Le colpe della notte di Antonio Lanzetta (La Corte editore)


Trama:


La sera in cui i suoi genitori sono morti, Cristian è uscito di casa sbattendo la porta, arrabbiato con il mondo. Non avrebbe mai immaginato cosa lo aspettava al suo ritorno: un lago di sangue sul pavimento della cucina e la pistola d’ordinanza stretta tra le dita di suo padre. Un omicidio suicidio, gli hanno detto. E poi lo hanno spedito al sud, a Castellaccio, nella casa famiglia di Flavio, che continua a salvare ragazzini dal buio in cui a volte vengono risucchiati. Davvero il padre di Cristian ha ucciso la madre e poi si è tolto la vita? Qualcosa di oscuro sembra nascondersi dietro quello che apparentemente è un inspiegabile delitto e Damiano, lo Sciacallo, inizia la sua indagine personale, trovandosi come sempre a scavare fino alle radici del male. Mentre prova a rimettere insieme i pezzi della sua vita, Cristian conoscerà il dolore, l'amicizia, la paura, e comprenderà che alcune ferite non si rimarginano mai. Come quelle di Girolamo, un maresciallo dei carabinieri in pensione, ossessionato dall'Uomo del Salice e dalla scomparsa di una bambina avvenuta negli anni ottanta.


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Eccomi di nuovo qui, con una nuova recensione.
Questo libro l’ho letto diverse settimane fa, forse è passata più di qualche settimana, ma tra gli impegni, la scrittura e altre recensioni, per non parlare poi del mio doverlo metabolizzare, ho fatto aspettare questa recensione per troppo tempo. Avrei voluto parlarne da subito, appena chiuso, eppure ci sono dei libri che devo superare prima di poterli recensire. Devo pensare alla trama, a come mi sono sentita io dopo averli terminati, ripensare a quanto ho letto.
Non è sempre così; ieri ho finito un romanzo, una storia dolcissima, era tardissimo, eppure ho scritto la recensione di getto, per non perdermi i pensieri, quello che mi era passato per la mente, quanto mi aveva lasciato non appena l’ho chiuso e facevo fatica a riporlo sul comodino, ma quello in questione era un libro differente, una storia d’amore, delicata, in cui le emozioni scorrono a fiumi e investono il lettore.
Con Le colpe della notte di Antonio Lanzetta, edito da La Corte editore ho avuto più o meno lo stesso effetto: il problema principale è che mentre per il libro terminato ieri, ogni emozione era una carezza, forse una lacrima, tutte loro mi lasciavano una sorta di dolcezza addosso, malinconia forse, un po’ di rimpianto, ma non facevano troppo male, con il thriller di Lanzetta le emozioni sono state tante, tutte mi hanno colpito come tanti pugni, mi hanno lasciato senza fiato, alcune mi hanno fatto piangere ed avere paura. Sono state difficili da accettare, da superare, come è stato difficile metabolizzare tutto il libro.


Andiamo con ordine, però. Antonio Lanzetta è un autore che conosco da diverso tempo; anni fa, girovagando per Romics, ho comprato uno dei suoi fantasy, e per quanto io ami il genere, per quanto tante persone che conoscevo mi dicevano di quanto fosse bravo, il libro di allora lo apprezzai, ma non mi entusiasmò.
Non nego sia un bravissimo scrittore, eppure non so, forse ero io, o forse dal mio punto di vista, che è quello che è, non entra in sintonia con il fantasy, cosa che invece avviene con il thriller, o almeno con questo che ho letto io.
Uno dei consigli che dava Umberto Eco sulla scrittura era di scrivere di cose che si conoscono, di luoghi che si conoscono, perché conoscendo l’argomento di cui si parla la stesura è molto più semplice, più naturale e di sicuro non sembra un trattato, un saggio o un libro di geografia. 
L’autore de Le colpe della notte ha fatto proprio così: ha scritto, almeno per quanto riguarda il luogo dove è ambientato la maggior parte del romanzo, di posti che conosce, che ha vissuto, che sono suoi. E il fatto che li conosca, che li senta suoi, che siano luoghi dove probabilmente è stato, ha vissuto, non lo si vede dalla biografia dell’autore, ma da come ne scrive, da come li descrive e soprattutto da come ne fa parlare ai suoi personaggi, e tutto questo è magnifico. Un dono che pochi scrittori hanno, ovvero quello di saper raccontare, di saper parlare di posti reali, di realtà vere, nostrane e riuscire a trasmettere con le parole nella mente del lettore questi posti. Le calde giornate estive che non passano mai, il silenzio dei paesini all’ora di pranzo, quando sembra non esserci nessuno in giro. Le campagne e i boschi silenziosi dove non passa mai nessuno.
I segreti di questi luoghi, segreti che tutti conoscono e di cui nessuno parla mai.
Antonio Lanzetta con il suo libro è riuscito a ricreare tutto questo, ma non solo: ha creato dei personaggi veri, reali, con tante luci e tante ombre, con un passato burrascoso, dolori, segreti e rimpianti che si portano dietro. Un passato che emerge dall’amarezza delle loro parole, dalla malinconia di uno sguardo e da quei silenzi che in alcuni momenti diventano opprimenti.



