L'ombra del principe di Cristiano Pedrini

Oggi vi parlo di un libro uscito per Triskell Edizioni il 29 Dicembre: L’ombra del principe, di Cristiano Pedrini.


Trama:
Connor Riley è un giovane medico brillante.
Evan Russell appartiene a una delle più prestigiose famiglie inglesi.
Un futuro certo e appagante aspetta il primo, mentre al secondo è riservato un destino già segnato da una malattia che non lascia scampo.
Due mondi che stanno per fondersi quando Connor viene scelto per assistere Evan durante una cura sperimentale. La sua unica certezza è quella di non volersi separare in alcun modo da quell'arrogante e introverso ragazzo che ha abbandonato ogni suo sogno in attesa della propria fine.


Avevo già letto un altro romanzo di questo autore, pubblicato però come self. Parlo de “Le regole di Hibiki” (se volete leggere la recensione, cliccate qui), e mi ricordo che in qualche modo mi aveva deluso. Mi aspettavo tutt’altro dalla trama, la storia era parecchio affrettata e c’erano alcuni errori che sicuramente con un buon editing potevano essere sistemati.
Per questo, quando ho visto che avrebbe pubblicato per Triskell Edizioni, ho deciso di prendere il suo romanzo: conosco la casa editrice, so che ha dei bei romanzi, così ho sperato che fosse riuscita a sistemare quelle cose che non mi piacevano nell’altro libro, rendendolo così migliore.
Purtroppo così non è stato, la mia impressione su questo autore è rimasta pressoché invariata rispetto alla scorsa volta. La trama mi sembrava interessante, credevo di trovarmi un libro carico di sofferenze, dove la malattia di Evan era la protagonista principale dell’intera storia, fino ad arrivare al lieto fine con una qualche guarigione miracolosa, anche improbabile, con i due protagonisti che finalmente potevano vivere la loro storia d’amore.
Invece già dopo pochi capitoli si capisce che la malattia viene usata solo come scusa per farli incontrare, per poi dimenticarla completamente da un certo punto in avanti, fino ad arrivare ad un finale che forse voleva risultare inaspettato, ma che ho trovato abbastanza insensato.
Il problema principale è che l’intera trama ha senso solo se si sa il finale del libro, altrimenti ad ogni capitolo ti fai mille domande sul perché siano successe determinate cose, in primis la malattia stessa di Evan.
Evan ha la malattia di Huntington a soli diciotto anni. Ora, io non la conoscevo, sono andata a cercare, e ho visto che questa malattia nella maggior parte dei casi si sviluppa dopo i trent’anni. Leggere di un adolescente già malato mi ha lasciato decisamente perplessa: certo, in rete ho trovato scritto che ci sono anche casi dove la malattia si sviluppa precocemente, ma comunque c’era qualcosa che non mi quadrava. Innanzitutto la malattia di Huntington ha un periodo di evoluzione molto lungo, si parla addirittura di vent’anni. Quando ho letto questo, mi sono chiesta se il libro coprisse un arco di tempo così lungo, dato che Evan, all’inizio, sa solo di essere malato ma i sintomi sono ben pochi ancora.
Più volte mi sono chiesta se in realtà sapeva della sua malattia perché aveva fatto il test prima ancora di averne i sintomi: essendo una malattia genetica, si può sapere dalla nascita se si svilupperà, ma non essendoci cura viene consigliato di non fare una cosa simile, perché può causare problemi psicologici. Ma andando avanti con il libro si capisce che Evan ha già la malattia, che non ha fatto il test perché sapeva che c’erano stati casi in famiglia o quant’altro (dato che il padre è morto l’anno prima, ho pensato che potesse aver avuto quella stessa malattia, ma non è mai stato detto nient’altro su di lui, quindi l’ipotesi è andata a cadere).
Comunque, come dicevo, ad un certo punto la malattia viene dimenticata, Evan torna alla sua passione per il teatro e la recitazione e magicamente sboccia l’amore tra lui e Connor. Ora, non dico che tra quei due non potesse nascere nulla, ma secondo me non si è percepito che già c’era qualcosa prima. Siamo passati da un rapporto medico-paziente (viziato) al dichiararsi a vicenda. Mi sono persa qualche passaggio, probabilmente, non so.
La mancanza delle scene erotiche si sente fino ad un certo punto, ma so che è un limite che ha l’autore e non gliene faccio una colpa. Fa intuire cosa succede ma non lo descrive, poco male.
Tornando alla trama, secondo me inizia a degenerare dal capitolo dieci, stesso capitolo da cui ho notato manca la correzione da parte del correttore di bozze/editor. Sembra che il libro sia stato corretto fin lì, e poi basta, e giuro che non mi era mai capitato con Triskell. Non so se è un problema della copia recensione questo, magari dovevano ancora finire di sistemarlo, però è strano che la svolta di trama coincida con i primi capitoli in cui ho trovato errori che non sono semplici sviste, almeno a mio parere.
Ultima cosa, vorrei parlare del linguaggio forbito che ha voluto usare l’autore per l’intero libro. Personalmente non mi va a genio, ho trovato forzato usarlo sia nei dialoghi che nella parte narrata. Ci può stare che un personaggio colto come un medico usi parole più ricercate, ma qui tutti i personaggi parlano così, compreso il narratore, mi è parso un po’ esagerato. Tra l’altro posso capire utilizzare una parola poco usata come sinonimo per evitare ripetizioni, ma arrivare ad utilizzare quella parola ogni volta rende le ripetizioni solo più ricercate XD (ad esempio è stato usato fortunale al posto di temporale, non come sinonimo in una sola occasione ma sempre).

Comunque il voto finale è tre piume, perché lo valuto più o meno allo stesso livello dell’altro suo libro: ci sono delle parti dove si vede anche un miglioramento, ma allo stesso tempo mi aspettavo di più da un libro edito con casa editrice.

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