Llarimar scosse il capo.
«Non è un inganno. Non è così insolito per altri avere più fiducia in qualcuno
di quanta egli ne ha in sé stesso.»
Riappare dopo diversi giorni, ho letto alcuni libri in
queste settimane, ma non ho avuto proprio la forza e il tempo per mettermi
seduta a scrivere. Riordinare le idee, riflettere sulle emozioni che i due
libri che ho letto in questi giorni mi hanno lasciato era difficile. Ho letto
due fantasy decisamente differenti fra loro, uno più moderno, quello di Neil
Gaiman, ed uno più classico quello di Brandon Sanderson. Oggi con questa
recensione vi parlerò proprio del libro del secondo autore citato, ovvero…
Il Conciliatore
di Brandon Sanderson
Brandon Sanderson è nato il 19 dicembre del 1975
nel Nebraska, attualmente risiede nello Utah, oltre ad aver scritto diversi
libri fantasy, tra cui la saga di Mistborn, ha anche portato a termine,
seguendo gli appunti lasciati dallo scrittore Robert Jordan e su richiesta
della moglie i libri della saga La ruota del Tempo.
Trama:
Da ormai trecento anni il regno di Hallandren è governato
dagli dèi Ritornati, uomini morti in modo esemplare e tornati a nuova vita
dall'aldilà, e dal loro sovrano assoluto, il Re Dio. La vecchia dinastia reale,
fuggita durante la Pluriguerra, si è ritirata nell'enclave di Idris, un
territorio impervio e montagnoso che però consente loro di controllare i
valichi settentrionali. Per ricomporre le differenze e riunificare i due stati,
una principessa idrisiana dovrà andare in sposa al Re Dio e generare con lui un
erede; ma nella Corte degli Dèi, luogo di intrighi, complotti e sotterfugi,
qualcuno sta tramando nell'ombra. Nella cornice della variopinta città di
T'Telir, dove colori e Soffio vitale possono donare vita agli oggetti
inanimati, un gruppo composito di personaggi, giovani principesse, mercenari
esuberanti, divinità svogliate, altezzosi sacerdoti, soldati Senzavita, loschi
figuri e spade parlanti, cercheranno di fomentare una guerra... o di sventarla
prima che sia troppo tardi.
nnimadre controlla l’ultimo gruppo di Senzavita» disse
Tessitrame. «Una strana scelta, non pensi?» disse Lievecanto. «Voglio dire, io sono
una scelta logica – supponendo di non conoscermi, ovvio – dal momento che si
presume che io sia audace. Trovasperanza rappresenta la giustizia. Perfino
Benignastella, che rappresenta la benevolenza, ha un certo senso per essere una
che controlla dei soldati. Ma Onnimadre? Dea delle madri e delle famiglie?
Assegnarle diecimila soldati è sufficiente a far riflettere perfino me sulla
mia teoria della scimmia ubriaca.» «Quella che sceglie i nomi e i titoli dei
Ritornati?» «Esattamente» disse Lievecanto. «In effetti ho preso in
considerazione l’idea di espandere la teoria. Ora quello che propongo di
credere è che Dio – o l’universo, o il tempo, o qualunque cosa tu pensi che
controlli tutto questo – in realtà sia tutto solo una scimmia ubriaca.» Lei si
sporse in avanti, stringendo assieme le braccia, minacciando seriamente di far
uscire il suo seno dal davanti dell’abito. «E tu pensi che il mio titolo sia
stato scelto per puro caso? Dea della sincerità e delle relazioni
interpersonali. Pare adatto, non trovi?» Lui esitò. Poi sorrise. «Mia cara, hai
appena cercato di spiegare l’esistenza di Dio con la tua scollatura?»
Tessitrame sorrise. «Rimarresti sorpreso da quello che può ottenere un semplice
scuotimento del petto.» «Uhm. Non ho mai riflettuto sul potere teologico del
tuo seno. Se ci fosse una chiesa devota a esso, forse mi renderesti un fedele,
dopotutto.»
Ultimamente ho delle serie difficoltà a recensire
qualcosa, non so spiegare bene il motivo, eppure gli ultimi libri che sono
passati fra le mie mani sono state delle letture decisamente splendide.
Libri, parole che mi hanno lasciato molto, un senso di
appagamento dopo averli terminati, ma anche una leggera delusione e un senso di
malinconia per dover abbandonare qualcosa che mi ha incatenato a lui per alcuni
giorni.
Il Conciliatore di Brandon Sanderson ha avuto questo
effetto su di me, mi ha sedotta nel giro di pochi capitoli, e alla fine ero
completamente innamorata di questo autore, del libro e dei personaggi che sono
nati dalla sua penna.
