Il diciassettenne Simon Spier ha una vita normale, una famiglia che adora e degli amici straordinari ma custodisce un segreto: nessuno sa che è gay. Simon non ha nemmeno il coraggio di dirlo alla famiglia finché non inizia un appassionante scambio di mail con un compagno di scuola che rimane anonimo. Quando il suo segreto rischia di essere rivelato, la vita di Simon diventa un'avventura in cui il sorriso si alterna con la preoccupazione.
Mi trovo finalmente a recensire un film che avevo atteso da tantissimo tempo. Tratto dal romanzo Non so chi sei, ma io sono qui di Becky Albertalli (potete trovare qui la recensione: Non so chi sei, ma io sono qui), Tuo, Simon è un film diretto da Greg Berlanti con Nick Robinson, Josh Duhamel, Jennifer Garner, Katherine Langford, Alexandra Shipp, Jorge Lendeborg Jr, Keiynan Lonsdale, Miles Hizer, Logan Miller, Talitha Batheman, Tony Hale, Natasha Rothwell, Drew Starkey, Clark Moor, Joey Pollari e Mackenzie Lintz.
Il motivo per cui aspettavo questo film con così tanta trepidazione era uno in particolare: allo stesso modo del libro, Tuo, Simon è il film che avrei voluto vedere quando avevo diciassette anni.
È un film che parla di coming out, certo, ma non solo. La storia di Simon è la storia di qualsiasi adolescente che si sente diverso, che teme di venire etichettato o messo da parte se solo fosse se stesso.
Non importa che Simon sia gay, quello che vive è qualcosa che potrebbe accadere a chiunque.
E questo film è come una calda coperta che avvolge i sentimenti. Non è un film pesante, ma è volutamente leggero. Il suo intento non è quello di farci soffrire insieme a Simon, quanto quello di compiere assieme a lui un percorso di crescita, un percorso di accettazione.
Non sempre le cose devono essere drammatiche perché colgano nel segno e questo film ne è chiaramente l'esempio: non che non ci sia un po' di tristezza all'interno, ma non è mai troppo tragica.
Tuo, Simon non è soltanto un film per ragazzi, però. Io sono un po' più grandicella dei protagonisti e me lo sono goduta tantissimo. Ma non parlo solo di me, che sono quasi trentenne. Parlo anche della fascia d'età che potrebbe essere quella dei genitori del protagonista (che ha poco meno di diciotto anni): questo film analizza anche i rapporti con quelli che sono gli adulti della situazione.
E trovo molto bello che si analizzi il coming out anche nelle famiglia che sono già unite, comprensive. Spesso il coming out nei film è associato ad un momento di tragica confessione, in cui le cose raramente vanno bene. Qui è trattato in maniera differente, facendo vedere un'altra faccia della medaglia.
Nonostante le differenze con il libro, ho trovato il ritmo del film parecchio azzeccato. Sono soltanto dispiaciuta che certe scene non ci siano state, perché quando avevo letto il romanzo della Albertalli mi ero immaginata come sarebbero state trasposte, mentre invece il regista ha deciso di seguire una linea leggermente diversa nel film, anticipando alcuni eventi e posticipandone altri.
Tuttavia, il risultato è dato da quasi due piacevolissime ore di intrattenimento, che insegnano anche un po' qualcosa.
È uno spaccato sull'adolescenza di oggi, su come gli adolescenti si rapportino tra loro e su come affrontino le sfide quotidiane che a quell'età paiono così insormontabili. E su come il loro rapporto con gli adulti risulti cruciale per la loro crescita e la loro maturità.
Se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di recarvi al cinema per andare a vedere questo film, perché ne uscirete un po' arricchiti.
Se lo avete visto, fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino qui sotto!
Alla prossima recensione.
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