Le ragazze di Emma Cline



Evie voleva solo che qualcuno si accorgesse di lei. Come tutte le adolescenti cercava su di sé lo sguardo degli altri. Un'occasione per essere trascinata via, anche a forza, dalla propria esistenza. Ma non aveva mai creduto che questo potesse accadere davvero. Finché non le vide: le ragazze. Le chiome lunghe e spettinate, i vestiti cortissimi. Il loro incedere fluido e incurante come di "squali che tagliano l'acqua". Poi il ranch, nascosto tra le colline. L'incenso, la musica, i corpi, il sesso. E, al centro di tutto, Russell. Russell con il suo carisma oscuro. Ci furono avvertimenti, segni di ciò che sarebbe accaduto? Oppure Evie era ormai troppo sedotta dalle ragazze per capire che tornare indietro sarebbe stato impossibile?


Mentre leggevo questo romanzo, mi sono accorta che mi aveva preso talmente tanto da non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine. Eppure, una volta finito, mi sono chiesta se mi fosse piaciuto o meno, perché non ne ero per niente sicura.
Questo perché, nonostante la trama avvincente e uno stile unico, c'è qualcosa che alla fine non mi ha pienamente soddisfatta.
Ma andiamo con ordine. Le ragazze di Emma Cline è chiaramente un romanzo di fantasia, ma che si ispira a fatti realmente accaduti che riguardano il serial killer Charles Manson e quella che era conosciuta come The Family.
Il romanzo usa nomi fittizi, ma gli eventi che raccontano hanno molte similitudini con la realtà.
Ho trovato la prosa della Cline molto matura e sono rimasta veramente stupita nello scoprire che questo fosse il suo primo romanzo e che lei fosse un'autrice ancora giovane. Dal suo modo di raccontare, sembrava molto più adulta ed esperta.
Il romanzo ci viene narrato in prima persona dal punto di vista di Evie, e secondo me questo è un altro punto a suo favore. L'introspezione è molto importante, visto il tipo di storia che si sta raccontando: i motivi che hanno spinto Evie verso la setta sono molto più identificabili se possiamo leggere direttamente i suoi pensieri, le sue paure e le sue ansie.
Insomma, un prodotto molto buono che sa ben raccontare una storia difficile.
E allora che cosa esattamente non mi ha convinta?
Il problema principale è stato dopo aver terminato il libro. Mi sono chiesta: è tutto qui? Non c'è altro?
E non mi riferivo certo al finale in sé, quanto al fatto che mi sarei aspettata un approfondimento maggiore focalizzato sulla setta, sulle contorte dinamiche che legavano i vari personaggi, sui loro oscuri fini.
Il romanzo invece si concentra molto di più su Evie, su ciò che sta passando, sui demoni da cui cerca di fuggire.
Forse l'intenzione dell'autrice non era quella di raccontare la storia della setta quanto appunto quella di Evie, però dopo aver terminato la lettura mi è sembrato quasi come se avessi dato un morso a un dolce buonissimo senza avere l'opportunità di poter mangiare il resto.
Forse erano le mie aspettative ad essere diverse da ciò che poi ho trovato sulla carta.
Ciononostante non posso che ammirare la bravura della scrittrice, parlando obiettivamente.
Lo consiglio?
Sicuro, è comunque un'ottima lettura e potreste recepire cose diverse da quelle che ho recepito io.
Sarei molto curiosa di sapere, infatti, se ha dato anche a voi la stessa sensazione che ha dato a me oppure l'avete trovato perfetto così.
Sono curiosa, fatemelo sapere con un commento qui sotto!

Alla prossima recensione




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