Penso che in questa recensione sarò un tantino
prolissa, sempre che la voglia di scrivere non mi abbandoni improvvisamente;
voglio affrontare punto per punto tutto il libro, non solo la trama e parlare
delle emozioni che mi ha trasmesso, questo perché rispetto a molti fantasy che
ho letto è decisamente fuori dagli schemi.
Come tutti sappiamo o meglio come tutti gli
appassionati di fantasy sanno la magia in questi libri è un elemento abbastanza
comune, direi fondamentale in alcuni casi; e come molti autori Sanderson ne ha
fatto uso per i suoi personaggi, per questo strano mondo da lui creato; ma
seppur usando questo elemento come molti altri autori, al tempo stesso è
riuscito a renderlo differente, forse meno scontato creando una magia
differente. Il Soffio fa pensare molto alle anime delle persone,
o meglio è una parte dell’anima delle persone, la sua scintilla vitale, penso
che si potrebbe identificare anche come la gioia di un essere umano. Chi
possiede più di un soffio ha dentro di sé un grande potere. Un potere che se si
sa usare è in grado di animare oggetti, ed esseri umani. Nel mondo di
Sanderson, nella città di Hallandren questo è anche una magia legata ai colori,
o meglio è il soffio stesso a rendere tutto più vivo, più luminoso e colorato,
difatti coloro che hanno donato o perso il loro soffio agli occhi degli altri
sembrano grigi, smorti ed anche tristi.
Altro particolare molto interessante del libro,
differente da qualsiasi altra lettura che abbia affrontato, sono le divinità:
non esseri astratti, creature che gli uomini possono solo immaginare o vedere
tramite immagini dipinte; per gli abitanti di Hallandren sono
reali. Esseri Ritornati, rinati dopo una morte eroica, questi che un tempo
erano degli uomini come tutti gli altri cambiano forma e si trasformano in
divinità. Acquisiscono un aspetto differente, un nuovo nome, dimenticano tutto
della loro vita mortale e ne iniziano una nuova, come divinità, con un nuovo
potere e la possibilità di salvare una sola persona durante la loro vita.
Eppure leggendo il libro, conoscendo man mano la storia e i
personaggi che vi si muovono all’interno, comprese queste varie divinità mi
sono resa conto che alla fin fine non sono né così potenti né differenti dagli
uomini che le venerano. Vivono una vita in un mondo dorato, serviti e riveriti
in ogni attimo della loro nuova vita, ma non sono in grado di fare miracoli,
non possono salvare o curare, o meglio lo possono fare solo una volta, donando
la loro vita per salvarne un’altra. Tutto questo è molto triste, perché persino
questi dei si rendono conto che potrebbe finire tutto nuovamente. Come gli
esseri umani hanno paura di morire e con il passare del tempo sempre meno si
sacrificano per salvare qualcuno. Sono molto più simili agli uomini di quanto
essi stessi credano, sia nel pensare che nell’avere paura, ma anche nel
comportamento, nei desideri e nelle pulsioni che hanno; dopotutto ritornando in
vita non sono cambiati molto, la loro parte umana rimane vivida dentro di loro.
Ma non sono di certo le divinità tanto simili agli uomini ad
avermi affascinato, dopotutto anche nella mitologia greca o in quella nordica,
gli dei avevano stessi desideri e vizi degli esseri umani. No, quello che mi ha
stupito del libro è stato il modo in cui l’autore ha creato questa religione, e
al tempo stesso ha creato coloro che la disapprovano. Gli idrisiani, abitanti
di Idris, pensano che questi Ritornati siano degli abomini, creature malvagie
che rubano il soffio vitale e i colori alle persone per poter sopravvivere.
Leggendo i pensieri di alcuni personaggi di Idris fra cui la
principessa Vivenna uno dei personaggi principali del libro, mi sono resa
conto che sembra di leggere o ascoltare le parole di un devoto di una qualsiasi
religione, un estremista che non approva e non accetterà mai qualcosa di differente
da quello a cui crede.
Gli Idrisiani disapprovano la religione di Hallandren, il suo
Re Dio, e lo stile di vita proprio di quel popolo, come disapprovano coloro che
possiedono più di un soffio, considerandolo un abominio, qualcuno che ha
strappato l’anima di altre persone, lasciando queste nella disperazione.
Ora penserete voi, Yuko ha letto un libro filosofico, dove i
personaggi non fanno altro che parlare di religione e di quanto questa sia
giusta o sbagliata, o di quanto sia giusto venerare un pantheon di divinità
ritornate in vita con gli stessi pregi e difetti degli esseri umani, piuttosto
che una astratta e benevola? No, non ho letto un libro di teologia,
assolutamente, ma la parte sulla religione e sulla magia e anche i pensieri dei
vari personaggi su queste sono importanti ai fine della trama. È proprio per
via di questa differenza di pensiero che Hallandren e Idris sono quasi ai ferri
corti, sull’orlo di una guerra anche se è stato contratto un matrimonio per
unire le due popolazioni e proprio per evitare questa guerra.
