L'universo di Tolkien:
Le avventure di Tom Bombadil
Tolkien ripropone in questi sedici racconti in versi il suo fantastico Medioevo. Si passa da filastrocche scioglilingua a vere e proprie ballate romantiche, in un'accurata versione italiana che, evitando una piatta trascrizione letterale dei testi, si sforza invece di rispettarne la struttura, di riprodurne la musicalità, di ricostruirne la ricchezza di significati allegorici e rituali. I testi sono preceduti da una prefazione dello stesso autore.
Ero molto indecisa su come impostare questo articolo: parlarvi di Tom Bombadil, raccontarvi chi è, oppure parlare dei singoli racconti in versi che trovate tra queste pagine?
Visto che di Tom Bombadil potremo parlarne più nello specifico nell'articolo su La Compagnia dell'Anello, ho deciso di illustrarvi quali sono i racconti contenuti in questo volumetto.
Nella prefazione scritta da Tolkien, ci viene detto che tali racconti provengono dalla tradizione e dal folklore della Contea. Tra i possibili autori di tali racconti potrebbero esserci Bilbo Baggins stesso, assieme ai suoi amici e discendenti. Si suppone, infatti, che essi le avessero appuntate sui margini del Libro Rosso (il libro che racconta le gesta di un giovane Bilbo e che noi conosciamo come Lo Hobbit).
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PRIMO RACCONTO: LE AVVENTURE DI TOM BOMBADIL
Tom Bombadil è un personaggio meno conosciuto dai più, perché la sua figura è stata totalmente tagliata dal film. Del resto, chi ha letto il Signore degli Anelli sa quanto sarebbe stato difficile adattare i capitoli che lo riguardano sul grande schermo, senza rischiare fortemente di dilungare troppo la durata del film.
Di chi o cosa possa essere Tom Bombadil, ne discuteremo altrove, intanto vi parlo di questo raccontino.
La poesia inizia con la descrizione di Tom e dei suoi abiti, di dove vive e di come passa le sue giornate. Nei pressi del fiume dove spesso si ferma a pensare incontra la figlia del fiume, Baccador (e chi ha letto il Signore degli Anelli si ricorderà anche di lei). Questo incontro innesca una serie di azioni a catena in cui Tom si ritrova, suo malgrado, a venire a contatto con altre creature quali il Vecchio Uomo Salice, una famiglia di Tassi e lo Spettro dei Tumuli.
Molte di queste figure fanno parte dell'immaginario Tolkeniano ed è stato un vero piacere ritrovarle qui. Questo racconto in versi arricchisce la caratterizzazione di un personaggio davvero misterioso come Tom Bombadil, senza però in realtà rivelare tanto, lasciando insomma quell'alone di mistero che contribuisce a rendere ancora più fiabesco questo personaggio.
SECONDO RACCONTO: BOMBADIL VA IN BARCA
Ritroviamo di nuovo Tom Bombadil come protagonista della seconda poesia. Questa volta, il nostro misterioso protagonista si è messo in testa di viaggiare verso occidente per raggiungere le terre degli Hobbit, risalendo il Sinuosalice fino al Brandivino. Di nuovo, Tom viene a contatto con tantissime creature durante il suo viaggio: uno scricciolo, un Martin Pescatore, una lontra e un cigno.
Arrivato a destinazione incontra una vecchia conoscenza per noi fan, il vecchio Maggot (colui a cui spesso i nostri cari hobbit rubavano funghi), con cui si ferma a bere birra fino al mattino.
TERZO RACCONTO: IL CAVALIERE ERRANTE
La paternità di questo terzo racconto viene data a Bilbo Baggins, in quanto la sua struttura, rispetto agli altri componimenti, ricorda la poesia recitata da Bilbo nella casa di Elrond.
Un marinaio carica di provviste la sua gondola e parte per la sua missione; durante il viaggio incontra e cattura una farfalla. Per lei, costruisce un palazzo di gigli e le dona sete e gioielli, che tuttavia non accetta.
Il marinaio riprende il suo viaggio, iniziando a saccheggiare tutte le isole che incontra. Si costruisce un'armatura e lotta contro elfi, libellule e calabroni, riuscendo a sconfiggerli.
La poesia termina in modo singolare, in quanto il marinaio riesce a fare ritorno a casa usando una barca di foglie e broccoli, ma solo in quel momento si ricorda di non aver compiuto la missione per cui era partito.
Così, la poesia ricomincia da capo, assumendo un aspetto ciclico e infinito.
QUARTO RACCONTO: LA PRINCIPESSA ME
La poesia della principessa Me ha la trama molto più semplice di quelle raccontate finora. L'origine di questa poesia viene attribuita ai margini del Libro Rosso, dove sarebbe stata appuntata.
