Una donna fantastica


Marina, giovane cameriera e aspirante cantante, ha una relazione con Orlando, che è 20 anni più grande di lei. Dopo aver festeggiato il compleanno di Marina, una sera Orlando ha un malore e Marina lo porta immediatamente al pronto soccorso, dove lui poco dopo muore. La donna viene subito vista con sospetto dai medici e dalla famiglia di Orlando, che avviano delle indagini su di lei per vedere se è coinvolta nella morte dell'uomo. Marina è una donna trans e per la maggior parte della famiglia di Orlando, la sua identità di genere è un'aberrazione, una perversione, e per questo viene ostacolata in ogni modo. Le viene vietato di partecipare al funerale e rischia di essere cacciata dall'appartamento che divideva con Orlando. Marina lotta per il diritto di essere se stessa, avendo speso tutta la sua vita per diventare la donna che è oggi.

Oggi vi parlo del film "Una donna fantastica", capolavoro cileno che si è guadagnato la statuetta come miglior film straniero agli Oscar 2018.
Quando ho visto questo film, sono rimasta particolarmente colpita. Nonostante conoscessi la trama e avessi già una vaga idea di dove si sarebbe andati a parare, la straordinaria bravura dell'attrice protagonista (Daniela Vega) ha conferito alla storia un tocco profondamente drammatico e toccante.
Il tema è quanto mai attuale: la discriminazione che subisce la protagonista è assurda.
Infatti, il suo compagno la amava profondamente e sicuramente sarebbe rimasto inorridito per il modo in cui la donna è stata trattata dalla sua famiglia solo perché trans.
Questo mi ha portato a riflettere su una cosa: questo tipo di discriminazione è carica di una fortissima dose di egoismo.



Tutti sono pronti a fare qualunque cosa per nascondere, per far finta che tutto ciò non sia mai esistito, eppure non si rendono conto che così non onorano la memoria del loro caro, anzi la insultano.
Trattando in quel modo la donna che lui amava, stanno semplicemente pensando a loro stessi. E mi chiedo: ma non c'è proprio nessuno che volesse talmente tanto bene a quest'uomo da provare almeno ad accettare questa situazione?
Da provare a difendere il diritto di questa donna a vivere appieno il suo lutto? A rimanere in quella che era di fatto la sua casa?
In un mondo che fatica ad andare avanti, film come questi sono non solo piccoli capolavori, ma aiutano a sensibilizzare.



Il fatto che il film abbia ricevuto la statuetta come miglior film straniero - per ora, meritatissima, perché tra quelli che ho visto è certamente il migliore - fa capire come le cose stiano pian piano evolvendosi.
Daniela Vega, la protagonista, è stata anche la prima attrice transgender a presentare un premio durante la cerimonia degli Oscar 2018.



Vi consiglio fortemente la visione di questo film, anche se devo ammettere che in alcuni punti mi è venuta talmente tanta rabbia nei confronti della famiglia di Orlando che ero tentata di stoppare, almeno per calmarmi un po'.
Tuttavia, alla fine della visione, mi sono resa conto di essermi emozionata davvero tantissimo, di aver provato emozioni diverse e che questo film ha svolto esattamente il lavoro che doveva fare: mi ha un po' cambiata. Mi ha impresso dentro la mente la storia di Marina, facendomi venire voglia di adoperarmi perché storie del genere non capitino.

E visto ciò che mi ha trasmesso, non posso fare a meno di dare il massimo dei voti.


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