Ma ora andiamo oltre, non vi parlerò della trama e non mi soffermerò ulteriormente su magia e religione, non perché non siano interessanti, ma piuttosto perché altrimenti potrei rovinarvi la lettura se decideste di voler leggere questo splendido libro.
Sanderson ha scritto un libro complesso a livello di trama,
al tempo il traduttore hanno fatto un ottimo lavoro, visto che è una lettura
piacevole, per nulla ridondante. Una lettura che vola via in pochi giorni;
arrivati alla fine ci si domanda come sia possibile aver letto ottocento pagine
in un soffio, senza accorgersene.
Ottocento pagine in cui ho avuto modo di innamorarmi dello
stile pulito di questo autore, ma soprattutto di alcuni dei suoi personaggi,
persino quelli che teoricamente sarebbero dovuti essere “i cattivi”.
Ma come ne ho amati alcuni, altri li ho apprezzati per la
loro caratterizzazione ci sono stati quelli che ho detestato cordialmente, ma
non per questo sono personaggi da scartare o minori, tutt’altro, mi sono resa
conto man mano andando avanti con la lettura, che forse sono quelli dove
l’autore ha lavorato di più. Ed è proprio da uno dei personaggi che ho
detestato che voglio iniziare a parlare un po’ delle varie figure che si
muovono all’interno di questo libro.
Vivenna, è una delle principesse di Idris, la maggiore,
cresciuta ed educata per andare in sposa al Re Dio di Hallandren , è anche la
ragazza che rispecchia il pensiero del suo popolo, fin dall’inizio del libro è
intransigente verso la religione Hallandriana, verso le sue divinità e verso
quel soffio che per prima considera un abominio, qualcosa di veramente
deplorevole. Ma per quanto io l’abbia detestata dal momento in cui è comparsa
ammetto che è un personaggio caratterizzato egregiamente, con l’andare avanti
della lettura la si vede crescere, scoprire il mondo, rendersi conto che forse
la sua intransigenza è eccessiva, tanto che non dico che mi diventa simpatica,
ma sono riuscita ad apprezzarla.
Personaggio ambiguo sin dall’inizio, che ho apprezzato, anche
se era lampante il suo ruolo è stato il mercenario Denth, intelligente,
simpatico, ha il suo fascino, ma dalle parole e dalle descrizioni di Sanderson
si avverte chiaramente, è palpabile quella personalità nascosta, quella furia,
quella rabbia che a stento riesce a trattenere. Come a stento riesce a
nascondere i suoi pensieri, i suoi scopi e quell’odio che prova verso Vascher.
Vascher è uno dei miei personaggi preferiti, misterioso,
burbero, un po’ mi ha fatto pensare a mio fratello sia per carattere che per
aspetto, solo che mio fratello non ha Sanguinotte che fa stragi a destra e
sinistra xd. Per chi fosse interessato Sanguinotte è una spada
senziente, ma penso che se fosse stata una persona l’avrei identificata come un
ragazzino irriverente e capriccioso, ma al tempo stesso un ragazzino
decisamente intelligente; pensa che il mondo sia o bianco o nero, diviso fra
buoni e cattivi, peccato che suppongo che non sia in grado di distinguere i
buoni dai cattivi.
Ed infine c’è il mio personaggio preferito in assoluto, Lievecanto,
una splendida divinità che pensa di non esserlo, che non crede nella religione
per il quale è venerato e che si fa veramente troppe domande, su chi era e
anche su chi è ora. Le parti del libro
dove appare lui sono veramente esilaranti, divertenti e alcune anche molto
profonde.
Di personaggi ce ne sono veramente molti altri, ma ho deciso
di accennare a quelli che a parer mio sono caratterizzati meglio, quello che
lasciano il segno durante la lettura, che ti fanno sorridere o arrabbiare e
irritare.
Siamo giunti alla fine di questa recensione decisamente
contorta, penso che non sia nemmeno troppo scorrevole da leggere, ma di solito
quando un libro mi appassiona tanto divento scema e non riesco a scrivere nulla
di sensato.
Per concludere voglio dire che è un libro che consiglio
caldamente, non appartiene ad una saga anche se sul finale ci sono un sacco di
domande in sospeso e un seguito non ci starebbe male, ma per ora è un libro
unico. Una lettura piacevolissima e scorrevole, dove personaggi e ambientazioni
sono trattate con maestria. Il libro mi ha preso sin dall’inizio, dalle prime
pagine, al contrario di altri che devono carburare e riescono a diventare
interessanti dopo alcuni capitoli, questo sin dalle prime pagine è una lettura
avvincente e differente.
Veramente stupendo xd.
Commenti
Posta un commento