Road to Oscars: L’ora più buia



Nel 1940, Winston Churchill, da pochi giorni Primo ministro della Gran Bretagna dopo le dimissioni di Neville Chamberlain, deve affrontare una delle sue prove più turbolente e definitive: decidere se negoziare un trattato di pace con la Germania nazista o continuare la guerra per difendere gli ideali e la libertà della propria nazione.
Quando le inarrestabili forze naziste iniziano a conquistare tutta l'Europa occidentale e la minaccia di invasione diventa imminente, con un'opinione pubblica non preparata, un re scettico, e col suo stesso partito (i Conservatori) che trama contro di lui, Churchill dovrà sopportare la sua ora più buia, mobilitando l'intera nazione, e tentando di cambiare il corso della storia mondiale.




Prima di andare al cinema a vedere questo film, avevo già una classifica mentale sui film che ho già visto.
Poi, ho visto questo.
E niente, L’ora più buia ha letteralmente sbaragliato la concorrenza, almeno per quanto mi riguarda.
Ma andiamo con ordine.
L’ora più buia è un film di Joe Wright con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Ben Mendelsohn, Lily James, Ronald Pickup e Stephen Dillane.
Oltre alla candidatura come miglior film, ha ricevuto quella di miglior attore (Gary Oldman), miglior fotografia, miglior scenografia, miglior trucco e miglior costumi.




Vi avviso che questa recensione sarà un po’ influenzata dall’esaltazione che ancora sento dopo la visione del film.

Sono un po’ di parte: sono una storica, sto per prendere una laurea magistrale in scienze storiche e non solo perché ho scelto una facoltà come un’altra, ma perché amo fortemente la storia.
Sono anche molto appassionata della cultura inglese, in ogni suo aspetto.




Per cui fare un film con Winston Churchill, interpretato da un attore che amo, e che parla di un periodo storico molto vicino a noi per me era un successo assicurato in partenza.
Se poi questo film è anche realizzato come Dio comanda allora non c’è storia.

Fin dalle prime scene ho capito che avrei amato questo film alla follia: la ricostruzione storica è stata fatta in maniera molto accurata.
Non solo per quanto riguarda gli avvenimenti, ma di questo parlerò con un ordine preciso.




Punto primo, i luoghi. Quando sono stata l’ultima volta a Londra sono finalmente riuscita a visitare le Churchill War Room, con annesso museo su tutta la vita di Churchill. Quando ho visitato i luoghi sotterranei dove si riuniva il gabinetto di guerra, mi ero molto emozionata. E rivedere quegli stessi luoghi nel film ha rinnovato l’emozione che avevo sentito quella volta.




Per di più, avevo visto foto e video di Churchill, e devo ammettere che Oldman è stato magistrale. Si era immedesimato talmente tanto nella parte, da fare quasi fatica a distinguere il Churchill filmico da quello reale. Per questo, se Oldman non riceve quella statuetta penso che sarò la seconda (lui in primis) a rimanere davvero molto delusa. E la cosa ancora più bella è che tutto il trucco a cui si è sottoposto per assomigliare al Primo Ministro inglese è stato comunque molto realistico. Se non avessi saputo che era Oldman, non avrei mai immaginato che l’attore fosse pesantemente truccato. Era super realistico.




Tra l’altro ho adorato come hanno mostrato anche il lato privato di Churchill, un lato quasi tenero.
Questo film mi ha emozionata molto più di quanto pensavo, scombinando del tutto la mia classifica. È sicuramente quello che mi è piaciuto più di tutti, finora, ma è il mio animo da storica che parla.

Chiudo questa recensione dandovi appuntamento con gli altri film candidati a premio Oscar. Se volete un recap dei film precedenti, potrete trovarli a questo link.






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