revolution
di Antonio Lanzetta
Eccomi a recensire
un nuovo libro. A ogni nuova recensione che pubblico sul blog, mi ritrovo a
dovermi scusare per il tempo che ci metto a scriverne, ai pochi aggiornamenti
del blog, ma il tempo sembra sempre diminuire e gli impegni aumentare. Il 2015
poi, non è stato il massimo con le letture; ho trovato solo libri deludenti, e
questo 2016 è iniziato con una mia pigrizia assurda.
La stanchezza mi
porta a leggere pochissimo e ad essere anche schizzinosa nella scelta delle mie
letture.
Il libro di cui
mi accingo a parlare è stata la mia unica compera quando, a ottobre, sono stata
a Lucca, per il Lucca Comics & Games. Voi direte, ma come abita a Roma e di
librerie ce ne sono e da Lucca è tornata con un solo libro. Ebbene sì, è andata
proprio così, libro preso per caso, visto per caso allo stand della casa
editrice, altrimenti non sarei tornata nemmeno con questo. Avevo visto la
copertina e letto la trama su internet, quando ancora doveva uscire. Mi ha
incuriosito, ma poi passato il tempo non ci avevo più pensato fino a quando non
mi sono ritrovata davanti allo stand della Casa Editrice. Lì non ci ho dovuto
pensare nemmeno, mi sono fermata e l’ho comprato.
Non so bene cosa
mi abbia spinto, sicuramente la copertina; più di ogni altra cosa il genere:
adoro la fantascienza e dalla trama questo sembrava avere tutte le
caratteristiche per risultare una lettura piacevole.
Eppure non mi è
risultata una lettura piacevole. Mettiamo le cose in chiaro, il libro non è
brutto, assolutamente. Probabilmente ero io a non essere predisposta alla sua
lettura in questo momento, e forse per questo non mi ha lasciato nulla. Non
quell’arrabbiatura che mi prende quando trovo una lettura che non mi piace, né tanto
meno l’esaltazione e il senso di perdita dopo aver terminato una lettura che mi
ha colpito o appassionato; una lettura che mi ha fatto innamorare dei suoi
personaggi, tanto che faccio fatica a riporre il libro al suo posto, per giorni
lo tengo sul comodino e ogni tanto rileggo qualche passaggio, alcune parti che
mi hanno colpito di più e fatto emozionare. Questa volta, con mio grande
rammarico, non è accaduto.
Non ho nemmeno
tentato di bruciarlo, o di dargli fuoco, perché obiettivamente, come ho
accennato sopra non è brutto o scritto male, eppure penso che gli manchi
qualcosa. Quella scintilla che mi avrebbe portato a divorarlo in poche ore, a
tenermi sveglia la notte per finirlo di leggere.
Trama
A Sue Lin non
sembra vero: ha appena ricevuto la Convocazione!
Siamo sulla Terra, anno 2233, e l’umanità, che vive nell’ultima città del pianeta, è spaccata in due: da una parte gli asserviti, relegati nel ghetto e abbandonati al degrado, costretti a lavorare come schiavi per mantenere i cittadini, che vivono aldilà delle mura una vita di lusso sfrenato e ipertecnologico, sotto la direzione del Presidente Jons. Per poter diventare cittadini bisogna ricevere la rarissima convocazione e Sue, una delle tante ragazze del ghetto, ne sta stringendo una tra le mani.
Sembra una
fortuna incredibile, ma Sue non ha fatto i conti con il Destino che le farà sì
perdere la sua grande opportunità, ma la costringerà a lottare per poter
finalmente decidere le sorti della propria vita.
In
quest’adrenalinica avventura che non vedrà un attimo di sosta e che la
costringerà a rischiare la sua vita e quella di tutti quelli che ama, Sue sarà
accompagnata da un variegato gruppo di alleati, tra cui Kain, una misteriosa
sentinella che arriva dal passato e che sembra comparsa all’improvviso per
combattere al suo fianco.
Sue imparerà
allora a capire che nel suo mondo non è tutto come sembra e che forse, con le
sue gesta, potrà rivoluzionare il futuro dell’intero Pianeta Terra.
Autore
Antonio Lanzetta è nato a Salerno dove vive e lavora.
Laureato all’Università degli Studi di Salerno Nel 2012 si è classificato
al primo posto nel concorso letterario nazionale, “Nuove Chimere”, con
“Ulthemar – La Forgia della Vita” quale miglior fantasy sperimentale.
Nel Febbraio 2014 ha scritto Warrior, pubblicato da
La Corte Editore.
Recensione
Revolution avrebbe potuto avere le basi per
essere un grande racconto di fantascienza, ma da come è stato gestito è un
libro che non spicca.
L’autore ha un
ottimo stile, la sua storia si legge bene, eppure non è riuscito a catturarmi.
Gli avvenimenti, l’intera vicenda non mi hanno appassionato, non mi hanno
coinvolto come avrebbero dovuto, come desidero accada in un libro. Tutto mi è
scivolato addosso piatto e privo di emozioni.
La storia si
svolge in questo futuro molto cyberpunk: una terra rovinata da una guerra,
stravolta e dalle cui macerie è nata questa città, una zona per pochi eletti,
di cui si conosce poco e dove la maggior parte degli asserviti, di coloro che
lavorano per mantenerla sperano di poter entrare un giorno o l’altro; e poi c’è
il ghetto. Il ghetto è scuro, sporco, un luogo dove non vigono regole di nessun
tipo e dove tutti coloro che vi vivono combattono per sopravvivere o lavorano
nelle fabbriche dove si costruiscono androidi.
