Le assaggiatrici di Rosella Postorino




La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. "Da anni avevamo fame e paura", dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l'autunno del '43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: "Mangiate", davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un'ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato. Nell'ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s'intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del '44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti - come una sorta di divinità che non compare mai - incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.


Avevo sentito parlare parecchio di questo romanzo, così quando per sbaglio mi è arrivato a casa al posto di un altro ordine ho deciso comunque di tenerlo. Ero incuriosita dalla trama, dal tema particolare di cui trattava.
Nel frattempo, l'autrice ha anche vinto il Premio Campiello 2018, aumentando ancora di più la mia curiosità su questo romanzo.
Così mi sono decisa, l'ho preso e ho iniziato a leggerlo.
Devo dire che, nonostante sia un romanzo ambientato alla fine della seconda guerra mondiale in piena Germania nazista, la lettura è stata davvero scorrevole.
Ho sempre fatto fatica a leggere/guardare opere ambientate in guerra, perché sono facilmente impressionabile e a volte mi capita anche di star male fisicamente, soprattutto pensando che molte delle storie raccontate sono vere.
Non che Le Assaggiatrici sia un libro che affronta il periodo storico alla leggera, tutt'altro.
Anzi, affronta la questione a tutto tondo, senza nascondere nulla.
No, il motivo per cui è stato più facile leggerlo è che mancava quella parte più cruda, la descrizione diretta degli orrori che accadono solitamente in questi tipi di storie.
E non è un male: Le Assaggiatrici si concentra su un punto di vista diverso, affronta delle storie diverse da quelle che ci si può aspettare.
Mostra come la guerra cambi la vita anche a chi resta, a chi si sente al sicuro perché vive lontano dalle grandi città, lontano dai bombardamenti.
Mostra in maniera chiara e limpida come non bastasse essere tedeschi, non essere ebrei, per sopravvivere.
Il romanzo in sé non è molto lungo, e come dicevo si legge velocemente. La storia è incentrata quasi esclusivamente su Rosa. È lei che ci racconta la sua vicenda, tutto ciò che leggiamo è visto attraverso i suoi occhi.
Il lettore impara presto a simpatizzare per questa donna, che sta aspettando il ritorno del marito dal fronte e vive con i suoceri.
Quando vengono ad affidarle l'incarico di assaggiare il cibo di Hitler, non c'è scelta. Non è un lavoro che qualcuno si può permettere di rifiutare.
Lì per lì, queste donne, provate dalla mancanza di cibo dovuta alla Guerra, mangiano di buon grado tutto il ben di Dio che mettono loro davanti, salvo poi ricordarsi che potrebbe essere avvelenato.
Questa è una perfetta metafora del periodo storico in cui è ambientata la vicenda. Dove ogni cosa minimamente positiva veniva accolta con gioia da chiunque, salvo poi ricordare che niente era regalato e che tutto veniva pagato a caro prezzo.
Questo romanzo mi ha dato tantissimo materiale su cui riflettere e lo consiglio vivamente a tutti. Ovviamente, il voto è il massimo.
Se anche voi l'avete letto, fatemi sapere cosa ne avete pensato!

Alla prossima recensione.




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