1968. Parris Island, Carolina del sud, Centro Reclute del corpo dei marines degli Stati Uniti. Inizia il corso di addestramento di 8 settimane che trasformerà un gruppo di giovani americani di provincia in macchine per uccidere da inviare in Vietnam. Il violento e retrogrado sergente Gerheim bombarda le sue reclute di insulti, pugni e provvedimenti disciplinari ai limiti della tortura: tra le sue vittime anche un ironico lungagnone reduce da una scuola di recitazione, che il sergente ribattezza subito Joker, Buffone. Ma il bersaglio preferito di Gerheim è Leonard Pratt, un “burino secco secco” del tutto inadatto all'addestramento militare, un imbranato che incassa le punizioni più assurde con la rassegnazione del perdente nato. Quando però per forzare la mano il sergente comincia a punire il resto della truppa al posto suo per i suoi errori, le reclute decidono di abbandonare la solidarietà della quale lo avevano circondato fino a quel momento e quasi lo linciano a forza di botte. Da quel momento nasce un nuovo Leonard: freddo, determinato, solitario, silenzioso con tutti tranne che con il suo fucile, che tratta come fosse la sua ragazza. Il sergente con la sua esperienza subodora che il disagio mentale di Pratt sta andando oltre ogni limite, ma non riesce a prendere provvedimenti prima che sia troppo tardi...
Purtroppo, il romanzo di cui vi parlo oggi sembra essere fuori catalogo. Non sapevo che fosse così difficile trovarlo: io l’ho preso in prestito in biblioteca, convintissima che comunque si sarebbe trovato in qualsiasi libreria.
Sto parlando di Nato per uccidere di Gustav Hasford, il romanzo da cui è stato tratto il film Full Metal Jacket di Kubric.
Non sono un’appassionata di film o romanzi di guerra, mi procurano ansia e faccio fatica a finirli, eppure sono rimasta così incuriosita che non ho potuto fare a meno di leggere quest’opera.
Il libro è diviso in tre parti, ed ogni parte diventa stilisticamente più complicata man mano che si arriva verso la fine.
Il romanzo è crudo, non c’è altro modo di definirlo. Non è solo per le scene descritte, ma per la sensazione di ineluttabilità che pervade quasi tutto il racconto.
Come se i personaggi si muovessero rassegnati ormai al peggio. È forse questa la cosa che più mi ha lasciata inquietata.
Non so dire con esattezza se il romanzo mi sia piaciuto oppure no, perché non è pienamente il mio genere e mi ha lasciato un po’ turbata.
Eppure, riconosco perfettamente la maestria dell’autore e il modo in cui riesce a trasmettere emozioni.
In effetti, posso dire che effettivamente mi è piaciuto, ha completamente catturato la mia attenzione, e mi ha provocato emozioni contrastanti.
Non posso darvi, purtroppo, un link dove poter acquistarlo, perché come dicevo è fuori catalogo. Tuttavia, posso consigliarvi di fare come me e controllare nella biblioteca più vicina a voi.
Fatemi sapere la vostra: lo avete letto? Che ne pensate? Lasciatemi un commentino qui sotto con le vostre impressioni.
Io vi do appuntamento alla prossima recensione!
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