Trama:
Giuseppe detto Pinuzzo e Leonardo sono di
estrazione diversa; il primo è un pescatore, l’altro ha studiato ed è il figlio
di un insegnante, ma hanno qualcosa in comune, qualcosa per cui saranno
perseguitati. Nonostante il clima di paura e lo spettro della guerra, tra loro
nasce un sentimento vero e forte, intriso di passione e dolcezza, che li
porterà a essere arrestati e, in tempi diversi, trasferiti all’isola di San
Domino, un luogo di condanna e infamia, eppure bellissimo, circondato
dall’acqua cristallina del mare e invaso dai profumi del ginepro, del mirto e
della pineta. Una prigione in cui si può essere soggetti a soprusi e nello
stesso tempo dove esprimere la propria natura. Lì il loro amore prima nascosto
potrà paradossalmente vivere alla luce del sole, ma le difficoltà sono tante e
non è sempre facile sopravvivere.
La storia, ambientata a Catania, si basa
su un fatto storico: il confino inflitto agli omosessuali nell’isola di San
Domino, negli anni antecedenti la Seconda guerra mondiale.
***
Partiamo subito da
un elemento che pare ovvio ma non lo è poi troppo: questo testo è un romance.
Un romance anche piuttosto breve, tra l’altro.
Eppure l’autrice
sceglie proprio questa forma per offrire al lettore uno spaccato di una pagina
di storia poco conosciuto, il confino degli omosessuali nell’isola di San
Domino, negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale.
Questo fa sì che la
recensioni ruoti inevitabilmente attorno alla domanda: è stata una scelta
giusta?
Per me sì, e anche
per più di un motivo.
Partiamo dal
principale: l’autrice, pur non avendo avuto la pretesa di un saggio storico, la
storia del periodo la rispetta: da assidua frequentatrice di archivi come EFP
ricordo benissimo l’orrore nel leggere storie (spacciate per romantiche) in cui
un soldato delle SS si innamora di un’ebrea imprigionata in un campo di
concentramento.
Non solo in quelle
storie la Storia, quella con la S maiuscola, veniva banalizzata, ma veniva
soprattutto distorta, reinterpretata in maniera superficiale.
Nel romanzo di
Manuela Chiarottino non accade nulla del genere, per fortuna: la scelta di
affidarsi alla narrativa di genere riguarda il punto di vista, concentrato su
una coppia che vive il dramma del carcere e del confino; la Storia è sempre uno
sfondo, ma uno sfondo ben tratteggiato, dove si percepisce benissimo
l’oppressione che deriva dal vivere in un regime di dittatura, dove si può
finire ammazzati di botte per quello che si è, per quello che si legge, per una
parola sbagliata, o anche solo perché l’autorità preposta abusa del suo potere.
È una storia
d’amore tra due uomini di estrazione umile, un pescatore e un calzolaio che, in
circostanze diverse, avrebbe potuto essere professore, gente che vive in una
città ai margini, dove i ritmi di vita potrebbero essere sempre uguali a se
stessi se non fosse, appunto, per quella violenza all’inizio invisibile che man
mano si fa sempre più invadente, triturando nella morsa dell’angoscia chiunque.
Il punto di vista
del racconto, poi, è affidato interamente a Pinuzzo, la cui semplicità e il suo
spirito pratico si riveleranno armi fondamentali per la sopravvivenza sua e di
Leonardo, il suo amore, una figura tormentata, che farà più fatica di lui a
trovare non dico la pace, ma una sorta di equilibrio.
È una storia
d’amore malinconica, la loro, anche nei pochi momenti davvero romantici del
racconto, una storia che lascia sempre in bocca un retrogusto di ingiustizia.
E qui vengo al
secondo punto per cui questo libro mi è piaciuto: sì, l’autrice avrebbe potuto
scrivere un romanzo storico vero e proprio, ampliare i personaggi,
approfondirli, raccontarci ancora di più di San Domino e della sua comunità.
Ma ha scelto di
scrivere un romance e io l’ho trovata una scelta importante perché dimostra di
riporre fiducia nei lettori, sfatando quell’odioso luogo comune che vuole il
pubblico del romance refrattario a tematiche “difficili”.
La narrativa di
genere è intrattenimento, ma intrattenimento non significa per forza scollamento
dalla realtà: se questo romanzo, se l’agrodolce storia d’amore tra Leonardo e
Pinuzzo spingerà anche solo un lettore a volerne sapere di più di San Domino e
del tema del confino avrà ottenuto ben più del suo scopo.
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