Il Paradiso degli orchi
di Daniel Pennac
Gli
orari della vita dovrebbero prevedere un momento, un momento preciso della
giornata, in cui ci si potrebbe impietosire sulla propria sorte. Un momento
specifico. Un momento che non sia occupato né dal lavoro, né dal mangiare, né
dalla digestione, un momento perfettamente libero, una spiaggia deserta in cui
si potrebbe starsene tranquilli a misurare l'ampiezza del disastro. Con queste
misure davanti agli occhi, la giornata sarebbe migliore, l'illusione bandita,
il paesaggio chiaramente delineato. Ma se si pensa alla propria sventura tra
due forchettate, con l'orizzonte ostruito dall'imminente ripresa del lavoro, si
prendono delle cantonate, si valuta male, ci si immagina messi peggio di come
si sta. Qualche volta, addirittura, ci si crede felici!
***
Benjamin Malaussène, figlio, fratello, amico.
Benjamin Malaussène, ragazzo
intelligente, intuitivo, gran osservatore.
Benjamin Malaussène, un giovane
sereno, gioviale, buono, un santo.
Benjamin Malaussène, laureato in
legge, ma lo tiene ben nascosto. Lavoratore precario.
Benjamin Malaussène, lavoro attuale:
Capro
espiatorio.
Ora vi chiederete voi, ma che razza di
lavoro è quello del Capro espiatorio?
Un lavoro, dove un povero cristo è
costretto a sorbirsi le sfuriate del proprio capo, ma anche le ire dei
dipendenti di un grande magazzino insoddisfatti.
Ed è questo che il povero Benjamin fa come
lavoro, ma lui non è solamente questo. È molte altre cose.
Un figlio, il primo di una madre
particolare. Pronta ad innamorarsi facilmente con quello che considera come
l’uomo della sua vita, fuggire con lui e ancora più facilmente tornar a casa
senza uomo, ma con un fratellino per Benjamin.
E così Benjamin cresce, allevando e
occupandosi di fratelli e sorelle, figli di sua madre, ma ognuno con un padre
differente.
Si occupa di quella tribù quale è la sua
famiglia, come fratello, come padre, come educatore ed infine come amico.
Adoro come personaggio Benjamin, non lo si
può che amare, dal momento che compare sino alla fine del libro, a volte lo si
può anche compatire, si può credere per una manciata di pagine che non abbia un
briciolo di carattere, ma non è affatto così.
È intelligente Benjamin, simpatico, colto
e arguto. Ha una lingua tagliente come pochi, ma è anche obiettivo. Il suo
compito è occuparsi di quei fratelli e sorelle che la sua sciagurata madre ha
messo al mondo.
Il Paradiso degli orchi, al contrario di quello che si
possa pensare dal nome non è un libro fantasy, tutt’altro, ma sinceramente non
posso inserirlo nemmeno fra i libri gialli. Penso che per un verso sia un
miscuglio di generi e al tempo stesso un racconto che parla del suo
protagonista, della voce narrante di questa lunga saga della famiglia
Malaussène, ma è anche un attento punto di vista del mondo.
Nel grande magazzino dove lavora, Benjamin fa da capro
espiatorio, si accolla gli errori per un letto rotto, per una lavatrice non
funzionante, per un granello fuori posto.
Lui si prende le sfuriate e il grande magazzino va avanti
tranquilli e senza problemi, peccato che un giorno qualcosa turba l’apparente
tranquillità di questo mondo a parte.
Una bomba esplode all’interno del reparto giocattoli, una
bomba che terrorizza tutti e si porta via la vita di un uomo.
Altre bombe esplodono nel grande magazzino, altre vite
vengono spezzate, eppure sembra che questo sia il volere di un folle, di
qualcuno che voglia vendicarsi, forse di un dipendente maltrattato. Ed ecco che
gli occhi della polizia si posano sul povero Benjamin, come anche il sospetto
dei suoi colleghi.
Nessuno può immaginare che un’insospettabile sia il
complice di quegli attentati.
Nessuno può immaginare che quegli attentati non sono
omicidi, ma altro.
Come nessuno può immaginare che l’attentatore desidera
far ricadere la colpa sul povero Benjamin. Perché lo odia.
Odia il suo carattere, il suo modo di comportarsi, quella
pazienza e quella bontà innata che il più grande dei fratelli Malaussène ha.
L’attentatore odia il suo candore, la sua bontà;
probabilmente le invidia, tanto che ad un certo punto il suo intento è togliergli tutto.
Ho adorato questo libro, conoscevo lo stile di Pennac e i
suoi libri per l’infanzia, ma questa saga è ironica e amara al tempo stesso.
Alcune parti sembrano così filosofeggianti, ma quello che mi ha incantata è il
mondo in cui si muovono i personaggi, questa numerosa famiglia guidata dal
fratello più grande, unico punto fermo che i fratelli Malaussène hanno.
Pennac è riuscito a creare, a scrivere un piccolo
gioiello, un libro ambientato a Belleville,
un quartiere multi etnico di Parigi, dove ognuno di questi strani
personaggi si muove e interagisce, tutti legati fra loro come fossero una
grande famiglia allargata.
Una famiglia dove chiunque è il benvenuto.
***
Daniel Pennac (Casablanca, 1º dicembre 1944),
è uno scrittore francese.
Autore di libri per ragazzi, nel 1985, comincia – in
seguito ad una scommessa fatta durante un soggiorno in Brasile – una serie di romanzi che girano
attorno a Benjamin Malaussène, e alla sua inverosimile famiglia,
composta di fratellastri e sorellastre molto particolari e di una madre sempre
innamorata e incinta, e a un quartiere di Parigi, Belleville.
Nel 1992,
pubblica il saggio Come un romanzo, a favore della lettura.
« L'uomo costruisce case perché è vivo ma
scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge
perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto
di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire. »
Come un Romanzo – Daniel Pennac
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