La pioggia non cadeva ancora
e il vento taceva sempre; ma non passò molto tempo che le cateratte del cielo
si schiusero, e sul fondo nero si stesero strisce verticali come i fili del
tessitore. Quei goccioloni d'acqua, battendo sulla superficie del lago,
spruzzavano mille goccioline illuminate dal bagliore dei lampi; la pioggia
annunziava la fine dell'uragano?
E qui inizia la nuova recensione
per la sfida dei classici.
Penso di ripeterlo ogni volta, ma ad inizio mese
sceglierne uno è veramente difficile, ci son così tanti titoli, tanti autori,
libri letti o non letti che attirano la mia curiosità. Libri di epoche
differenti, Settecento, Ottocento, Novecento. Ci sono classici della
letteratura francese, di quella italiana, e quelli russi. Ci sono libri più o meno moderni;
ed io mi ritrovo in mezzo a questa montagna di titoli, libri cartacei o in
formato e - book e sono sempre più indecisa.
Prendo in mano i cartacei, li
guardo, e mi domando: “leggo questo, oppure ne rileggo uno?” L’altro giorno
stavo quasi impazzendo dall'indecisione e tra l’altro la pila di libri sul mio
comodino non fa che aumentare; penso che non lo rivedrò mai più libero e
sgombro. La mia è una vana speranza ^^.
Alla fine, lo ammetto, non
ricordo bene dove, ho letto qualcosa su
Jules Verne. Non so se era un commento su facebook, oppure mi è caduto l’occhio
sui miei vecchi libri di quando ero bambina. Veramente pensandoci ora non
saprei proprio da dove mi è venuta l’idea, quindi invece di sistemare quelli
che avevo già sparso per la mia stanza, ne ho tirato fuori altri. Ero alla
ricerca disperata dei titoli di Verne che avevo, in fondo un classico è un
classico, che sia per ragazzi o meno. Ovviamente non è stato facile scegliere
nemmeno fra questi, io amo Verne, sinceramente ho una passione sfrenata per
quest’uomo e per tutti i suoi libri. Passione trasmessami da mio padre quando
ero bambina, sono cresciuta con I viaggi straordinari. A undici anni mi
immaginavo a fare il giro del mondo su una mongolfiera, o scendere nelle
profondità della terra per poi ritrovarmi dall'altra parte del mondo. E insomma
anche per scegliere il titolo dello stesso autore è stato un vero e proprio
dilemma, il mio primo amore mi chiamava, Michele Strogoff, era lì e mi
fissava con sguardo languido, ma ho dovuto respingere le sue avances, conosco
ogni battuta a memoria, ogni dialogo, tanto che ho chiuso gli occhi e ho
lasciato che la fortuna scegliesse per me. Michele Strogoff mi ha guardata
offeso nella libreria per giorni, mentre io mi immergevo nella lettura di I
Figli del Capitano Grant e giravo il mondo a bordo dello yacht Duncan
assieme al suo equipaggio; penso però che riusciremo a fare pace molto presto
XD.
I Figli del Capitano Grant
di Jules Verne
Titolo
originale: Les enfants du Capitaine Grant
Autore : Jules Verne
Editore : Enaudi (Collana I Millenni)
Prezzo: 35.00 euro (decisamente caro, ma è
l’unico prezzo che ho trovato, io ho una vecchia versione di quando ero
bambina. Consiglio di cercarlo in pdf o in ebub se qualcuno lo volesse leggere.)
Jules Verne Nantes, 8 febbraio 1828 –
Amiens, 24 marzo 1905. Fu uno scrittore francese, a tutt'oggi è
considerato uno dei più influenti autori per ragazzi mai esistiti.
Da questo giuramento o forse grazie a quel giuramento, dai suoi sogni, sono nati i suoi libri, compresa la collana a cui appartiene I figli del Capitano Grant, ovvero la collana dei Viaggi
Straordinari, dove l’autore solca tutte le rotte oceaniche, per poi
scoprire ed esplorare continenti e isole lontane fino a sprofondare negli abissi
marini, o meglio ancora esplorare la luna con Dalla Terra alla Luna.