La poesia è una lunga descrizione della principessa Me e di come ami danzare nei pressi di uno stagno.
Proprio in questo stagno, vede riflessa colei che viene chiamata principessa Te. Questa è uguale in tutto e per tutto alla principessa Me, tranne che si trova a testa in giù.
QUINTO RACCONTO: L'UOMO DELLA LUNA ANDÒ A LETTO TROPPO TARDI
Questa poesia è attribuita a Bilbo ed è presente anche nel Signore degli Anelli (libro) e Lo Hobbit (film). Viene conosciuta anche con il titolo C'è una locanda, un'allegra locanda, ossia il suo primo verso.
Racconta di una locanda sotto un vecchio colle e dei suoi clienti: l'uomo della luna, sceso dal cielo per assaggiare la birra, lo stalliere, l'oste e un'orgogliosa mucca. L'uomo della luna beve troppa birra e si addormenta; lo stalliere, preoccupato perché sarebbe dovuto spuntare il sole, parla col suo gatto capace di suonare il violino, perché svegli l'uomo della luna. I clienti portano quindi di peso l'uomo della luna su per la collina fino al suo carro trainato dai cavalli, che partono appena in tempo per il sorgere del sole.
L'uomo della luna può essere identificato come Tilion, uno dei Maiar di Oromë, colui che aveva il compito di guidare il vascello della luna.
SESTO RACCONTO: L'UOMO DELLA LUNA SCESE TROPPO PRESTO
Nonostante il tema simile, questa poesia non ha la stessa origine della poesia precedente, ma piuttosto viene fatta discendere dalle tradizioni degli uomini di Gondor.
L'uomo della luna è stanco del paesaggio candido a cui è abituato e decide di fuggire alla ricerca di nuove avventure. Per la fretta cade dalla scala diretta sulla terra e precipita nella baia di Bel, dove viene salvato da un peschereccio che lo conduce alla Torre sul Mare.
A questo punto l'Uomo della Luna inizia a girovagare per le strade deserte, ancora immerse nella notte, e arriva ad una locanda, dove termina la sua spedizione mangiando zuppa fredda vicino al fuoco.
SETTIMO RACCONTO: IL TROLL DI PIETRA
Questo è il primo racconto che troviamo composto da Sam Gangee.
Un troll rosicchiava un vecchio osso, desiderando carne fresca, quando arriva Tom a disturbarlo. Rivendica il possesso dell'Osso in quanto apparteneva a suo padre. Il troll confessa di aver rubato l'osso da uno scheletro e decide di mangiare Tom. Questi, però, riesce a dargli un calcio nel didietro, non sapendo che la carne di troll è dura come la pietra. Mentre Tom ha la gamba bloccata per il dolore, il troll continua a rosicchiare il suo osso.
OTTAVO RACCONTO: PIERINO IL GOLOSO
Secondo racconto scritto da Sam Gangee, e di nuovo abbiamo per protagonista un Troll.
Un troll si sente solo e decide di trovarsi un amico tra gli Hobbit, con cui condividere la passione per la cucina. Parte per Delving, nella Contea, dove semina il panico tra gli abitanti. L'unico che sembra non avere alcuna paura è Pierino, che acconsente a recarsi a casa sua.
Il troll si dimostra un ottimo cuoco e continua a fare cibo a Pierino fino alla sazietà, offrendosi di insegnargli a cucinare. Quando a Delving si sparge la voce, gli abitanti provano ad andare a casa del troll per il tè, ma questi li caccia, memore di come lo avevano trattato.
NONO RACCONTO: I MEWLIPS
I protagonisti di questa breve poesia sono i Mewlips, abitanti di una valle oscura ricoperta dal fango. Questi esseri stanno sempre in agguanto dentro caverne buie e alla prima occasione rapiscono i viandanti per cibarsi di loro.
DECIMO RACCONTO: OLIFANTE
Abbiamo nuovamente una poesia recitata anche nel signore degli Anelli, da Sam Gangee.
Il testo perlopiù descrive proprio gli Olifanti, enormi pachidermi che popolano l'universo di Tolkien e che sono ben conosciuti da noi fan.
UNDICESIMO RACCONTO: FASTITOCALONE
Anche questo racconto parla di una creatura enorme. Il fastitocalone, infatti, è una gigantesca tartaruga, scambiata dai marinai per un'isola. Quando incautamente approdano su di essa e si sistemano, puntualmente questa si rigetta in mare, condannandoli ad affogare.
