RECENSIONE Storia di chi fugge e di chi resta (L’amica geniale #3) di Elena Ferrante

Storia di chi fugge e di chi resta



Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso L’amica geniale e Storia del nuovo cognome, sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l’agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.




Link Acquisto: Storia di chi fugge e di chi resta




***



Buongiorno, lettori. Per me è sempre strano recensire un sequel, perché non so quanto posso parlare o essere precisa per non fare troppi spoiler non soltanto su questo libro ma anche sui precedenti, per cui rimarrò sul vago.

Storia di chi fugge e di chi resta è il terzo volume della saga de L’amica geniale di Elena Ferrante. In questo romanzo, le due protagoniste sono ormai adulte e vivono la propria vita parallelamente l’una dall’altra. 

Una cosa che mi ha colpita tantissimo è il fatto che Lenù, che è la voce narrante, è davvero maturata nel corso dei romanzi precedenti, tuttavia quando si trova insieme alla sua amica Lila sembra che una parte di lei sia rimasta immatura, adolescente. Come se di fianco a Lila, Lenù non riesca a far tesoro di tutte le esperienze che l’hanno resa adulta.

Lila in questo romanzo tra l’altro è poco presente rispetto ai due romanzi precedenti; in realtà, non è poco presente in quanto è sempre nei pensieri e nei discorsi di Lenù, tuttavia fisicamente non è presente quanto nei primi due volumi.

Ovviamente, il romanzo mi è piaciuto molto.I romanzi di Elena Ferrante non mi convincono mai dalle prime pagine, ma tempo pochi capitoli e poi non riesco più a staccare gli occhi dalle pagine fino alla fine. Questo non differisce dagli altri.

Tra l’altro, il fatto che la storia sia raccontata dal punto di vista di Lenù ci permette di capire che la donna sente ancora un forte senso di inadeguatezza. Da un lato vorrebbe diventare quello che gli altri si aspettino da lei, dall’altro vorrebbe elevarsi, sentirsi migliore in base ai proprio canoni. Questo spesso la mette in situazioni che per lei sono deleterie, che non la rendono libera come pensava ma che invece non fanno che stringere le catene.

Sono molto curiosa di sapere cosa succederà nell’ultimo volume e se Lenù riuscirà a liberarsi dai legami che l’hanno tenuta stretta fino all’età adulta.

E voi, siete fan di questa saga? Fatemi sapere la vostra opinione con un commento qui sotto.

Alla prossima recensione.




Commenti