RECENSIONE Il grande mare dei sargassi di Jean Rhys

Il grande mare dei sargassi Jean Rhys



«C’è in Jane Eyre di Charlotte Brontë un personag­gio minore, ma discretamente inquietante. Il per­sonaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella ereditiera creola. Jean Rhys ha avuto l’idea di rico­struire la vita di una simile ombra labile e confu­­sa prima dell’arrivo in Inghilterra. Una idea può es­sere buona o cattiva ... a se­conda dell’esecu­zione. Ora l’esecuzio­ne di Jean Rhys è straordi­naria, un ro­manzo avvele­nato di fa­scino, squili­brato di passioni, con­dan­nato e riscat­tato dalla magia ... Scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tra­gico e tu­mul­­tuoso destino d’amore e follia pro­prio perché di tale tragicità e tumultuosità è con­vinta lei per pri­ma. O, facciamo, per seconda. Per prima ne è con­vinta Jean Rhys che con mano im­placabile e de­li­cata, com­plice e spietata sospin­ge la sua ero­ina a bru­ciare e consumarsi nello straor­dinario ro­manzo che è Il grande mare dei sar­gassi sino a ridursi al­l’om­bra labile e confusa di un per­sonaggio mi­nore del­lo straordinario romanzo che è Jane Eyre di Charlotte Brontë».


Link Acquisto: Il grande mare dei sargassi



***




Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un romanzo che mi incuriosiva da tempo e che ho comprato approfittando degli sconti Adelphi di febbraio.

Il grande mare dei sargassi dell’autrice britannica Jean Rhys è una sorta di spin of di Jane Eyre, anche se il modello di narrazione è molto diverso rispetto al classico della letteratura inglese.

La protagonista di Il grande mare dei sargassi è Antoinette, una bambina creola che cresce in Giamaica. L’autrice stessa ha infatti origini caraibiche.

Ma Antoinette non è una bambina qualunque; chiunque abbia letto Jane Eyre la conosce con un altro nome, ossia Bertha, la donna pazza in soffitta.

Jean Rhys tenta con questo romanzo di raccontare la prima storia della moglie pazza di Rochester, non soltanto per colmare un vuoto ma anche per ridare dignità ad un personaggio che viene visto solamente come un ostacolo al raggiungimento della tanta agognata felicità di Jane.

La vita di Antoinette non è una vita facile e la malattia mentale è già presente nella sua famiglia, nella figura della madre. Tuttavia, qui il ruolo che gioca Rochester (anche se il personaggio non viene mai nominato come tale) nel decadimento della moglie è molto più evidente, a partire proprio dal nome. È lui stesso che la rinomina Bertha, quasi volesse cancellare la sua identità e plasmarla, rendendola una donna più adatta, ma allo stesso tempo cancellandone l’essenza.

Il romanzo è scritto molto bene e alla fin fine mi è anche piaciuto, tuttavia mi aspettavo di più. Dal titolo mi ero immaginata che l’ambientazione del romanzo avrebbe avuto un ruolo più prominente, che sarebbe stata centrale, eppure non sono riuscita a sentirmi trasportata verso un mondo così diverso e questo ha in parte rovinato l’esperienza di lettura.

Infatti, non riuscendo a creare la giusta atmosfera, a far capire al lettore quanto è diversa la Giamaica dall’Inghilterra, molte delle motivazioni socio-culturali che spingono Antoinette a impazzire sono venute meno.

Forse è solo un’impressione mia, ma in alcuni punti il romanzo non riesce a rendere chiara la propria ambientazione, i personaggi potrebbero essere dovunque, e questo vanifica di fatto tanti elementi che spingeranno poi Antoinette a sentirsi così diversa, così particolare, tanto da impazzire quando le si presenta l’obbligo di omologarsi ad un modello che non fa parte di lei fino in fondo.

Questo romanzo è comunque molto godibile, uno sguardo in più su di un personaggio molto oscuro e complicato come la figura di Bertha.

E voi, lo avete letto? Mi piacerebbe sapere se le vostre opinioni differiscono dalle mie. Fatemelo sapere con un commento qui sotto.

Alla prossima recensione. 





Commenti