Sangue del mio sangue di Giuseppe Menconi




Trama:


In un mondo in cui le mummie forniscono la forza lavoro che muove le pale delle navi e i telai delle fabbriche, la necromanzia è la scienza più importante. Le nazioni industrializzate si contendono le rovine millenarie sepolte nelle Terre Morte per trovare conoscenze perdute ed espandere la propria potenza militare.


Evangeline è fuggita dalla comoda vita nella buona società per inseguire il sogno di diventare una grande archeologa, come suo zio, ma dopo quattro anni non ha ancora ottenuto nulla. In un mondo dominato dagli uomini non basta essere un’archeologa e una necromante eccellente: bisogna impegnarsi il doppio solo per non essere ignorate. Per sopravvivere Evangeline si occupa dei morti viventi di un teatro, fabbricando scheletri e incollando teste sui corpi delle mummie decapitate durante gli spettacoli. Un lavoro sporco, massacrante e mal pagato.


Però il tempo per Evangeline è agli sgoccioli: inseguita dai creditori e terrorizzata dall’idea che i suoi genitori possano trovarla e riportarla a casa con la forza, Evangeline deve trovare il prima possibile un grosso scavo archeologico che lanci la sua carriera… e forse l’occasione è arrivata con un misterioso sito protetto dall’esercito. Ma il nemico è vicino e per delle rovine importanti si sono già combattute guerre in passato.


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Dopo tante anteprime, finalmente riesco a recensire un libro che non sia un romance. Non che gli ultimi che abbia letto si possano inserire in tale categoria, ma molti lo erano; ho decisamente bisogno di un cambiamento nelle mie letture e tornare al fantasy, alla fantascienza e alle storie strane che tanto adoro.
Prima di iniziare questa recensione però chiacchiererò un pochino con voi, o meglio su come io sia arrivata dopo mille peripezie a questo romanzo fantasy in stile steampunk. Come ho detto mille volte, ora che ho trovato l’utilità di facebook, scopro spunti per i miei articoli, ma anche nuove e tantissime letture differenti. La decisione di leggere questo libro è stata presa analizzando vari motivi: la copertina, che è veramente bellissima (adoro il tratto del disegnatore), la trama, particolare, fuori dagli schemi e che al tempo stesso mi ha fatto pensare alla Mummia xD e infine l’ambientazione vittoriana che, con questa vena steampunk, è un qualcosa che mi ha fatto disconnettere il cervello e cliccare sul tasto compra di Amazon ancora prima di rendermene conto <3. Seriamente il motivo principale sono state le parole positive di uno dei miei contatti su facebook per autore e romanzo, i suoi elogi mi hanno spinto verso di lui, tanto che mi sono voluta fidare. Cosa che raramente faccio, perché in passato ho preso delle cantonate assurde leggendo libri che mi hanno consigliato, ma che soprattutto erano divenuti casi mediatici. In questo caso non è accaduto che il titolo in questione sia diventato un caso mediatico, è scritto troppo bene ed è decisamente particolare per poterlo diventare.
Quello che ho avuto tra le mani, o meglio sul reader, è una storia fuori dagli schemi, narrata in prima persona dagli occhi della protagonista. Evangeline, archeologa e necromante, ci racconta della sua avventura e della sua vita. Ha lasciato la casa paterna quasi fuggendo, contro la volontà dei genitori, soprattutto sua madre che avrebbe voluto vederla maritata con un uomo facoltoso, con la speranza di diventare un’archeologa famosa, seguendo le orme di suo zio: l’uomo l'ha contagiata con la passione per il mistero e per un lavoro che per molti non è adatto a una donna.
Il mondo in cui si muove Evangeline è molto simile al nostro, per cultura e comportamenti, ma molto vicino all’epoca vittoriana per la descrizione dei luoghi e dei vestiti con una forte componente steampunk; al tempo stesso è differente per come viene descritto dall’autore, dove la magia la fa da padrone. Poi, parlo di magia, ma non è propriamente esatto: gli archeologi sono figure molto complesse, sono studiosi, ma al tempo stesso molti di loro sono anche dei necromanti. I morti nel mondo di Evangeline riprendono vita come zombie, ed essendo pericolosi, chi conosce l’arte delle necromanzia li prepara, lavora e, trasformandoli in mummie, li usa come forza lavoro.




