RECENSIONE Radicalized. Quattro storie del futuro di Cory Doctorow

 



Trama:

Spietati e pieni di compassione, i quattro racconti che compongono "Radicalized" gettano uno sguardo implacabile sulle contraddizioni laceranti di quella stessa umanità che, nonostante tutto, potrebbe ancora salvarci. Per esempio. Insegnare ai figli dei vicini come hackerare i loro elettrodomestici andati in blocco dopo il fallimento della casa produttrice può farti rischiare decine di anni di carcere. Oppure. L'American Eagle, il supereroe campione di verità e giustizia, si è accorto che la polizia ha l'abitudine di commettere abusi su persone innocenti, nascondere le prove e mentire al riguardo. E ancora. L'assicurazione sanitaria della moglie di Joe si rifiuta di pagarle nuove terapie. Joe comincia a passare sempre più tempo su un forum online e poco dopo iniziano gli attentati. Infine. Una fortezza nel deserto, attrezzata con cibo, armi e antibiotici. Trenta eletti che sopravvivranno al grande crollo e ne usciranno pronti a ricostruire. Perché loro sono quelli intelligenti. E niente può andare storto.


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Eccomi qui a parlarvi di uno strano libro che ha attirato la mia attenzione per puro caso; ho visto la cover e mi sono chiesta come mai la Oscar Vault stesse facendo la pubblicità di un prodotto della bayer, poi ho guardato bene e di insetti nemmeno l’ombra, poi prendeva il sopravvento il rosso piuttosto che il verde, quindi ho guardato meglio ed era un libro. Che poi, proprio una casualità che fosse un’immagine di una cover invece che la pubblicità di un insetticida. Ma io sono in fase “ho la testa tra le nuvole” ed ecco i miei monologhi mentali. Il bello è che poi non ho letto nemmeno la trama o di cosa parlasse il suddetto libro, mi son detta, ma sì, prendiamolo.

In tutto ciò nel momento in cui ho iniziato a leggerlo, oltre a storpiare duecento volte il titolo, non avevo nemmeno visto chi fosse l’autore, tanto che alla domanda: “cosa stai leggendo?” avevo il vuoto cosmico in testa.

Alla fine sono andata a vedere se avevo idea di chi fosse l'autore, Cory Doctorow: mai sentito, veramente. Ho fatto un po’ di ricerche in rete, ma non conoscevo nulla di lui, quindi un vero e proprio mistero.

Però dai, io la fantascienza la amo, è uno dei miei generi preferiti, quindi dopo i miei folli dialoghi mentali ho iniziato questo libro, me ne sono innamorata, veramente, sia per lo stile che per i quattro racconti che ho affrontato.

Ora, lo so che io sono un tantino delirante nelle mie recensioni, ma non posso farci nulla. Voglio fare una piccola digressione: la fantascienza è un genere decisamente particolare, libri che spaziano su argomenti differenti, storie che trasportano il lettore nel futuro, nello spazio, su navi spaziali che solcano l’universo. Ci sono storie che parlano di come potrebbe essere il nostro mondo in un lontano futuro, o anche solo fra dieci anni. Ce ne sono altre che danno una vaga idea di come sarebbero potute andare le cose. E poi c’è la distopia. La distopia è un genere con cui fatico ad approcciarmi; la amo, ma ogni volta che devo leggere un libro distopico ci rimugino sopra mille volte, questo perché poi mi far stare male e mi arrabbio. La distopia deve fare proprio quello: far arrabbiare e riflettere le persone, farle rendere conto di come determinati comportamenti possano spingere in una data direzione, a essere tenuti sotto controllo, a mettere su un piano superiore una determinata categoria di persone e ridurre in schiavitù le altre.

In molti libri di fantascienza, distopici o meno, c’è un punto focale che li accomuna, o almeno una parte: la paura di tutto ciò che è differente.

Persino Asimov nei suoi romanzi divideva le persone tra gli amanti dei robot, coloro che affidavano a questi ogni aspetto della loro vita, e quelli che ne diffidavano. In Abissi d’Acciaio il detective Elijah Baley diffida del suo partner robotico, come diffida di tutti i robot, come degli spaziali che hanno colonizzato i mondi abbandonando la Terra, il loro pianeta madre, e affidando gran parte delle loro vite ai robot.

