Nell'estate del 1643 un giovane piemontese naufraga, nei mari del sud, su di una nave deserta. Di fronte a lui un'Isola che non può raggiungere. Intorno a lui un ambiente apparentemente accogliente. Solo, su un mare sconosciuto, Roberto de la Grive vede per la prima volta in vita sua cieli, acque, uccelli, piante, pesci e coralli che non sa come nominare. Scrive lettere d'amore, attraverso le quali si indovina la sua storia: una lenta e traumatica iniziazione al mondo secentesco della nuova scienza, della ragion di stato, di un cosmo in cui la terra non è più al centro dell'universo. Roberto vive la sua vicenda tutta giocata sulla memoria e sull'attesa di approdare a un'Isola che non è lontana solo nello spazio, ma anche nel tempo.
Non so per quale pazzo motivo io abbia deciso di recensire questo romanzo. Non perché sia brutto, ma perché non mi sento davvero in grado di recensire qualcosa di maestoso come un libro di Umberto Eco.
Però, credo che sia bello condividere qualcosa quando ci è piaciuto così tanto, per cui sono qui a parlarvi di questo romanzo e di come l'ho adorato.
Premetto che leggere Eco non è facile per nessuno: la sua prosa è molto ricca e ricorda opere molto più antiche. Sia per questo romanzo che per Il nome della Rosa, sembra che siano stati scritti con uno stile di diversi secoli fa, invece che da un autore contemporaneo.
Ed è qui che sta la grandezza di Eco: non fraintendetemi, le sue storie, i suoi personaggi, tutto ciò che scrive è magnifico. Ma il linguaggio e lo stile che lo contraddistinguono secondo me sono il suo punto di forza, ciò che rende i suoi lavori unici nel loro genere.
L'Isola del giorno prima mi è piaciuto davvero tantissimo, anche se ci ho messo tanto tempo a finirlo. Per chi mi conosce, sa che è una cosa abbastanza strana che io mi trascini un libro che mi piace per più di un mese. In questo caso, la complessità della storia mi ha portato a leggerlo con calma. Smaniavo per andare avanti, ma allo stesso tempo pensavo che leggendolo tutto d'un fiato non gli avrei reso giustizia, per cui mi sono centellinata i capitoli un pochino per volta.
Passerei tutta la recensione a dire quanto questo romanzo sia bello e quanto mi sia piaciuto, perché purtroppo non credo di avere le competenze per analizzare un'opera tanto grandiosa.
L'unica nota che posso fare è che l'ho apprezzato meno de Il nome della rosa. Ma non c'è troppo da stupirsi: ho sempre amato il Medioevo, ho incentrato il mio percorso di studi attorno a questa epoca storica e non potevo fare a meno di adorare il romanzo di Eco.
Il Nome della Rosa non è solo ambientato nel Medioevo, ma racchiude dentro di sé l'essenza stessa di questo periodo.
L'Isola del giorno prima, ambientato nel seicento, già si discosta da ciò che avevo principalmente amato nell'altra opera. Questo non vuol dire che mi sia piaciuto meno, ma non credo che ne diventerò ossessionata come per l'altro.
Il mio consiglio, in questo caso, non è leggere questo libro, ma recuperare l'opera omnia di Eco, perché non credo che esista un suo romanzo che non valga la pena di essere letto.
Se volete fare quattro chiacchiere sullo scrittore e le sue opere, lasciatemi un commentino qui sotto.
Alla prossima recensione.
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