Ho letto e riletto molte parti del libro e molte di queste mi hanno fatto riflettere: il mondo creato dall'autore è stupendo e per un verso decisamente realistico; il comportamento delle persone, soprattutto degli uomini, i pregiudizi che hanno verso le donne, che non passano mai, sempre convinti che alcuni lavori non siano adatti a queste e che dovrebbero stare a casa a mettere al mondo figli, sono gli stessi che hanno anche nel 2017. Ho trovato veritiero e decisamente reale il modo in cui sono trapelati all’interno del romanzo: durante tutta la lettura ci sono state battute sessiste, comportamenti a dir poco indecenti, per non parlare del modo di fare di alcuni archeologi, che per tutto il tempo si sono ritenuti superiori, trattando Evangeline come se fosse un’inetta, tanto che, sul posto di lavoro, durante uno scavo, ogni idea della ragazza o veniva scartata o se ne prendeva il merito qualcun altro nel caso fosse stata giusta, altrimenti davano la colpa a lei, cercando di denigrarla in ogni modo.
Anche se se è stata solo una lettura, determinati comportamenti mi hanno mandato in bestia, tanto da capire il comportamento di Evangeline in alcuni casi: lei è testarda, pronta a tutto pur di realizzare il suo sogno e non le importa di niente e di nessuno, tanto meno di risultare antipatica agli occhi delle persone. E infatti leggendo, la protagonista di questo libro non è che brilli per simpatia, in alcuni momenti l’avrei presa a testate; comprendo il dover combattere e lavorare il doppio in un mondo governato dagli uomini, in un lavoro considerato per la maggior parte maschile, ma al tempo stesso il suo sentirsi superiore, il suo voler avere ragione a tutti i costi senza ascoltare gli altri è irritante. Lei stessa si sente migliore degli altri, forse per via della sua estrazione sociale, forse per carattere, sicuramente perché convinta al cento per cento che la sua preparazione sia migliore di tutti coloro che la circondano. Forse, molte cose all’interno del libro sarebbero andate diversamente se lei avesse ascoltato, invece di incaponirsi, a voler sempre avere ragione credendosi più intelligente, eppure anche questo lato del suo comportamento, seppur io lo trovi deleterio, è la base degli avvenimenti della storia e della trama. La determinazione della protagonista a voler realizzare i suoi sogni, il suo scopo di diventare un’archeologa famosa sono le basi che mandano avanti il racconto e si intrecciano con tutti gli altri avvenimenti.



Evangeline è la protagonista della storia; i fatti, gli avvenimenti vengono descritti tutti dal suo punto di vista, quindi come accade in questi casi si vede tutto dalla sua opinione; come in molti libri scritti con un unico pov, il punto di vista e i pensieri del protagonista non sono mai del tutto obiettivi e riescono a influenzare il lettore, tanto da parteggiare per lei e vedere e credere le cose a suo modo. Questo modo di scrivere rende molto più entusiasmanti determinate scoperte, ma non lo apprezzo del tutto. Sempre attraverso i suoi occhi vediamo gli altri personaggi del libro, o meglio come li vede lei, offuscata dal desiderio di primeggiare e diventare qualcuno e solo andando avanti con la lettura, raggiungendo quasi la fine del romanzo questi prendono una forma differente.
Quando quella parte del suo carattere e del suo comportamento va scemando, quando si rende conto che deve anche ascoltare gli altri, che non sono tutti stupidi e l’unica intelligente e brava è lei, dagli occhi della ragazza svanisce quel velo di supponenza, si rendere conto che non può fare tutto da sola e che anche gli altri sono suoi pari. Da quel momento le persone, gli uomini attorno a lei prendono una forma più complessa, più delineata, da dove emergono anche pregi e non solo difetti. Il suo stesso assistente, Seth, viene caratterizzato meglio. Non solo un ragazzo smidollato e con la testa fra le nuvole, ma un uomo preparato e decisamente catastrofico che nei momenti critici riesce a essere coraggioso, tanto da aiutarla e tirarla fuori dai guai più d'una volta.
Tutti i personaggi del libro, anche se come ho detto sono visti solo tramite gli occhi di Evangeline, sono ben caratterizzati, anche se in alcuni casi decisamente sminuiti. Per lei non ce n’è nessuno alla sua altezza, e forse è proprio questo lato del suo carattere a non renderla troppo simpatica.
Comunque, sorvolando su quelli che trovo i difetti della protagonista, passo a parlare degli altri personaggi; mi piace come sono descritti, come si muovono e soprattutto tutti quanti hanno un ruolo importante, non sono solo delle figurine sullo sfondo che appaiono di tanto in tanto recitando battute; sono veri e con un solido spessore, ben descritti, completi. Non li conosciamo a tutto tondo, in alcuni casi conosciamo solo parte dei loro caratteri, proseguendo passo passo con la lettura.  Non di tutti c’è una descrizione completa, ma dei più importanti sì, si conoscono diversi lati del loro carattere, il passato, piccole sfaccettature che li rendono interessanti, con un passato e anche un futuro: dello stesso Seth, come di alcuni altri, l’autore descrive un solido background, un perché e un come sono arrivati a quel punto, sono in quel libro.