Lo stesso personaggio di Asimov deve affrontare un lungo percorso per superare quelle diffidenze, quelle paure che sono radicate in lui e in molti altri esseri umani. E in molti libri di fantascienza e distopici quello di cui si parla, che viene sottolineato, è la paura di tutto ciò che è differente, una paura che spinge ad isolare, a tenere lontano e a schiavizzare quello di cui si ha paura, quello che si ritiene differente. E così, ecco che questo genere ci mostra stupendi viaggi spaziali, mondi lontani, e allo stesso tempo la parte più oscura dell’animo umano, quella che non cambia, quella paura che spinge a relegare in classi disadattate e tenute sotto controllo tutti coloro che vengono ritenuti differenti.

E così, quando ho iniziato questo libro di Cory Doctorow sono rimasta senza parole. Radicalized. Quattro storie dal futuro è un libro che fa male sin dal primo racconto. Doctorow è un autore senza peli sulla lingua, senza paura, che descrive non una società del futuro, ma la nostra. Senza problemi, senza indorare la pillola al lettore, mostra un lato oscuro dell’animo umano. Mostra come potrebbe essere la vita di un gruppo di persone arrivate come rifugiati politici. Come ottengono una casa a prezzo agevolato, e come questo spinga i padroni di quelle stesse case a rendere loro la vita un inferno.

E poi, dopo secoli, ecco che all’improvviso un super eroe apre gli occhi, si accorge che quel paese per cui ha sempre combattuto non è poi così limpido e puro come vogliono far credere. Che quella libertà per cui lui ha combattuto e di cui il governo, ogni singola persona si riempie la bocca non esiste. C’è classismo, c’è razzismo, e chi detiene il potere si comporta come meglio crede senza essere punito, mai. E nel momento in cui lui, eroe, che ha combattuto per proteggere quel paese, si ritrova a essere pericoloso, il nemico, come tutti gli altri. Quanto ha fatto in passato non conta più, ora è solo un altro straniero, un altro diverso che si oppone alla libertà del paese.


Questo libro mi ha conquistata per il suo stile diretto, per gli argomenti trattati, ma soprattutto sbattuti in faccia al lettore, che non può fare altro che andare avanti, leggere e allo stesso tempo rimanere senza fiato per quanta rabbia si trova in questo libro, rabbia che si legge tra le righe. Rabbia che man mano prova lo stesso lettore.

Come in molti libri di fantascienza, c’è una critica sociale, ma se in alcuni casi è velata, al contrario questo autore la spiattella nero su bianco senza mezzi termini. Parla di cosa non va, lo descrive, lo dice a chiare lettere. Mostra quel lato che in molti non vogliono vedere delle persone, dell’America in questo caso. I suoi difetti, perché se in molti la pensano come il grande paese dove ogni desiderio è realizzabile, ha anche tanti difetti. E in parte, uno dopo l’altro Doctorow li mostra, li descrive, li fa arrivare al lettore come tante secchiate d’acqua gelida.


Radicalized è un’opera coraggiosa, un libro che mostra il mondo per quello che è, che mostra che non tutto è rosa e fiori e gli happy ending sono difficili da raggiungere per la maggior parte delle persone: c’è sempre qualcosa che sembra andare storto, per cui si deve combattere.

Appena terminato di leggerlo ho ripreso a respirare, perché mi aveva catturato sia per stile, sia per la trama dei quattro racconti, ma quello che più di ogni altra cosa mi ha lasciato senza fiato è quella morsa, quella stretta di rabbia e dolore che si è impossessata di me man mano che andavo avanti con la lettura.

Non è un libro semplice da affrontare, non è semplice arrivare alla fine e non essere arrabbiati, ma non solo. Non è la classica lettura, eppure apre gli occhi se affrontata nella giusta maniera e pertanto è un libro che consiglio perché per come affronta i temi di cui parla ha dimenticato cosa è il politicamente corretto. Doctorow parla e dice le cose come stanno e lo fa in maniera impeccabile.

Cinque piume. 




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