Trama:
Benvenuti al Dim Sum Asylum, il Manicomio dei Dim Sum, in una San Francisco dove un caso è noioso e banale quando la polizia deve inseguire una statuetta alta mezzo metro con degli impressionanti baffi alla Fu Manchu, che è scomparsa da un santuario e se ne corre in giro per Chinatown lasciandosi dietro una scia di magia sessuale e caos.
Roku MacCormick, ispettore della divisione Crimini Arcani di Chinatown, deve affrontare una quantità di sfide che vanno ben al di là del suo retaggio umano-faerie, dei draghi ringhianti che stanno a guardia dei portali di C-Town e dell’esplosione di una fabbrica di noodle. Infatti, oltre alle interferenze di una famiglia mafiosa che vuole tenere a distanza e a un serial killer esperto di incantesimi che deve assolutamente trovare, dopo un caso andato a rotoli, a Roku tocca accollarsi Trent Leonard, un nuovo partner di cui non si può ancora fidare.
Anche se preferirebbe restarsene a casa con Bob the Cat a riempirsi di whiskey fino ad addormentarsi, ogni giorno Roku indossa distintivo e pistola, deciso a servire e proteggere la città che ama. Quando l’oscuro e sotterraneo mondo magico di Chinatown rende la sua vita un inferno e il caso su cui lavora si rivela letale, è Trent che bada a coprirgli le spalle e, a detta del suo nuovo partner, anche a guarire il suo cuore. Per Roku, però, Trent è pericoloso quanto i mostri e i criminali che hanno giurato di abbattere.
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L’estate sta finendo… mi mette sempre malinconia la fine di agosto, anche se quest’anno continua a fare un caldo pazzesco e le giornate sembrano non passare mai, l’arrivo della fine delle ferie è qualcosa che mi intristisce. Essendo stata un’estate faticosa, con lavori a casa e poco tempo da dedicare alla lettura, questi ultimi giorni sono quasi una benedizione.
Il libro che mi accingo a recensire è arrivato in un momento di delirio, in giorni in cui per il gran caldo, per gli impegni, ma soprattutto perché non mi sentivo per niente bene, ho faticato a finirlo; una lettura che in altre circostanze, se proprio voglio allungare i tempi, avrei letto in tre giorni, me la sono trascinata per settimane e settimane.
In alcuni momenti dovevo rileggere le pagine, i capitoli interi, e per un lungo momento mi chiedevo se fossi io o il libro, se non fosse il momento adatto per affrontarlo.
Conosco l’autrice, Rhys Ford è una garanzia, i suoi urban fantasy sono dei gioiellini, quindi ero basita sul fatto di non riuscire a stare dietro a questa lettura.
Ero veramente avvilita per la fatica che stavo facendo, alla fine per qualche settimana, quando ho avuto ospiti a casa e veramente per nulla tempo di leggere, per alcuni giorni, mentre ero in spiaggia sono passata ad altro.
Il mare ha un effetto benefico su di me, in pochi giorni, anche se la sera tornavo stravolta, ho ritrovato la concentrazione, il mal di testa è svanito ed eccomi che iniziavo di nuovo questa lettura, per vedere se fosse colpa mia o colpa sua se non riuscivo ad andare avanti.
Credo che la colpa in questo caso sia a metà.
Parto con il dire che ho amato questo libro nel momento in cui sono riuscita a capire di cosa voleva parlare.
Rhys Ford con i suoi libri, le sue trame e le sue storie è una garanzia, bravissima sotto ogni punto di vista, ma in questo caso, oltre a essere brava, il suo stile era decisamente più complesso del solito. Più articolato, nel libro oltre all’azione, oltre alla magia e al soprannaturale, c’era anche tantissima introspezione. I pensieri, i ricordi, la descrizione del protagonista, Roku, sono veramente complessi, perché lui stesso è un personaggio complesso, particolare. Un uomo per metà Fae, che si porta dietro tanto dolore, tanti ricordi e il peso di ogni persona che non è riuscito a salvare.
Il libro mi ha fatto pensare in parte a una saga familiare, perché alla fine tutto gira intorno a Roku, alla sua famiglia, da parte di sua madre, ma soprattutto da parte di suo padre; figlio di uno yakuza, quel nonno a capo di una potente famiglia sembra avere una sorta di passione, di preferenza per quel nipote che non vuole avere nulla a che fare con lui, con il suo mondo e non desidera prendere il suo posto nella famiglia come capo.
Anche come metà Fae, Roku è particolare, perché anche come Fae, dimostra poco le fattezze delle fate come era sua madre. Non ha poteri e le ali sono solo dei segni sul suo corpo che si intravedono a malapena. Eppure bastano quei segni, quella sorta di tatuaggio come se fossero le ali di una libellula a spingere suo nonno ad apprezzarlo più degli altri suoi nipoti, a volerlo a capo della famiglia, dalla sua parte. Il simbolo dei Takahashi è una libellula e per il vecchio Yakuza, legato a simboli e antiche tradizioni, quelle ali come se fossero tatuate sono un segno del destino. Ma non è solo quello che spinge il vecchio a volere Roku dalla sua parte, è proprio il carattere dell’uomo, il suo non voler sottostare a quel mondo, a delle regole per lui inconcepibili, a renderlo così affascinante, così perfetto.
Il libro di Rhys Ford è un romanzo complesso, perché per quanto la storia, la trama sembri semplice, lineare, non lo è affatto. Molto complessa, con personaggi, i due protagonisti con tanti segreti che si portano dietro, nel mezzo della storia, del loro muoversi in una San Francisco particolare, dove umani e fae si mischiano in un quartiere ancora più misterioso, quello di Chinatown, dove sembra che le leggi siano completamente diverse, dove Roku è tornato a vivere, protetto dai confini di quel luogo che lo trascina in un altro tempo, in un’altra vita, dopo che la sua famiglia è stata uccisa.
Dim Sum Asylum è un libro interessante, un mix tra l’urban fantasy e il giallo, quei gialli con tinte noir dove nessuno dei personaggi è mai realmente buono, mai realmente positivo. Un libro dove ogni personaggio che appare nasconde qualcosa, è pronto a colpirti alle spalle per poi proseguire la sua vita.
Ho adorato questo libro; anche se l’inizio è stato zoppicante, alla fine ci siamo venuti incontro, ed è stata una lettura fantastica come tutte quelle della Ford. Piena di contrasti, piena di sentimento, ma soprattutto una lettura differente, che esce dai soliti schemi, un romanzo fuori dalle righe; non so se esiste, ma si potrebbe definire un fantasy noir, dove dall’ambientazione ai personaggi, tutto si muove su quella linea in bilico tra bene e male.
Dei personaggi non voglio approfondire, ho accennato a Roku, quello principale, quello da cui si osserva ogni avvenimento del libro, ma degli altri non parlerò, perché devono essere scoperti e assaporati. Come lo stesso protagonista, ogni personaggio deve essere visto attraverso quanto descrive l’autrice, nel modo in cui si muove, a che razza appartiene, ma soprattutto nella perfetta descrizione di questa città magica, di questo quartiere legato a tradizioni antiche e a culture così lontane che si sono mescolate tra loro.
Stupendo, quattro piume per lui.
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