Addio alle armi di Ernest Hemingway



Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, "Addio alle armi" è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l'infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. E la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.




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Come vi avevo accennato qualche recensione fa, in questo periodo mi è capitato di leggere romanzi ambientati durante le Guerre Mondiali.
Addio alle armi è ambientato durante la Prima, ed è stato un romanzo difficile da leggere in questo periodo di reclusione.
Il romanzo faceva parte della mia challenge di lettura a tema Letteratura Statunitense, per quanto riguarda il mese di Marzo. Ad Aprile leggerò invece Furore di John Steinbeck.
Addio alle armi è un romanzo che mi ha portato una profonda malinconia e tristezza, ma non in maniera negativa.
È stato un processo quasi catartico; una volta terminata la lettura, nonostante tutte queste sensazioni, mi sentivo meglio. Ero come svuotata, provata da tutte le emozioni che mi erano scaturite.
Di Hemingway avevo letto soltanto Il vecchio e il mare, che avevo amato alla follia. In questo romanzo ho riprovato le stesse sensazioni, la stessa malinconica tristezza.
Lo consiglio?
Sì, non soltanto perché Hemingway è uno scrittore grandioso (non c'è certo bisogno che ve lo dica io questo), ma anche perché questo romanzo vi farà tanto pensare, riflettere.
Le tematiche della guerra, dell'amore, della morte sono qui declinate secondo l'esperienza realmente vissuta dall'autore, ma anche da ciò che lui avrebbe voluto accadesse.
Ha raccontato una storia d'amore che egli stesso avrebbe voluto vivere, prima o poi, forse per sopperire anche lui ad un bisogno che non sapeva di avere.
Questo romanzo è un capolavoro sotto tanti punti di vista, e mi sento un po' inadatta a parlarne, perché tutto quello che penso è che vorrei che gli altri lo leggessero.
Che lasciassero entrare dentro di sé i pensieri e le paure del protagonista, contestualizzate in un pezzo di storia che ci riguarda da vicino, visto che è ambientato in Italia.
Voi avete letto questo romanzo? Che cosa ne pensate? Fatemelo sapere con un commento qui sotto.
Io vi do appuntamento alla prossima recensione, restate sintonizzati sui nostri canali social per scoprire come va la lettura di Furore durante il mese di Aprile.


Commenti

  1. Un romanzo amaro ma intenso e potente: pur con la sua essenzialità, Hemingway è riuscito a costruire una storia appassionante, riversandovi anche la sua diretta esperienza. All'inizio ho un po'faticato, ma è bastato poco per lasciarsi coinvolgere in questo racconto.

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