"Perché noi vendiamo divertimento..."

La storia è tutta la merda collettiva e ancestrale della razza umana, un grande mucchio di sterco che continua a crescere. Adesso noi siamo in cima, ma presto saremo sepolti sotto quella delle generazioni a venire. Ecco perché i vestiti dei tuoi genitori ti sembrano così buffi nelle vecchie fotografie, tanto per fare un esempio. E, visto che tra non molto sarò ricoperto dalla cacca dei tuoi figli e dei tuoi nipoti credo che dovresti mostrarmi un pochino più di rispetto.



Stephen King, un giorno un cliente dello studio per cui lavori mi disse “King o lo si odia o lo si ama” e questo quando vide il libro che all’epoca stavo leggendo. L’unico letto di questo autore fino a qualche giorno fa, ovvero IT. Di IT un giorno parlerò, per ora vi basti sapere che lo considero un vero e proprio capolavoro della letteratura horror, al contrario di un mio amico che lo detesta e lo trova noioso, tanto da non riuscire a finirlo. Uno dei pochi libri che mi ha messo veramente paura, tanto che non lo leggevo mai quando ero a casa da sola.

Di King negli ultimi anni sono usciti un paio di libri, di tutti ho letto la trama ripromettendomi che presto o tardi li avrei letti, fino ad ora non lo avevo mai fatto. Ne ho comprato uno piuttosto datato, ho messo nella mia lista dei desideri gli ultimi usciti, eppure fino a qualche giorno fa non ero intenzionata a immergermi in queste letture.
Non so come sia accaduto, forse un po’ per spezzare dopo una scorpacciata di libri fantasy, forse perché alla fine era arrivato il momento giusto, ma alla fine mi è arrivato fra le mani uno degli ultimi libri di Stephen King, ovvero Joyland.
Bene, alcuni giorni fa su un gruppo su Fb dedicato anche ai libri, hanno fatto una domanda, un libro che ti ha tenuto sveglia fino al mattino, in questi anni ce ne sono stati parecchi, ma era tanto che non capitava fino a quando non ho letto Joyland.
Credo che parlare di Stephen King sia inutile, sono un pochi a non conoscerlo o a non conoscere le sue opere, come sono ancora meno coloro che ignorano o non hanno mai visto un film tratto dai suoi libri, penso che per citarne qualcuno basti dire: Il Miglio Verde, IT, Shining e qui mi fermo altrimenti occupo un paio di pagine di word in titoli.





Joyland









                                      
Titolo: Joyland
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 20.00 euro










Trama:

Estate 1973, Heavens Bay, Carolina del Nord. Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a pezzi, perché la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare lei e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di personaggi: dalla stramba vedova Emmalina Shoplaw, che gli affitta una stanza, ai due coetanei Tom ed Erin, studenti in bolletta come lui e ben presto inseparabili amici; dall'ultranovantenne proprietario del parco al burbero responsabile del Castello del Brivido. Ma Dev scopre anche che il luogo nasconde un terribile segreto: nel Castello, infatti, è rimasto il fantasma di una ragazza uccisa macabramente quattro anni prima. E così, mentre si guadagna il magro stipendio intrattenendo i bambini con il suo costume da mascotte, Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heavens Bay. E difendere la donna della quale nel frattempo si è innamorato.




Da ventunenne la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla.




È capitato fra le mie mani quasi per caso. Sinceramente non mi ha colpito né la copertina né tanto meno la trama, quindi quando ho iniziato a leggerlo, anche se da tempo era fra le letture che un giorno avrei intrapreso non mi aspettavo troppo. Non che denigri Stephen King, tutt’altro, nel suo unico altro libro che ho letto mi sono resa conto che è geniale, e che scrive anche particolarmente bene. Però, c’è sempre un però ^^ non so, non mi ha mai fatto innamorare, come è accaduto con tanti altri autori, che magari scrivono peggio, però sono riusciti a far scoccare quella scintilla. Questo anche il motivo per il quale ho alcuni libri dello stesso autore che gironzolano per casa, ma fino ad ora non li ho mai letti, cambiano posto ogni tanto, a volte arrivano anche sul mio comodino, ma dopo un po’ tornano in libreria.