Per quanto i personaggi mi siano piaciuti, il tocco in più del libro dal mio punto di vista è l’ambientazione. Non solo le descrizioni della città di Levermine o del deserto e degli scavi, ma proprio il modo in cui è strutturato l’intero mondo. Pensandoci assomiglia al nostro, diviso in continenti, occidente e oriente: l'aspetto delle persone è differente e anche la cultura e il modo di vivere e pensare. L’autore ha preso quanto conosce, quanto c’è di vero nel mondo reale e lo ha trasportato nel suo libro, modificandolo appena, rielaborandolo ma allo stesso tempo mantenendo tutto molto simile. Ha inserito elementi magici particolari e fuori da ogni schema: di solito quando si pensa ai necromanti, almeno io, si pensa a un fantasy classico in stile source and sorcery, a qualcosa stile D&D, ma in questo caso non è così. La necromanzia è legata la maggior parte delle volte agli archeologi.
L’ambientazione, anche per via delle mummie, delle teste mummificate, ma anche dei vari scheletri, dovrebbe essere scura, gotica, cupa, eppure non è affatto così. Il mondo in cui si muovono Evangeline e gli altri personaggi è luminoso e vivo; non luminoso in stile valle degli elfi, ma per via dell’ambientazione, del deserto, di questo luogo caldo e isolato da tutto e tutti. Al tempo stesso però si avverte la povertà, il pericolo delle città di confine, le zone cupe dei luoghi di frontiera e di scambio. Si avverte, tramite le descrizioni questo luogo sporco e pericoloso, i quartieri poveri dove si muovono personaggi decisamente intimidatori. La stessa Levermine è un mix di bassifondi, luoghi per soldati e zone ricche, un mix interessante per questa città dove archeologi, avventurieri, soldati, mercenari, ladri e trafficanti di ogni genere si incontrano, incrociano le loro vite e rivolgono lo sguardo verso i misteri delle Terre morte, quei luoghi dove piramidi di ogni genere con i loro segreti aspettano di essere scoperte.
Altro punto che mi ha attirato verso questo libro è stata l’idea delle piramidi, delle mummie. Sono una fan sfegatata della Mummia: libro, film (anche se il secondo è decisamente trash) e mi è piaciuto, ancora più trash, il Re Scorpione, quindi quando ho letto fantasy e steampunk, con più mummie e necromanzia la mia curiosità è salita alle stelle. Ed ecco l’idea geniale: ci sono queste mummie che vengono usate come forza lavoro, e poi c’è tutta una cultura di magia, ma anche di religione e mitologia, che per certi versi attinge alla storia dell’antico Egitto, ma rivisitata, rielaborata in qualcosa di nuovo, di interessante. Le piramidi sono rovesciate, i più potenti re del passato erano necromanti, usavano una magia molto più potente di quella moderna e attorno a loro aleggia nel presente un alone di mistero, una sorta di curiosità e venerazione che porta ogni archeologo alla ricerca di questi luoghi, di queste tombe nascoste dalle sabbie per curiosità, per accrescere fama e ricchezza, ma anche per il potere.


