Ciao a tutti.
Il blog è un pochino bloccato, ma ho passato questi mesi estivi a crogiolarmi nel non fare nulla, riposandomi e leggendo.
Mi sono appuntata alcuni libri di
cui vorrei parlarvi, devo solo riuscire a ritrovare il ritmo di tutti gli
impegni che ho, e il tempo per scrivere delle recensioni decenti.
Comunque questa estate non è
stata affatto deludente parlando di letture, finalmente, dopo mesi che era sul
mio comodino sono riuscita a leggere il Giardino delle Pesche e delle
Rose di Joan Harris, ultimo libro appartenente alla trilogia di
Chocolat. L’ho adorato, come i due precedenti, la trama, ma più di tutto le
descrizioni e quel senso di irrealtà, sogni e magia che è riuscito a
trasmettermi.
Per giorni ho gironzolato per
casa affermando che mi sarei trasferita in un paesino in Francia vicino che
sorgeva su un affluente della Garonna.
Credo che a casa mi abbiano preso
per matta.
I libri della Harris fanno questo
effetto, trasmettono immagini, sensazioni, colori, ma soprattutto trasmettono
profumi. I suoi personaggi, prima di tutti Vianne Rocher che usa la cucina, il
cibo, ma soprattutto i dolci per conoscere le persone, per avvicinarle, per
fargli dimenticare, almeno per un momento, i loro problemi.
In quest’ultimo libro affronta
diverse problematiche sociali, come anche nei due precedenti, se in Chocolat,
attorno a tutte le ricette e i profumi di dolci, all’interno della sua cioccolatiera, Vianne combatte per avere un posto nel piccolo paesino dove è
approdata. Cerca di non essere additata, perché è madre, ma non ha un marito.
Nel terzo libro le problematiche, le discriminazioni si fanno ancora più
profonde, diventano razziali e di religione.
La Harris riesce ad affrontarle con maestria, senza rendere il tutto pesante, ma al tempo stesso senza risultare superficiale o cadere nel banale. E poi in quest’ultimo libro tutto cambia, quelli che un tempo erano alleati ora si sono allontanati, mentre i vecchi nemici sono diventati amici. Perché in fondo la discriminazione può essere superata, basta non ancorarsi a mentalità arcaiche e davanti a una tazza di cioccolata calda o ad un vassoio di dolci.
Mi piace molto lo stile della
Harris, un’autrice decisamente eclettica, visto che i suoi libri spaziano fra
molti argomenti e generi differenti, dallo storico, al giallo, passando per
questi romanzi potremmo dire quasi surreali, dove dentro si trova sempre un
pizzico di magia.

***

Non credo che si possa definire
proprio noir, però è stata una piacevolissima lettura. Ambientati tutti e tre i
racconti lungo la Senna, hanno come protagonista il commissario Jean-Baptiste
Adamsberg e il capitano Danglard. Due figure così differenti, il primo calmo,
placido come lo scorrere del fiume nei caldi pomeriggi estivi. Pensa, osserva,
in alcuni casi sembra anche un po’ tonto, ma non lo è affatto.
Il capitano è decisamente più
irruente, testardo e appassionato di vino bianco xd.
Il libro è ben scritto,
scorrevole, decisamente particolare, come lo sono i suoi personaggi,
soprattutto il commissario e il modo un cui affronta le indagini. Come ho detto
a volte sembra tonto, ma ha un intuito superiore alla media.
L’ho adorato, mi sono
immedesimata e rivista a Parigi in una calda e lenta estate, la Senna poco
distante.
Ho visto Parigi, in una fredda
notte di Natale, mentre i primi fiocchi di neve scendeva ricoprendo le strade
della città e la Senna in piena scorreva potente.
Ho visto i ponti sulla Senna, in
un freddo inverno, accanto clochard a camminare, portando con sé i loro
carrelli alla ricerca di un luogo caldo dove passare la notte.
Tante piccole istantanee di una città in cui si sente parlare solo delle grandi attrazioni per turisti, ma mai di zone meno popolari. L’autore è riuscito a descriverla con tante piccole istantanee meravigliose, con uno stile scorrevole che mi ha appassionato, tanto che ho fatto una ricerca, scoprendo che ha una serie di romanzi con protagonista il commissario Adamsberg.
Commenti
Posta un commento