RECENSIONE Ghiaccio-nove di Kurt Vonnegut




Uno scrittore decide di scrivere un libro sul giorno in cui è stata sganciata su Hiroshima la prima bomba atomica. Si intitola Il giorno in cui il mondo finì ed è centrato sull'idea di descrivere cosa stessero facendo alcuni scienziati nucleari nell'esatto momento in cui avveniva la catastrofe. Attraverso una corrispondenza con i tre figli dell'ormai defunto Felix Hoenniker, il premio Nobel che ha costruito la bomba, lo scrittore descrive il suo ritratto. Apprendiamo così che, proprio in quel giorno fatale, il dottor Hoenniker era riuscito a risolvere un gioco che lo stava impegnando da un bel po' e che la notte della sua morte, avvenuta anni dopo, stava trafficando in cucina con dei pezzetti di ghiaccio: aveva trovato il modo per far ghiacciare l'acqua ad alte temperature. Questa sua invenzione è, in realtà, un'arma micidiale, capace di congelare ogni forma di vita sulla Terra. I tre figli cercheranno di utilizzare quest'ultima scoperta paterna. Ognuno imbocca la sua strada. Scoprire cosa faranno delle loro vite costituisce la seconda parte del romanzo.



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Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo dell’ultimo romanzo che ho letto per la mia challenge di lettura personale del 2020, incentrata su romanzi della Letteratura Americana.

Tirando un attimo le somme, prima di parlarvi del libro in questione, posso dire di aver scoperto autori che probabilmente continuerò a leggere, come Steinbeck, visto che ho acquistato recentemente La valle dell’Eden. In generale, mi ha colpito tutta la letteratura statunitense, mi ha invogliata a scoprirla di più oltre ai due autori che amo tantissimo, ossia Paul Auster e Philip Roth.

Ma parlando ora nello specifico di Ghiaccio-nove, devo dire che già come Mattatoio n5 ho trovato la scrittura di Vonnegut geniale, divertente, ma allo stesso tempo portatrice di riflessioni.

Ho la sensazione che una prima lettura non basti per comprendere appieno il pensiero dell’autore, quindi credo che tra un po’ di tempo mi concederò una rilettura.

Ciò che mi piace di Vonnegut è come costruisce i personaggi; nonostante l’apparente assurdità di alcune delle situazioni che si attuano nel romanzo, questo è chiaramente una metafora che in qualche modo spiega il comportamento umano.

Per questo credo mi serva una rilettura, perché non sono sicura di aver colto appieno tutto ciò che voleva dirmi l’autore, nonostante comunque io abbia apprezzato molto l’opera.

Quello che più mi è piaciuto è che, nonostante il libro sia stralunato e abbia una vena comica, questa non prenda il sopravvento sulla storia, non rallenta la narrazione (come purtroppo invece mi è capitato di recente in altri libri), ma la lettura scorre decisamente bene.

Posso affermare che questo anno di letture è stato molto prolifico. Nel 2021 vorrei leggere più classici, ho composto una tbr mensile, ma non sarà una vera challenge. Sicuramente recupererò tutta la letteratura statunitense che posso, a cominciare dai libri che possiedo: non solo Steinbeck ma anche La trilogia del Drive In di Joe Lansdale, Il popolo dell’abisso di Jack London (che in realtà ho già terminato), Infinite Jest di David Foster Wallace.

Avete suggerimenti da farmi riguardo ad autori e autrici americane? Vorrei più che altro autrici, perché come vedete spesso tra i consigli che ho ricevuto ci sono solo uomini, ma mi piacerebbe esplorare autrici donne.

Fatemi sapere i vostri pareri con un commento qui sotto.

Alla prossima recensione.





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