Le colpe della notte è un thriller, un romanzo scuro, che mi ha messo addosso tanta ansia, un senso di amarezza, ma è anche un libro che affronta una serie infinita di argomenti: come ho scritto in un articolo per il blog l’ho inserito tra quei libri che affrontano alla perfezione le realtà italiane; libri che parlano di paesini nostrani, di cultura popolare, che descrivono alcune zone del nostro paese con i loro pro e i loro contro. Come ho accennato poco più su, nei piccoli paesi tutti sanno tutto di tutti, allo stesso tempo si custodiscono segreti per anni, le persone fanno finta di non sapere, voltano la testa da un’altra parte e continuano con la loro vita.
È un libro che parla di mostri. Sì, perché i mostri non si trovano solo nei libro ambientati oltre oceano, in quelle grandi città che si vedono nei telefilm, o in zone rurali dai nomi impronunciabili; i mostri li abbiamo anche noi, sia nelle città grandi come Roma e Milano, sia in paesini sperduti, tra la campagna e il mare, quei luoghi dove tutti si conoscono e dove nessuno immaginerebbe che possa mai esserci un mostro. Già, perché i mostri sono ovunque, nascosti nei luoghi più impensabili, anche nella calda provincia del sud Italia.
Ed è questo che mi ha lasciato senza parole, la trama della storia, gli intrecci, i segreti e quella costante sensazione di pericolo e inconsapevolezza che aleggia per tutto il libro.
La consapevolezza che possa esserci un mostro in ogni luogo, anche il più isolato, in quei paesini dove tutti sono parenti e tutti si conoscono, qualcuno che si muove sotto gli occhi di tutti e riesce a fare del male, a terrorizzare le persone, entrando nelle loro case, nelle loro menti e sorridendo come se nulla fosse il mattino seguente.
Nel libro di Lanzetta si affronta questa parte dell’Italia, ma anche altro: forse è la parte che mi ha convinto di meno, ovvero l’inserimento del governo, spie nostrane e sotterfugi per coprire omicidi, incidenti e ogni tipo di avvenimento sospetto.
La parte migliore del libro invece è proprio lo stile dell’autore, le descrizioni delle zone che lui sembra conoscere meglio, ma anche l’introspezione dei personaggi, partendo da Cristian, un giovane ragazzino che in un’unica sera perde tutto quello che conosce, il suo mondo gli crolla addosso. Viene strappato dalla sua città, dalla sua vita, convinto che suo padre abbia ucciso sua madre e poi si sia suicidato.
Quello che è accaduto a Cristian dopo la morte dei suoi genitori, l'essere mandato in un'altra città, in una casa famiglia costantemente sotto controllo e in cura con uno psicologo, mi ha fatto pensare a quanto potesse essere sconvolgente tutto per il ragazzo, come l'adolescenza di per sé già difficile, in situazioni del genere sia ancora più faticosa da superare. Come tutto possa complicarsi quando la persona in questione sia timida e silenziosa e proprio come sia difficile la vita a quell'età: non così piccoli da non capire cosa accade, del perché non si possono prendere delle decisioni autonome, non così adulti da poter decidere della propria vita da sé.
E poi ci sono Damiano, Flavio e Stefano, figure in alcuni casi di contorno, eppure complesse, con i loro segreti, con quel legame che si portano dietro da anni, da quando erano solo dei ragazzini. Loro, che hanno toccato il fondo, che hanno superato il limite, che non sono luce, ma nemmeno del tutto ombra e in alcuni casi si fanno giustizia da soli, sono dei personaggi affascinanti, come se il mondo dove vivono, quel paesino tra il mare e la campagna anche ora avesse delle leggi tutte sue, delle regole sue, differenti da quelle del resto del paese.
Penso che Lanzetta abbia trovato la sua dimensione come scrittore scrivendo thriller, raccontando di quei mostri che si nascondono nelle ombre, di quanto possa essere cattivo e spaventoso il mondo dietro l’apparente tranquillità di un paesino di provincia del sud italia, e al tempo stesso parlandone, raccontando, esorcizza quei mostri.
Raccontando fa aprire gli occhi ai lettori, perché possono pur essere storie inventate, avvenimenti inventati, ma il Bau Bau che si nasconde tra le ombre, che si muove silenzioso pronto a colpire è un po’ dappertutto e mette ansia.



Le colpe della notte è un libro che ho apprezzato, come ho detto ho dovuto rimuginarci a lungo prima di impostare questa recensione, ma alla fine, come avete notato, ho parlato e parlato e potrei farlo ancora, dire di quanto apprezzi lo stile dello scrittore, il modo in cui fa muovere i suoi personaggi, i loro dialoghi e l’introspezione. Come i sentimenti, i ricordi, ma soprattutto i loro malesseri vengano a galla e si impossessano del lettore pagina dopo pagina. Come i ricordi in alcuni momenti siano strazianti, che fanno quasi smettere di respirare e versare più di una lacrima, ma credo che mi fermerò qui, consigliando questo romanzo, perché è veramente molto bello.

Un thriller che merita cinque piume e leggerò presto anche gli altri dello stesso autore.







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