RECENSIONE Review Party: Come le ali del pettirosso di Giordano Alfonso Ricci (Tappa 5 maggio)



 

Trama:

Augusto è un uomo metodico e ordinato, nella cui vita non c’è spazio per i sentimenti. Così, mentre lui crea sempre più barriere con le emozioni, gli anni passano. Rodica, la sua governante, prova a mostrargli che ci sono attimi, situazioni e momenti che non tornano più, ma Augusto non vuole rivivere quello che è stato con Jelena: un amore sospeso. Le giornate trascorrono tutte uguali tra studio e lezioni in università – e discussioni con Rodica –, quando nella quotidianità di Augusto incombe l’ombra del passato: il Venezuela, le sue origini, lo richiamano come un canto urgente e misterioso. Solo Augusto deve scegliere cosa fare: se seguire il suo istinto e abbattere la barriera dei sentimenti o rifugiarsi ancora una volta nella razionalità.


Link acquisto: Come le ali del pettirosso



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Oggi vi parlerò di Come le ali del pettirosso di Giordano Alfonso Ricci edito Sàga Edizioni

La Sàga Edizioni è una nuova realtà editoriale, giovanissima, ed è veramente partita con un grande sprint; le ragazze che ci lavorano stanno facendo un ottimo lavoro, almeno da quanto ho visto, con gentilezza, competenza e tanta voglia di andare avanti e portare tanta bella letteratura.

Il libro di Giordano Alfonso Ricci dà il via a questa realtà editoriale, e lo fa con una grande carica, trascinando il lettore nelle pagine del suo libro, in una storia particolare, complessa, che cattura sin dalle prime battute.

Ho accettato di partecipare al Review Tour perché ero curiosa di conoscere il lavoro di questa casa editrice e soprattutto conoscere i libri degli autori che avrebbero portato sul mercato.

Ma non è solo questo il motivo; come ho ripetuto molte volte in diverse recensioni, soprattutto quando i libri sono di autori nostrani, amo le ambientazioni italiane, i romanzi che parlano della nostra storia, della nostra cultura, dell’Italia e degli italiani. 

I libri di nostri grandi autori che ci raccontano della loro terra, delle loro tradizioni, vedi Grazia Deledda o Dacia Maraini e tanti altri, mi hanno conquistata anni fa, quando mio padre mi regalò Canne al vento; da quel momento ho sempre provato curiosità per la nostra letteratura, per i bravi autori che sanno raccontare la nostra storia, la nostra cultura e la nostra terra. Come le ali del pettirosso può rientrare in questa categoria; è un libro complesso, perché il suo autore non ci racconta solo dell’Italia, non proprio, ma parla del suo protagonista, della sua vita, delle decisioni che arrivato a una certa età è costretto a prendere: prendere in mano le redini della propria vita, del futuro e rimediare a un errore passato oppure voltare la testa dall'altra parte e fare finta di nulla? E poi c’è un lato della nostra storia di cui si parla sempre poco. Che gli Italiani fossero degli emigranti, che in molti periodi storici, come anche negli ultimi anni, abbiano lasciato il nostro paese è cosa risaputa. In molti conoscono le storie di persone che si imbarcavano con le valigie di cartone alla ricerca di fortuna, che questa fosse per un qualsiasi paese europeo o per andare oltre oceano. E così, ecco che con questo libro conosciamo un pezzettini della nostra storia, almeno in parte. Che in Sud America ci sia un gran numero di italiani lo sappiamo, chiunque abbia seguito un mondiale di calcio si è accorto che molti cognomi arrivano dal nostro paese, però io personalmente non mi sono mai soffermata sul paese in questione, sulla sua storia, su quanti italiani potessero essere partiti alla ricerca di fortuna, quanti anche se non sono tornati e hanno creato una famiglia, con la mente e con il cuore, forse anche con un po’ di tradizioni rivisitate, sono rimasti aggrappati alla terra madre. Una sorta di malinconia che poi, man mano, viene trasmessa ai discendenti. Non hanno mai visto il paese da cui arrivano i genitori, i nonni o i bisnonni, ma allo stesso tempo lo sentono come se fosse loro.

Ed in parte è quanto troviamo in questo libro: una comunità italiana oltre oceano, in Venezuela; sentiamo parlare di un paese di cui io personalmente so poco e nulla. Conoscevo la sua capitale, ma a livello di storia e di politica, di avvenimenti che vi accadono arriva poco, le persone se ne interessano poco.

E così ecco che l’autore ci mostra un lato della nostra storia, quello di migranti, di persone che per sopravvivere, per mantenere le loro famiglie, per fare fortuna, sono partiti, creando radici in un luogo lontano, mischiando la nostra cultura a quella di un altro paese e allo stesso tempo rimanendo attaccati a quello di origine, i discendenti che qui non vi hanno messo piede provano lo stesso attaccamento, proprio come chi se lo era lasciato alle spalle insieme alle famiglie, genitori, fratelli e amici.

