedere il primo, per questo verso sono decisamente pessima.
      Non penso che tu sia diventato troppo esigente, per un verso ti sei risposto da solo, con il tempo i gusti cambiano, crescendo i gusti cambiano, si scoprono cose differenti e si lasciano dietro le altre, anche se hanno lasciato bei ricordi e belle sensazioni.
      Il Signore degli Anelli comunque rimane uno dei miei libri preferiti, almeno per quanto riguarda il fantasy, e anche se come dici è un vero e proprio mattone, lo stesso Tolkien in una sua intervista disse che era nato per trovare un posto dove collocare quegli alfabeti elfici che lui stesso aveva creato, quindi se lo si guarda da questo punto di vista probabilmente la sua stesura è un pochino tirata, ma a parer mio rimane uno dei migliori libri fantasy in assoluto; al tempo stesso mi sono resa conto che escludendo libri che sono scopiazzature di Tolkien, se si cerca in giro si trovano dei fantasy molto belli, strutturati in maniera completamente differente e che non prendono nulla dagli scritti di Tolkien.

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    2. Siamo d'accordo. Il problema sono gli emuli, non tutti con la stessa capacità narrativa. L'opera di Tolkien ha una forza che altrove manca, l'ho trovata forse solo in Jordan. Per il resto, fra gli anni '70 e i '90 c'è stata una proliferazione di libri (perlopiù trilogie) che avevano come ispirazione ISDA e D&D, la maggior parte dei quali di qualità non eccelsa. L'effetto collaterale è c'è chi ritiene che il fantasy debba necessariamente essere scritto in quel modo, ma la colpa non è certo del professor Tolkien! :)

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    3. Jordan lo conosco poco, so che ha scritto la Ruota del Tempo, ma ancora non mi sono avvicinata a lui come scrittore, sono veramente tanti libri, so anche che gli ultimi li ha scritti un altro scrittore anche se ha seguito gli appunti dell'altro, Brandon Sanderson. Ecco di quest'ultimo ho letto qualcosa è ammetto che mi è piaciuto molto, stile, ambientazioni, anche l'ironia che inserisce nei suoi libri.
      Come hai detto tu il problema è che in molti, sia scrittori, ma anche lettori, pensano che il fantasy debba essere sulla base di quello di Tolkien, ma prima di tutto eguagliarlo sarebbe difficile, e poi, sono del parere che la scrittura fantasy, come ogni altra cosa, debba evolvere in qualche modo; non si può continuare a scrivere di elfi e nani e storie con uno sfondo apparentemente sempre uguale.
      Fino a quando non si capirà questa cosa si continueranno ad avere trilogie, saghe che sono fortemente ispirate a ISDA.

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    4. La Ruota del Tempo inizia come un'emulazione di Tolkien, soprattutto il primo libro. Poi diverge. Non è un testo rivoluzionario, ma se avrai tempo di leggere quelle 15000 pagine, fammi sapere! ;)
      Concordo su tutto, naturalmente. La bibliodiversità va preservata, anche nella letteratura di genere. Se scrivi narrativa "fantastica", perché scrivere sempre la stessa storia?

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    5. Ora sono curiosa di leggere la Ruota del tempo, appena avrò terminato l'interminabile pila di libri che ho sul comodino potrei iniziare la saga.

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