I libri di Verne non sono nati solo dalla
sua fantasia, non solo grazie a quella perlomeno; lo scrittore era uno studioso,
pignolo fino all'esasperazione, ha studiato e fatto ricerche per scrivere le sue opere. Ha fatto in modo che per la prima volta la
fantasia e la vera scienza si incontrassero in avventure fantastiche e probabilmente ai limiti del possibile, ma che hanno appassionato i ragazzi di tutte le epoche fino ai giorni nostri.
Verso il nord increspavano una serie di vette che
si confondevano insensibilmente e formavano come una linea tracciata con una
matita. L'occhio si smarriva confuso, ma al sud lo spettacolo si faceva
splendido, e col cader della notte doveva divenir sublime; infatti, guardando
nella valle selvaggia del Torbido, si dominava l'Antuco, col cratere spalancato
che si apriva a due miglia di distanza. Il vulcano ruggiva come un enorme
mostro, simile ai Leviathan dei giorni apocalittici, ed eruttava fumo ardente,
misto a torrenti di fiamme fuligginose. Il cerchio di montagne che lo
attorniava sembrava un incendio; grandine di pietre incandescenti, nuvole di
vapori rossastri, e razzi di lava si univano in fasci di fuoco. Un bagliore,
che aumentava di continuo, riempiva il vasto cerchio di riflessi, mentre il
sole spariva come un astro spento nelle ombre dell'orizzonte.
Trama presa dal libro:
Nel ventre di uno squalo, catturato in mare, viene trovata una bottiglia entro la quale vi è un messaggio del capitano Grant che implora salvezza. Ma il messaggio, deteriorato dal tempo e dall'acqua marina, contiene solo frammenti di parole. Come ricostruirlo interamente? Dove e come è avvenuto il naufragio?
Un solo dato è intelligibile,
quello della latitudine. Lord Glenarvan, che ha trovato quello strano
messaggio, non dispera tuttavia di poter ritrovare i naufraghi e insieme con la
consorte, con i figli del capitano Grant e con
uno scelto equipaggio, si imbarca sul Duncan e sì getta nella grande
avventura. Fa parte dell'equipaggio anche un tipo singolarissimo, il geografo
Paganel. E questo basta a scoprirci le intenzioni segrete
di Verne. Il quale, oltre il tessuto della trama romanzesca, e proprio
attraverso Paganel, vuole svelarci le meraviglie della natura e i segreti dei
più diversi ambienti geografici. E questo senza
nessuna pedanteria, ma con uno straordinario gusto della scienza che si
comunica immediatamente anche al lettore.
Del resto, l'avventurosa ricerca
del capitano Grant, che si svolge per mare e per terra, sembra fatta apposta
per farci conoscere il mondo. Quel pugno di audaci solca le acque degli oceani,
si avventura sulla Cordigliera delle Ande, penetra nelle boscaglie di eucalipti
dell'Australia, si scontra con i Maori antropofagi, viene a trovarsi sotto i
cieli più diversi e nei più svariati paesi, di cui Verne,
con grande maestria, ci offre descrizioni esatte e
affascinanti.
“Milord, lodate e
ringraziate Dio. Se il capitano Grant è vivo, si trova sulla terra
australiana!”
I figli del Capitano Grant è il primo libro di quella che si potrebbe definire una splendida trilogia del mare, non tanto per le avventure che difficilmente possono essere collegate fra loro, ma piuttosto per i personaggi che ritroviamo nei libri a seguire, nell’Isola misteriosa e in Ventimila leghe sotto i mari si ripresenteranno al lettore alcuni personaggi lasciati in sospeso nei I Figli del Capitano Grant, e dei quali potremmo finalmente conoscere la sorte. Non è di quei libri però, di cui dobbiamo parlare in questo momento, ma di questa mia ultima lettura, un libro amato quando ero bambina, uno dei primi di Verne che ho letto e che mi ha fatto innamorare dello scrittore e delle fantastiche avventure vissute dai suoi personaggi.
