RECENSIONE La vegetariana di Han Kang

La vegetariana - Han Kang



«È tutt'altro che un'opera ascetica: è un romanzo pieno di sesso ai limiti del consenziente, di atti di alimentazione forzata e purificazione ― in altri termini di violenza sessuale e disordini alimentari, mai chiamati per nome nell'universo di Han Kang ... Il racconto di Han Kang non è un monito per l'onnivoro, e quello di Yeong-hye verso il vegetarianesimo non è un viaggio felice. Astenersi dal mangiare esseri viventi non conduce all'illuminazione. Via via che Yeong-hye si spegne, l'autrice, come una vera divinità, ci lascia a interrogarci su cosa sia meglio, che la protagonista viva o muoia. E da questa domanda ne nasce un'altra, la domanda ultima che non vogliamo davvero affrontare: "Perché, è così terribile morire?"».



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Avete mai letto un romanzo che vi è piaciuto ma allo stesso tempo vi ha fatto sentire una grande inquietudine dentro?

È ciò che è accaduto a me durante la lettura de "La vegetariana"; certo, dalla quarta di copertina era evidente che quello che stavo andando a leggere non era certo un libro allegro, tuttavia mi ha colpita in modi che non avrei sospettato.

L’autrice esplora l’animo umano nel profondo; i suoi personaggi possono apparire dall’esterno persone comuni, almeno in prima istanza, ma ben presto si distinguono, la loro psicologia viene rivelata e così anche i pensieri distorti.

Da un lato, non so cosa pensare della visione del vegetarianesimo che lascia passare l’autrice. È evidente dalle prime pagine che il fatto che la protagonista smetta di mangiare carne non è positivo, non è dovuto a una propria consapevolezza che ha raggiunto in perfetta armonia con se stessa.

No, appena Yeong-hye diventa vegetariana sembra anche diventare pazza; certo, il processo non è immediato, tuttavia il lettore la vede spegnersi giorno per giorno, cambiare le sue abitudini, il modo di fare, fino a farsi del male da sola.

La sua non è una scelta che porta ad un maggior benessere, quanto una fissazione deleteria. Nonostante abbia apprezzato il libro, mi è venuto da pensare in un primo momento che questa non è una visione imparziale del vegetarianesimo. Sicuramente esistono gli estremisti, ma la scelta consapevole e privata di non mangiare carne rimane appunto una scelta personale e pertanto non dovrebbe essere vista come un modo per farsi del male.

Tuttavia, mi viene da pensare che la storia di Yeong-hye non sia incentrata soltanto sulla rinuncia della carne, quanto su tutto il resto, sulle modalità in cui tutto avviene.

Questo romanzo, come vi dicevo prima, mi ha colpita molto perché mi ha portato a ragionare, a ripensarci di continuo.

Di sicuro ho apprezzato la prosa, il modo di raccontare che mi ha tenuta incollata alle pagine, eppure sto ancora cercando di capire che cosa ne penso.

Sicuramente non è un romanzo che ha paura di esprimersi in tutta la sua crudezza, e per questo vi consiglio di pensarci prima di leggerlo. Se si è sensibili, vi avviso qui che ci sono scene che rasentano lo splatter, scene di violenza psicofisica e sessuale, autolesionismo. Insomma, è un romanzo che punta tutto sull’inquietudine del lettore.

Ve lo consiglio, ma con qualche accortezza nella lettura.

Se, come me, avete letto la vegetariana e vi siete fatti una vostra idea su questo romanzo, mi farebbe piacere confrontarmi con voi qui sotto nei commenti, per poterne discutere insieme.

Io vi do appuntamento alla prossima recensione.





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