Tornando a Joyland, ammetto mi ha sorpreso e anche tanto. È iniziato come ogni romanzo, ma andando avanti mi domandavo quando sarebbe accaduto qualcosa, alla fin fine non aveva nulla del thriller, dell’horror o del giallo. Leggevo, e si formava il carattere del protagonista, di questa voce narrante. A mente lucida sono rimasta un tantino perplessa da questo libro, soprattutto dopo le prima duecento pagine. Devin il protagonista non mi è sembrato il personaggio più interessante della letteratura, quello di cui ti innamori pagina dopo pagina; per un verso poverino penso sia anche un po’ tonto. Ha passato metà libro a pensare alla sua ragazza, e lo avrebbe capito anche uno scemo che c’era un altro. Le restanti pagine descrivono la sua vita in quella lontana estate del ‘73, del lavoro a Joyland, in questo luna park così tanto in stile film americano di quel periodo, e  dell’amicizia nata con i suoi colleghi. L’unica vena di mistero intravista fino a quel punto è stata la stramba previsione di Madame Fortuna, l’unica che fino a quel momento, ovvero dalla sue brevi comparse, ha aggiunto un po’ di suspense alla prima metà del libro. C’è voluto veramente tanto perché prendesse il volo e iniziasse ad appassionarmi; ma ovviamente io sono testarda, e non volevo assolutamente abbandonarlo, nutro sempre speranza nei libri, e spero che non mi deludano. Una cosa che odio è quando esco insoddisfatta da una lettura, così sono andata avanti e mi sono ritrovata alle cinque del mattino con gli occhi rossi, sbadigliando ogni due secondi per la stanchezza, ma continuando a leggere ed arrivare alla fine.
Cosa dire… Joyland si è ripreso alla grande, rimango dell’opinione che sia un thriller  sui generis, particolare, per un verso psicologico. Quello che mi è piaciuta molto è la crescita del personaggio, man mano la sua ingenuità lascia il posto ad una mente sveglia, curiosa e viva, come quella del giornalista che sogna di diventare.
Quello che però che ho amato di più di questo libro non è stata la trama, quanto il modo di scrivere di King. Per anni mi sono sentita dire da molte persone che non era un bravo scrittore, non do mai retta agli altri per quanto riguarda i libri, amo leggere e amo farmi una mia opinione su quel che leggo, e penso che il modo di scrivere di King sia geniale. È bravo con le descrizioni, nel raccontare i fatti, gli avvenimenti e anche il periodo storico in questione.
Mi sono innamorata delle descrizioni che ha fatto del libro, sia della spiaggia, di questo piccolo paese della Carolina del Nord, e anche di Joyland.

Non sono un’amante dei luna park, nemmeno di Disneyland, eppure il modo in cui l’autore ha descritto Joyland è magistrale. Ha quel fascino antico delle fiere di paese, di quei luoghi dove una comunità si ritrova er divertirsi. La musica del luna park sembra l’inizio di una stagione, il momento divertente prima che arrivi l’inverno. Visto da alcune angolazioni poi Joyland ha un fascino particolari, una storia, è velato dal mistero; vi è stato commesso un delitto, eppure nessuno sa chi è stato. Quanto accaduto, raccontato come una leggenda, per spaventare i bambini e i nuovi lavoratori è qualcosa che incanta, che aleggia per gran parte del libro, fino a diventarne il centro con l’andare avanti con la storia.
Il finale non è scontato, per nulla, contando che iniziata la parte interessante del libro ho pensato per tutto il tempo che fosse la persona sbagliata il colpevole, forse mi sono lasciata trarre in inganno dai trabocchetti che King ha sparso per il libro, però alla fin fine è stata una lettura soddisfacente, una delle migliori di questa afosa estate.

Un tocco di magia che ha reso il libro molto bello, sono state le descrizioni, e non solo come ho detto sopra della maturazione del protagonista, del suo crescere, ma quelle dell’ambiente di questa piccola cittadina in cui si svolge la storia, del parco giochi. Di come cambia il modo di narrare dello stesso King quando Joyland è in piena attività e arrivano turisti da tutta la Carolina del nord, a come si trasforma il tutto quando la stagione termine e subentra l’autunno, e il libro anche cambia, prende tonalità più cupe, più tetre, più misteriose alla Stephen King. Ho immaginato per tutto il tempo la spiaggia in estate, e dopo, ancora più bella in autunno con il vento che soffia e il cielo grigio a coprire ogni cosa.
Ho immaginato il sibilo del vento, l’odore della salsedine e quella malinconia che si impadronisce delle località estive quando arriva l’autunno. Sembra tutto addormentarsi, andare in letargo in attesa che arrivi una prossima estate.
Tutto culmina con un finale dal retrogusto amaro, ma perfetto per la storia di cui non vi svelerò nulla xd, però vi consiglio vivamente la lettura.

Commenti

  1. Sono così felice che ti sia piaciuto. Zio Stevie è grandioso e in questo romanzo mostra di possere una leggerenza davvero senza precedenti <3

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    1. Mi ha tenuto sveglia una notte intera, dovevo assolutamente arrivare alla fine. Anche se alla fine una lacrimuccia è scappata, però hai ragione è molto leggero, completamente differente da IT, ma scritto magistralmente.

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