Da bambina ho girato il mondo attraverso i libri di Verne, ho vissuto le stesse avventure dei suoi personaggi, conosciuto i luoghi che attraversavano, imparato dalle spiegazioni e dai racconti presenti nello stesso libro. In questo libro abbiamo un personaggio particolare, divertente, il perno nonché il fautore di tutte le spiegazioni geografiche e storiche che compaiono all'interno del libro; il buon Paganel, geografo francese, è il miglior professore di geografia che si possa desiderare, un'enciclopedia vivente. In alcuni casi lo ammetto, mi ha fatto venire in mente Pico de Paperis, il tuttologo della Disney. Paganel anche se nato molto prima del personaggio disneyano, me lo ricorda tantissimo, nel suo essere saccente, a volte anche sull'orlo dell’antipatia, permaloso quando viene preso in giro dalla sua controparte, che nel libro ritroviamo nel maggiore Mac Nabbs sempre pronto a battibeccare con lui, ma al tempo stesso spiritoso e pronto a prendersi in giro, consapevole della sua distrazione e del suo essere perennemente fra le nuvole; e forse sono proprio questi difetti, queste distrazioni a fargli commettere cose ai limiti del paradossale.
Fra tutti i personaggi del libro
probabilmente è il più riuscito, quello che fa sorridere, se non ci fosse stato lui, nel bene e nel male, probabilmente questa
strana ciurma del Duncan sarebbe ancora in giro per i mari alla ricerca del
Capitano Grant, del tutto ignari su dove esso possa essere.
Passiamo al libro vero e proprio,
ammetto che rileggendolo da adulta, non dico che mi abbia lasciato
insoddisfatta, ma rispetto ad altri dello stesso autore ho un pochino l’amaro
in bocca. La prima parte l’ho trovata un po’ pesante; più che un
libro mi è parso una lunga lezione di geografia, che può essere interessante e
ammaliare quando si è bambini, o la prima volta che lo si legge, ma arrivati ad un certo punto inizia a diventare noiosa. A salvare il libro da queste spiegazioni però ci sono le descrizioni di Verne dei luoghi e dei paesaggi: sono bellissime, perfette, ti trasportano nei paesi che descrive, questo grazie
anche alle mille ricerche fatte per raccontare di questi luoghi esotici.
Sempre la prima parte del libro, bella,
come ho detto, descrizioni ottime, nulla da dire sullo stile di Verne, ma
appare veramente la sagra della disavventura; per tutto il loro viaggio
attraverso l’America Latina ai membri di questa strana missione di salvataggio ne accadono di tutti i colori. Alcune delle
loro situazioni rasentano il comico, tanto che leggendo non si può far altro
che sorriderne, ma bisogna anche applaudire all'autore che ha fatto in modo, di non far prendere troppo sul serio i suoi personaggi. Persino nelle situazioni più critiche hanno sempre il sorriso e la battuta pronta; come se il loro fosse un gioco, come se fossero in un parco dei divertimenti e non in un luogo dove rischiano la vita.
Attraversata l’Argentina, e
avendo avuto la meglio su tutte le calamità naturali incontrate lungo la strada, i nostri eroi lasciano il Sud
America per riprendere il mare, sempre alla ricerca del capitano. Arrivata però
quasi a metà libro, con il loro sbarco in Australia, mi sono domandata se prima
o poi sarebbe giunto qualche antagonista, qualcuno a mettere i bastoni fra le
ruote a questo gruppo di uomini e donne pronti ad attraversare il mondo pur di
salvare il capitano del Britannia. Fortuna vuole, si può dire di
essere contenti nel momento in cui appare finalmente il cattivo in un libro? Spero di sì, perché quando è comparso ho pensato, finalmente si movimenta la lettura.
Come ho detto compare colui che cerca in tutti i modi di ostacolare
la spedizione, per impossessarsi dello Yacht di Lord
Glenarvan, ma evidentemente non era portato per gli ammutinamenti e per il
furto di navi, tanto che due volte ci prova ed entrambe gli va male.
Ayrton quartiermastro del Britannia, riesce a conquistare
la fiducia dei nostri eroi, inconsapevoli del fatto che quest'uomo non era presente durante il naufragio del Britannia per un unico motivo, ovvero, la sua fuga dopo aver tentato
di ammutinarsi, per trasformare il Britannia in una nave pirata.