DODICESIMO RACCONTO: IL GATTO
Questa è un'altra poesia veramente breve, in cui viene descritto un gatto sdraiato su un zerbino. Tale gatto non fa che ripensare ai bei tempi andati, quando anche lui era un animale fiero e libero come il leone o il leopardo.
Di questa poesia sappiamo che fa parte dei racconti tradizionali, ma anch'essa è stata rimaneggiata da Sam Gangee e porta le sue iniziali sul Libro Rosso, dove è stata appuntata.
TREDICESIMO RACCONTO: LA SPOSA DELL'OMBRA
In questa poesia si narra la storia di un uomo che viveva da solo, e stava sempre immobile seduto su una pietra, senza avere l'ombra. Una fanciulla, fermandosi accanto all'uomo, ruppe l'incantesimo. Da allora la fanciulla abita nelle profondità, ma una volta all'anno torna e si mette a danzare con quell'uomo.
QUATTORDICESIMO RACCONTO: IL TESORO
L'origine di questa poesia è diversa rispetto alle altre. Deriva infatti dalla tradizione elfica e númenoreana e fa riferimento ad eventi della Prima Era del mondo.
Prima dei nani e dei draghi, gli Elfi erano gli unici abitanti della terra, e si dilettavano nel forgiare cristalli e gioielli per i loro re, finché un drago non calò su di loro rubando i tesori e ammassandoli nelle grotte.
Lo stesso subì un vecchio nano: dopo aver accumulato infinite ricchezze venne sorpreso dal drago che lo incenerì e si prese di tutti i suoi tesori. Il drago, divenuto anziano e prossimo a alla fine, subì l'attacco di un giovane guerriero che prese possesso del suo tesoro. Dopo essere diventato re, anche l'uomo divenne vecchio, e il suo regno cadde in rovina senza che il segreto del nascondiglio del tesoro venisse rilevato.
QUINDICESIMO RACCONTO: LA CAMPANA DEL MARE
In questo penultimo racconto passiamo alla Quarta Era del mondo.
Questa poesia è conosciuta anche come Il sogno di Frodo, perché veniva associata agli oscuri sogni che tormentarono Frodo in marzo e in ottobre nel corso degli ultimi tre anni.
Un personaggio misterioso siede sulla spiaggia in attesa, e viene raggiunto da una barca che lo conduce in una terra lontana. Il protagonista comincia a vagare per quella terra: attraversa la spiaggia, e poi giunge in un paesello lontano dal mare, ma nessuno gli parla.
Il viaggio si conclude in un bosco dove rimane nascosto per un anno e un giorno finché, ormai vecchio, non ritorna alla barca che lo sta aspettando. Il finale è inquietante: il personaggio raggiunge un porto nero, dove le strade sono vuote e nessuno parla con lui. Questo finale drammatico potrebbe avere un significato nascosto. Se il personaggio misterioso si identifica con Frodo, può voler dire che, nonostante il viaggio intrapreso per raggiungere Valinor, questi non abbia trovato la pace che tanto agognava.
SEDICESIMO RACCONTO: L'ULTIMA NAVE
L'ultima poesia viene dalla tradizione da Gondor, ma la sua nascita può essere attribuita alle tradizioni degli uomini che vivevano lungo le coste e i fiumi.
Fíriel (nome gondoriano di forma alto elfica che significa donna mortale) all'alba corre sulle rive del fiume dove vede una barca trainata dai cigni e guidata da splendidi elfi, ai quali domanda quale sia la meta del loro viaggio.
Essi la informano che sono in procinto di abbandonare per sempre la Terra di Mezzo per tornare in quella che è la loro terra natale e le offrono di andare con loro, concedendole un posto sulla nave.
Ella, però, affermando di essere una figlia della terra, non può che rifiutare questa offerta. Gli elfi, a quel punto, se ne vanno per sempre da quei luoghi.
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Con questo racconto si conclude il libro Le Avventure di Tom Bombadil. Non ho molti commenti da fare: certo, studiando a fondo le parole di questi racconti possiamo trovare tantissimi significati nascosti. Tuttavia, credo sia bello che ognuno di noi attribuisca un significato diverso a ciò che legge, in base al suo punto di vista.
Questi racconti, queste poesie, non sono elementi essenziali senza cui non possiamo capire le altre opere di Tolkien. Son un'espansione, se così vogliamo chiamarla, di quel mondo fatato che ha creato lui stesso.
Sono un piacevolissimo modo di ritrovare personaggi a noi cari, senza tuttavia doverci focalizzare sulla storia. Un modo per goderci una canzone.
E magari, se dopo averle lette chiudete gli occhi, vi sembrerà quasi di essere là, in qualche locanda, e di aver appena finito di cantare la vostra poesia, mentre gli altri hobbit vi osservano incantati.
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