Credo di stare sproloquiando tantissimo in questa recensione, ma ho così tante cose da dire, così tanto di cui parlare. Al momento sono indecisa se esprimermi sullo stile o sulla trama del libro, non so. Credo che inizierò con lo stile, per poi passare alla trama.
Dunque, lo stile mi ha lasciato un tantino spiazzata all’inizio, la prima persona mi mette sempre in difficoltà a leggerla; come per scrivere, lo stesso vale quando leggo: preferisco la terza o almeno un cambio di pov, giusto per avere un’idea più completa degli avvenimenti che si susseguono all’interno del romanzo. Però, c’è un però... in questo caso l’autore ha usato decisamente bene questa prima persona e, anche se in alcune parti ho trovato i pensieri di Evangeline un po’ troppo ripetitivi, soprattutto quando parte con la tiritera che tutti ce l’hanno con lei, che lei è la migliore e gli altri non capiscono nulla, ho trovato il libro molto scorrevole, con delle bellissime descrizioni, tanto da trasportarti a Levermine e poi nel deserto. Sono riuscita ad immaginare la guerra e le difficoltà durante gli scavi, come le piramidi in cui Evangeline e tutti gli altri scendono alla ricerca del più potente fra i re necromanti. Nel momento in cui scendono nella piramide di Orrhane il Macilento mi sono venuti in mente gli odori di quando scendi in luoghi chiusi da troppo tempo, ho visto l’oscurità e un senso di ansia e di oppressione si è impossessato di me, insieme all’eccitazione della protagonista che non vedeva l’ora di scoprire cosa si nascondeva in quel luogo.
Pur usando la prima persona mi è piaciuto il modo in cui ha strutturato il libro, come ha descritto luoghi e persone, senza mai perdersi troppo e, anche se di tanto in tanto un po’ pesante, anche l’introspezione di Evangeline non è affatto male.
Da qui possiamo passare alla trama, che all’inizio sembra abbastanza confusionaria: questo cambiare nome di Evangeline, non voler dire chi è veramente, nascondendosi, ha reso decisamente tutto abbastanza complicato da seguire. Poi dopo qualche capitolo la storia ha preso il giusto ritmo e le vicissitudini della protagonista hanno iniziato ad avere un senso. Ho apprezzato molto il fatto che non venga descritta come una Mary Sue, una donna perfetta che incanta tutti e che si muove come nulla nel mondo, ottenendo quello che vuole con un solo sorriso. Evangeline deve combattere per emergere, per sopravvivere, per non essere riportata a casa dai genitori. Deve combattere per affermare che anche lei può fare un lavoro sul campo come archeologa, tanto da essere disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Per quanto, come ho accennato all’inizio, non la trovi un personaggio molto simpatico, ammetto che da un lato bisogna stimarla: ha un carattere forte, un sogno da realizzare e non ha paura di affrontare tutto e tutti pur di raggiungere il suo scopo.
Le dinamiche del libro, l’andare avanti è decisamente molto veloce; in ogni capitolo ci sono avvenimenti, momenti più o meno cupi, ma anche alcuni che fanno sorridere. L’autore mette Evangeline in alcune situazione al limite del surreale, tanto da farmi morire dal ridere.
Proprio l’alternarsi di queste scene, assieme alla caratterizzazione dei personaggi, mi ha fatto apprezzare ancora di più questo libro.
Il modo di parlare sia di Evangeline che di coloro che le ruotano attorno è stupendo: lei non si comporta e non parla come una giovane di alto lignaggio, ma proprio come uno scaricatore di porto e in una città come Levermine o agli scavi fra i soldati man mano tutti iniziano a trattarla non come una loro pari, ma sicuramente non come la lady che la madre di lei vorrebbe che fosse.
Sangue del mio sangue ha una trama intrigante, divertente e fuori dai soliti schemi del fantasy, è un libro originale che mi ha veramente entusiasmato, l’unico piccolo appunto che posso fargli è questo finale aperto, con tante domande a cui non sono state date risposte, dal rapporto fra Evangeline e il soldato di cui in questo momento non mi viene in nome, a dove sia finito suo zio e se mai riuscirà a trovarlo, ma soprattutto cosa accadrà all'armata delle tenebre liberata nel deserto.
Tante domande e nessuna risposta, tanto da far pensare che questo possa essere il primo romanzo, l’inizio di un’avventura ancora più interessante.
Lo consiglio vivamente a tutti gli amanti del fantasy, a chi cerca letture steampunk e anche a chi vuole leggere qualcosa di differente e fuori dai soliti schemi.








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