In molti pensano che il personaggio di Ayrton abbia un che di drammatico, che sia molto più profondo di quel che appare; lo ammetto, probabilmente non ho colto le sfumature, quei lati del suo carattere che Verne ha voluto dargli, ma sin da quando è comparso l’ho considerato alla stregua di un serpente; ed anche un codardo quando invece di affrontare le autorità preferisce affrontare la sorte su un’isola deserta. Solo ma libero, con la speranza di poter essere salvato o di trovare il modo di abbandonare l'isola deserta dove viene lasciato, possibilità che non sarebbe comparsa nel caso fosse stato consegnato alle autorità inglesi. E’ a mio parere un personaggio sì,intelligente, ma al tempo stesso subdolo e calcolatore, e mi è antipatico, non posso farci nulla. Cosa strana poi, di solito i cattivi dei libri hanno il loro fascino e finiscono per piacermi, al contrario Ayrton mi irrita e basta.
In molti pensano che il personaggio di Ayrton abbia un che di drammatico, che sia molto più profondo di quel che appare; lo ammetto, probabilmente non ho colto le sfumature, quei lati del suo carattere che Verne ha voluto dargli, ma sin da quando è comparso l’ho considerato alla stregua di un serpente; ed anche un codardo quando invece di affrontare le autorità preferisce affrontare la sorte su un’isola deserta. Solo ma libero, con la speranza di poter essere salvato o di trovare il modo di abbandonare l'isola deserta dove viene lasciato, possibilità che non sarebbe comparsa nel caso fosse stato consegnato alle autorità inglesi. E’ a mio parere un personaggio sì,intelligente, ma al tempo stesso subdolo e calcolatore, e mi è antipatico, non posso farci nulla. Cosa strana poi, di solito i cattivi dei libri hanno il loro fascino e finiscono per piacermi, al contrario Ayrton mi irrita e basta.
Comunque a parte qualche piccola
nota stonata, sempre a mi parere riguardo la prima parte del libro, dalla
comparsa di Ayrton, la lettura è divenuta molto più piacevole, più avvincente,
tanto che, in poche pagine la difficoltà di superare le prime è svanita in un
attimo. L’Australia, i cattivi, gli aborigeni e le avventure hanno sempre il loro fascino,
mettono più sale alla vita e ai romanzi di avventura.
Che altro dire? Lo consiglio, è
divertente e piacevole da leggere, non perfetto, ma per il resto un gran libro, ai livelli di quelli che lo
seguiranno.
Lo consiglio perché per avere fra
le mani un buon libro per ragazzi, divertente e piacevole, con la giusta dose
di avventure, non bisogna per forza leggere di vampiri o licantropi, di
stregoni e magie. Verne con la sua scrittura, con le avventure di cui ci parla,
attraversando il mare, rende magico il nostro mondo; perché è proprio vero non
servono maghi e streghe per creare un buon libro, come non servono vampiri e
licantropi, bastano le parole, e tanta passione, e Verne ne aveva, passione e il
desiderio di mantenere quella promessa fatta a se stesso quando era solo un
bambino: di visitare quei luoghi in cui non poteva andare di persona, visitarli con
l’immaginazione e i suoi sogni. E diciamo la verità c’è riuscito alla perfezione, con tutti i suoi splendidi
libri e le straordinarie avventure vissute dai suoi personaggi.
Devo ammettere che non ho mai letto nulla di Verne, mia mancanza. Ma leggendo la recensione mi sono incuriosita, soprattutto perché ho l'impressione che il genere possa piacermi parecchio e perché è un nome che deriva dalla mia infanzia ed è sempre stato uno di quegli autori che volevo leggere ma per cui non avevo mai il tempo.
RispondiEliminaChissà che questa non sia la volta buona ^^
Complimenti, alla prossima recensione
Serelily <3
A comprarmi i suoi libri è stato mio padre, lo adorava come scrittore, ed io ho letto quasi tutti i suoi libri. Michele Strogoff come ho scritto nella recensione è stato il mio primo amore letterario, avevo penso dieci anni non di più e sognavo di trasferirmi in Siberia alla ricerca dell'affascinante corriere dello zar XD.
EliminaComunque te lo consiglio vivamente, alcuni libri hanno delle descrizioni molto meticolose, ma come letture sono piacevoli e leggere. Ti fanno sognare.
Anche se non è più tempo per le uova di cioccolato, ho una sorpresa per voi sul mio blog: http://athenaenoctua2013.blogspot.it/2013/04/blogger-simpatico-e-non-e-un-pesce.html
RispondiEliminaUn saluto. Cristina
XD
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