Incontrandosi a cena con le rispettive mogli, i fratelli Paul e Stan si trovano a discutere di un grave crimine di cui sono colpevoli i loro figli adolescenti. La serata volge in dramma famigliare quando le due coppie devono decidere come gestire la delicata questione sortendo il male minore. In ballo, infatti, non solo c'è il futuro dei ragazzi ma anche quello di Stan, un famoso politico in carriera e già in campagna elettorale.
Tratto dall'omonimo romanzo di Herman Koch, The Dinner è un film del 2017 diretto da Oren Moverman con Richard Gere, Laura Linney, Steve Coogan, Rebecca Hall, Adepero Oduye e Michael Chernus.
Sono indecisa su cosa scrivere in questa recensione: tempo fa avevo letto il romanzo da cui questo film è tratto e anche in quel caso avevo provato sentimenti contrastanti.
Quello che mi rende perplessa è lo scopo di questa storia: se non per denunciare la tendenza dei genitori a giustificare qualsiasi azione compiano i propri figli, a cosa serve?
E questo non è certo un film di denuncia: come il romanzo, il film mantiene un alone di imparzialità che mi ha innervosita di minuto in minuto.
Non dico che il film debba obbligatoriamente prendere posizione, ma mi è sembrato come se sminuisse le azioni atroci che questi ragazzi hanno compiuto.
Non dico che il film inneggi alla criminalità, perché ovviamente non giustifica le azioni dei ragazzi, ma la sua imparzialità mi ha impedito di godermi la storia per il nervoso che mi ha provocato.
Probabilmente è un limite mio, magari ad altri ha fatto una diversa impressione (se voi l'avete recepito diversamente da me, lasciatemi un commentino e spiegatemi le vostre impressioni. Magari l'avete capito meglio della sottoscritta).
Trovo comunque che questo sia un tema più che attuale: i casi di bullismo non solo aumentano, ma aumentano anche i genitori che giustificano le azioni dei figli dicendo che sono solo ragazzate.
Non vorrei fare un discorso da vecchia (visto che non ho nemmeno trent'anni) ma devo ammettere che quando ero un'adolescente raramente i miei genitori mi hanno giustificata per qualcosa. Mi hanno sempre insegnato che le azioni hanno delle conseguenze, e che dovevo prendermi le mie responsabilità.
Il film invece rispecchia quella categoria di genitori che vede i propri figli come dei santi, come dei ragazzi che hanno solo bisogno di sfogare i propri istinti ma che in realtà non fanno nulla di male. E non ammettono la gravità delle azioni dei figli nemmeno davanti alla realtà dei fatti.
Come ho detto sopra, avrei preferito che il film in qualche modo condannasse le azioni dei giovani, ma ritengo che il solo parlarne, il solo portare all'attenzione del pubblico un tema tanto delicato sia comunque un fattore positivo.
Viste le mie impressioni contrastanti, non darò a questo film più di tre e mezzo; ma ripeto, la mia votazione non dipende dalla realizzazione del film, quanto del suo approccio al tema principale.
La realizzazione, invece, secondo me è stata ottima: il montaggio delle scene, che porta lo spettatore a comprendere pian piano quali siano state le azioni dei giovani, secondo me è stato geniale.
Nonostante tutto, non è un film che rivedrei volentieri, quindi ve lo consiglio ma con riserve. Se siete sensibili all'argomento come lo sono io, forse potrebbe innervosirvi molto la visione. Sta a voi decidere se ne vale la pena.
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