Bisogna
ammettere che questa città divisa una zona per ricchi, per più fortunati e una
dove vivono tutti gli altri non è di certo fra le più originali: basta andare a
leggere alcuni libri di fantascienza di grandi autori più conosciuti per
trovare qualcosa di simile. Ma difatti da un cliché si può tirare fuori una
trama originale e ben strutturata, con personaggi interessanti. E da quello che
sembra un libro come tanti potrebbe venir fuori un grande racconto.
Ovviamente per
me non è stato questo il caso. Se le descrizioni dei luoghi mi sono piaciute,
ho trovato dei vuoti sia a livello di trama che come caratterizzazione dei
personaggi.
Ci sono dei
salti fra un personaggio e l’altro, come si comportano, le loro decisioni che
lasciano spiazzato il lettore, facendo in modo che si chieda ma come ci è
arrivato qui?
Anche la caratterizzazione dei personaggi l’ho trovato decisamente carente, ed è quella che crea una parte del libro, il loro passato, il loro carattere manda avanti la trama, almeno io la vedo così. Comprendo che non si possa raccontare tutto e subito ma centellinare man mano che il racconto procede, peccato che in questo caso anche quello che vi viene svelato sia poco. Non è tanto la loro storia il problema, ma la caratterizzazione. Sue Lin è la protagonista, avrebbe delle basi ottime per essere un personaggio interessante e invece appare come una bambina sperduta, in cui di rado ci sono questi sprazzi di ribellione, di potere decisionale, ma per il resto in tutto il libro è completamente in balia degli eventi e delle decisioni degli altri. Per miracolo, per istinto riesce a salvare se stessa e Tayler, ma in seguito è nuovamente nulla. Comprendo che possa essere scioccata da quanto ha fatto, da quello che è accaduto, ma qualche domanda in più forse avrebbe dovuto farsela.
Tayler da parte
sua c’è e non c’è, qualunque cosa fa, qualunque decisione è per stare con Sue,
ma anche lui non spicca caratterialmente, sembra vivere di riflesso per questa
ragazza che fino a metà libro lo considera come un fratello e poi d’improvviso
se ne ritrova innamorata.
Un personaggio
interessante è Kain, sin dal prologo incuriosisce tantissimo. Ammetto che la
cosa che mi ha lasciato spiazzata tantissimo è l’anno del primo capitolo, mi
sono arrovellata per tutto il tempo cercando di comprendere quello che sarebbe
accaduto, come questo personaggio proveniente dalla guerra del Vietnam fosse
collegato al racconto e a un futuro decisamente lontano. Eppure anche lui ha
dei buchi, dei vuoti che alla fine il lettore riesce a intuire, ma di cui non
si ha nessuna conferma. Comprendo che a molti potrebbero non interessare, ma io
mi sono chiesta fra tante persone come mai quel vecchio nella foresta ha scelto
proprio Kain? Perché la morte gli era vicina e non sarebbe sopravvissuto,
perché aveva qualcosa di speciale, oppure per via della paura che provava.
Potrebbe anche averlo scelto perché era il primo che gli capitava a tiro, ma
insomma almeno spiegarlo.
Gli altri
personaggi si muovono attorno a questi, con più o meno rilevanza, ma uno che mi
ha colpito e che ho trovato il migliore di tutti è uno dei bambini. Den mi
piace come personaggio, come è stato caratterizzato. È un bambino, è umano ed è
anche terrorizzato da quanto sta accadendo attorno a lui. Il mondo che
conosceva, quella casa che, anche minima, è una forma di protezione per lui e
gli altri orfani è stata attaccata; la donna che si occupava di loro è stata
uccisa e Sue Lin, la ragazza più grande, come se fosse una sorella per lui è
stata portata via, ma invece di lasciarsi andare, di disperarsi tira fuori
coraggio e carattere e afferma che vuole andare a salvarla. Persino quando
tutto sembra disperato, quando perde anche gli altri membri della sua famiglia
continua a essere coraggioso, molto più di altri personaggi. Molto meglio
caratterizzato rispetto ai protagonisti della storia.
Per quanto
riguarda la trama posso continuare a ripetere fino a stressarvi e a rompervi le
scatole che obiettivamente non c’è nulla che non vada, eppure continua a non
avermi preso. Non mi ha catturato e incollato al libro.
Gli avvenimenti
si susseguono eppure non c’è un vero e proprio punto dove accade qualcosa di
eclatante, che ti fa rimanere con il cuore in gola e ti fa dire: però, non me
lo sarei mai aspettato. Ecco, forse il libro si potrebbe definire prevedibile.
Prevedibile
durante tutta la lettura, fino a quella che è l’inevitabile fine e poi anche
l’epilogo. Avvenimenti che un lettore attento potrebbe intuire benissimo, senza
poi avere il brivido della sorpresa.
Tirando le somme
non lo consiglierei come lettura, non a chi non si è mai approcciato alla
fantascienza prima, ma nemmeno a chi la ama e legge libri di grandi autori,
potrebbero rimanerne delusi.
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