Alita - L'angelo della Battaglia (Film 2019)


Trama:
Diretto da Robert Rodriguez e ambientato nel 26° secolo, il film segue la storia di Alita (Rosa Salazar), un cyborg che viene scoperto in un deposito di rottami dal dottor Dyson Ido (Christoph Waltz). Senza alcun ricordo della sua vita precedente, fatta eccezione per l'incredibile addestramento nelle arti marziali memorizzato dal suo corpo, Alita diventa una spietata cacciatrice di taglie, sulle tracce dei peggiori criminali del mondo.

Il connubio tra manga giapponesi e Hollywood in passato non ha mai funzionato granché bene, con orrori terrificanti che continuano a tormentare i nostri ricordi anche dopo anni (qualcuno ha detto Dragon Ball Evolution?). Con Alita: Angelo della Battaglia, fortunatamente, la situazione sembra essere in miglioramento, presentandoci un prodotto valido, seppur non esente da alcuni difetti.
Il progetto è figlio di due registi tra i più famosi degli ultimi anni, ovvero Robert Rodriguez e James Cameron, con il secondo che aveva acquisito i diritti per la trasposizione a film dell'opera originale già negli anni 2000 e il primo tirato in ballo dopo aver capito le potenzialità del progetto. C'è molto delle loro opere passate in questo film, in particolare da Spy Kids per Rodriguez e da Avatar per Cameron.
Faccio un mea culpa: sono andato a vedere questo film senza avere mai letto il manga originale (ma ho rimediato nel giro di un paio di giorni, sempre sia lodata la mia fumetteria di fiducia), quindi non posso dilungarmi troppo sulle differenze tra le due versioni, anche perchè pur avendole notate in seguito non hanno intaccato la mia opinione.
In termini di fedeltà alla storia originale il film segue circa i primi due volumi e mezzo del manga, ovvero la nascita di Alita e lo scontro con il primo villain del fumetto, ma si conclude con un finale aperto e poco soddisfacente: scelta questa dettata dal fatto che sia in cantiere già un seguito, come dichiarato dallo stesso regista poco prima della release ufficiale.
Finale a parte (che comunque è estremamente fedele a ciò che succede nel manga), il resto del film è un tripudio di CGI e scene di combattimento: la Città di Ferro in cui si muovono i protagonisti non ha nulla da invidiare alla Los Angeles di Blade Runner in quanto a cyberpunk. Si tratta di un mondo in cui convivono umani e cyborg, e dove il commercio di parti anatomiche, di pezzi di corpo, che siano di carne o bionici, è all’ordine del giorno.
Il corpo stesso di Alita sarà centrale nella sua percezione di sé e nel suo rapporto con gli altri. E, quindi, nella sua concezione dell’amore.
Amore che viene affrontato su due fronti diversi: da un lato l'amore filiale che la protagonista sviluppa quasi istantaneamente per il suo salvatore, il dottor Ido (un Christoph Waltz davvero in ottima forma, che riesce a rendere il personaggio estremamente ambiguo ed interessante). Dall'altro l'amore romantico per Hugo, che pur sviluppandosi lungo un sentiero quasi classico per i film di Hollywood (in contrapposizione al manga, dove Alita è più energica riguardo alla loro relazione, mentre qui sembra più guidata dal ragazzo), riesce ad avvincere lo spettatore fino all'inevitabile conclusione.
Ogni tanto ci si concede qualche scivolone in nome della spettacolarità, come per esempio succede nelle scene del Motorball (una specie di cyber-rollerblade in cui si combatte): nel manga veniva introdotto parecchio più avanti, mentre qui diventa nucleo centrale e pensiero fisso della ragazza quasi da subito, ma divertono e permettono alla storia di avanzare senza troppi problemi.
Forse lo straordinario sta proprio in questo: Alita: Angelo della battaglia sorprende per come è stato capace di conciliare, all’interno di una sceneggiatura che va fin troppo veloce, e che però così facendo ti trascina senza lasciarti modo di farti troppe domande, i suoi tanti elementi. Dall'Alita con gli occhioni grandi come quelli del manga ma che riesce ad integrarsi in un mondo che le è sconosciuto senza troppe domande, alla classica domanda sul "un cyborg può amare?" e alle risposte che ne possono venire. Alla forza del sentimento, che abbatte le barriere tra organico e inorganico, tra uomo e macchina, e in questo caso tra cinema e fumetto.



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