La nostra isola di Manuela Chiarottino

La nostra isola – Manuela Chiarottino

Trama:

Giuseppe detto Pinuzzo e Leonardo sono di estrazione diversa; il primo è un pescatore, l’altro ha studiato ed è il figlio di un insegnante, ma hanno qualcosa in comune, qualcosa per cui saranno perseguitati. Nonostante il clima di paura e lo spettro della guerra, tra loro nasce un sentimento vero e forte, intriso di passione e dolcezza, che li porterà a essere arrestati e, in tempi diversi, trasferiti all’isola di San Domino, un luogo di condanna e infamia, eppure bellissimo, circondato dall’acqua cristallina del mare e invaso dai profumi del ginepro, del mirto e della pineta. Una prigione in cui si può essere soggetti a soprusi e nello stesso tempo dove esprimere la propria natura. Lì il loro amore prima nascosto potrà paradossalmente vivere alla luce del sole, ma le difficoltà sono tante e non è sempre facile sopravvivere.

La storia, ambientata a Catania, si basa su un fatto storico: il confino inflitto agli omosessuali nell’isola di San Domino, negli anni antecedenti la Seconda guerra mondiale.


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Partiamo subito da un elemento che pare ovvio ma non lo è poi troppo: questo testo è un romance. Un romance anche piuttosto breve, tra l’altro.

Eppure l’autrice sceglie proprio questa forma per offrire al lettore uno spaccato di una pagina di storia poco conosciuto, il confino degli omosessuali nell’isola di San Domino, negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale.

Questo fa sì che la recensioni ruoti inevitabilmente attorno alla domanda: è stata una scelta giusta?

Per me sì, e anche per più di un motivo.

Partiamo dal principale: l’autrice, pur non avendo avuto la pretesa di un saggio storico, la storia del periodo la rispetta: da assidua frequentatrice di archivi come EFP ricordo benissimo l’orrore nel leggere storie (spacciate per romantiche) in cui un soldato delle SS si innamora di un’ebrea imprigionata in un campo di concentramento.

Non solo in quelle storie la Storia, quella con la S maiuscola, veniva banalizzata, ma veniva soprattutto distorta, reinterpretata in maniera superficiale.

Nel romanzo di Manuela Chiarottino non accade nulla del genere, per fortuna: la scelta di affidarsi alla narrativa di genere riguarda il punto di vista, concentrato su una coppia che vive il dramma del carcere e del confino; la Storia è sempre uno sfondo, ma uno sfondo ben tratteggiato, dove si percepisce benissimo l’oppressione che deriva dal vivere in un regime di dittatura, dove si può finire ammazzati di botte per quello che si è, per quello che si legge, per una parola sbagliata, o anche solo perché l’autorità preposta abusa del suo potere.

È una storia d’amore tra due uomini di estrazione umile, un pescatore e un calzolaio che, in circostanze diverse, avrebbe potuto essere professore, gente che vive in una città ai margini, dove i ritmi di vita potrebbero essere sempre uguali a se stessi se non fosse, appunto, per quella violenza all’inizio invisibile che man mano si fa sempre più invadente, triturando nella morsa dell’angoscia chiunque.

Il punto di vista del racconto, poi, è affidato interamente a Pinuzzo, la cui semplicità e il suo spirito pratico si riveleranno armi fondamentali per la sopravvivenza sua e di Leonardo, il suo amore, una figura tormentata, che farà più fatica di lui a trovare non dico la pace, ma una sorta di equilibrio.

È una storia d’amore malinconica, la loro, anche nei pochi momenti davvero romantici del racconto, una storia che lascia sempre in bocca un retrogusto di ingiustizia.

E qui vengo al secondo punto per cui questo libro mi è piaciuto: sì, l’autrice avrebbe potuto scrivere un romanzo storico vero e proprio, ampliare i personaggi, approfondirli, raccontarci ancora di più di San Domino e della sua comunità.

Ma ha scelto di scrivere un romance e io l’ho trovata una scelta importante perché dimostra di riporre fiducia nei lettori, sfatando quell’odioso luogo comune che vuole il pubblico del romance refrattario a tematiche “difficili”.

La narrativa di genere è intrattenimento, ma intrattenimento non significa per forza scollamento dalla realtà: se questo romanzo, se l’agrodolce storia d’amore tra Leonardo e Pinuzzo spingerà anche solo un lettore a volerne sapere di più di San Domino e del tema del confino avrà ottenuto ben più del suo scopo.




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