L’autore, con maestria, attraverso gli occhi del suo protagonista, ci presenta un paese al momento problematico, dove andare in giro per strada, per uno straniero ma anche per chi non lo è, risulta pericoloso. Città e interi quartieri per nulla sicuri, dove chiunque potrebbe entrare in una casa e rapire il suoi proprietari che non vi faranno più ritorno.

Ma il libro, pur ruotando attorno a questi argomenti, non è solo questo: attira il lettore, lo fa innamorare, lo incuriosisce, ma la storia è molto più ampia, molto più profonda di quello che sembra.

La trama ruota intorno al suo protagonista, a come la vita prende delle strane vie, delle pieghe inaspettate; che si abbiano diciotto anni, come a cinquanta, tutto può cambiare con uno schiocco di dita, o in questo caso con una telefonata.

La vita è fatta di scelte che portano le persone a prendere decisioni, che le spingono in determinati luoghi e poi da lì ecco che arrivano gli incontri con altra gente e da quelli legami e altre scelte, in  continuazione, ogni giorno della propria vita.

Tante volte scelte e decisioni equivalgono a impegni in ambito lavorativo, come in ambito amoroso. Ogni scelta apre una porta, una strada, ma non è detto che possa essere quella giusta. E allora, proprio come accenna il protagonista del libro, sta alla persona capire di aver intrapreso la via sbagliata, tornare indietro e provarne un’altra.


La vita del protagonista di questo libro per lungo tempo è stata metodica, ordinata, scandita da lui stesso mentre innalzava barriere emozionali con il mondo, forse l’unico vero rapporto umano è con la sua domestica rumena: una donna forte che cerca di scuoterlo, di spiegargli quanto il tempo possa passare in fretta e che le occasioni a qualsiasi età possono scivolare via dalle mani.

Cerca di spiegargli che la solitudine, per quanto ci si sguazzi bene, non è mai la cosa migliore per una persona, tutto questo fino a quella fatidica telefonata. Poche parole e improvvisamente ecco che i ricordi si riversano e, per Augusto, è tutto nuovo, differente. Emozioni del passato, un amore che ha perso forse per paura, forse per stupidità, ritorna sotto forma di ricordi e così ecco che si muove, parte verso un luogo della sua giovinezza, il Venezuela, e qui tutto è differente. Non è più il paese che conosceva: vi regna la paura, persino andare in giro da soli per strada è pericoloso.

Le scene in Venezuela mi sono piaciute tantissimo, come tutto il libro. Ha uno stile graffiante, il protagonista è ironico, particolare, ma allo stesso tempo si porta dietro un velo di malinconia che avvolge tutto il racconto. I suoi ricordi, ma anche il modo in cui osserva il mondo, la sua casa vicino Roma, il paese della sua giovinezza, i luoghi che ricorda di quando era bambino, sono descritti con amore, ma allo stesso tempo con un’infinita tristezza e malinconia, come un tempo che non sarebbe più tornato, che non sarebbe più stato lo stesso. Forse è proprio questa cosa che mi ha colpito del libro: da un lato abbiamo quest’uomo che cerca in ogni modo di sembrare forte, sprezzante di quanto lo circonda, di essere distaccato dalle persone, evita l'amore; dall'altro ci sono le parole di quello che si legge tra le righe, quei pensieri che scorrono, quella malinconia che affiora man mano che la storia prosegue.

Senso di colpa, sicuro, ma forse anche il pensiero di aver perso qualcosa tanto tempo addietro, qualcosa che non sarebbe più tornato, non fisicamente, ma solo nei ricordi. Un brasiliano questi sentimenti, questo mix di emozioni lo chiamerebbe Saudade, non so se ci sia un corrispettivo con lo spagnolo parlato in Venezuela, una sensazione simile. È quella che è arrivata a me sin dalle prime battute, accentuandosi man mano che la lettura proseguiva.

Il finale del libro, pur concludendo una storia, una serie di avvenimenti, per lasciare al lettore immaginare cosa avverrà in seguito, pur essendo felice, se così possiamo dire, ha sempre quella nota nostalgica e di rimpianto. Di quel “peccato, in altre circostanze sarebbe potuto essere diverso” e si sente sempre quella nota di malinconia.


La trama prende una piega inaspettata, molto più avventurosa, più o meno a metà libro, e da questo punto ecco che nuovamente l'autore con maestria ci mostra che la vita è fatta di scelte, di casualità, di decisioni di cui poi bisogna prendersi le responsabilità. Ma è una vita fatta anche di incontri e di persone che possono aiutare anche solo con una parola.

Come le ali del pettirosso è stata una lettura che mi ha conquistata e lasciata spiazzata allo stesso tempo, un libro scritto bene, un libro dove sembra esserci per intero l’anima del suo autore, pensieri, sentimenti, emozioni, ricordi. E tutto questo si riversa sul lettore, facendogli provare emozioni, facendolo riflettere e tanto.

Fa riflettere in maniera differente, forse mostrando al lettore il mondo attraverso gli occhi della sua voce narrante, con una facciata di cinismo, ma con dietro tanti ricordi e malinconia e anche tanto amore.





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